Venerdì 15 gennaio sono circolate sui media italiani due bufale sulla marijuana, in particolare sull’uso terapeutico dei derivati della cannabis.
Bufala #1: la cannabis che uccide
La prima, grossolana e riferita solo dalla stampa on line italiana con toni a dir poco terroristici, è riferita ai 6 pazienti francesi ricoverati in condizioni gravissime a Rennes dopo aver assunto una molecola sperimentale che agisce sui recettori endo-cannabinoidi.
Dalle prime indiscrezioni apparse sulla stampa francese pareva in effetti essere coinvolta la cannabis, anche se la notizia ha fin da subito destato stupore fra addetti ai lavori e studiosi e scienziati che conoscono gli effetti dei cannabinoidi, testati durante millenni di utilizzo. In Italia i giornalisti, completamente offuscati dal richiamo droga-morte e ingolositi dalla contemporaneità della discussione governativa sulla depenalizzazione di alcune condotte relative alla coltivazione di cannabis terapeutica, si sono immediatamente lanciati sulla notizia, sino a spingere l’Huffington Post a titolare “Cannabis letale”. Ovviamente non si trattatava di cannabis o suoi derivati, come ha autorevolmente smentito lo stesso Ministro della Salute Francese Marisol Tourain nel pomeriggio di ieri, bensì parrebbe trattarsi di un composto sintetico che interagisce con i recettori endo-cannabinoidi, come riportato dalla stampa svizzera. Esemplare ancora una volta dell’italian style in fatto di informazione che sul sito dell’Huffington Post Italia resti tuttora il titolo “Francia, testa farmaco analgesico a base di cannabis e muore”, nonostante sia stato corretto il testo dell’articolo a seguito della smentita.
AGGIORNAMENTO. Ecco la molecola che ha causato i ricoveri in Francia: BIA 10-2474, 4-[3-(carbamoylamino)phenyl]-N-cyclopentyl-N-methylimidazole-1-carboxamide, che nulla c’entra con la cannabis se non perchè interviente sugli stessi recettori, i cosiddetti endo-cannabinoidi (via Wikipedia).
Bufala #2: depenalizzata la coltivazione di marijuana terapeutica
L’altra bufala, altrettanto grossolana ma più propagandistica, è la notizia della depenalizzazione della coltivazione di marijuana ad uso terapeutico approvata ieri dal governo. Ovvero, tecnicamente è corretto, nel senso che il governo ha effettivamente depenalizzato le condotte in violazione delle autorizzazioni per la coltivazione della cannabis a fini terapeutici. Peccato che queste si contino sulle dita di una mano, letteralmente. Per chiarire, attualmente in Italia non esiste alcun paziente autorizzato a coltivarsi la pianta di marijuana per ricavarsi il proprio medicinale: esistono invece alcuni soggetti autorizzati a coltivarla per studio, sperimentazione e solo recentemente produzione, come il CRA di Rovigo o appunto da pochi mesi l’Istituto Farmaceutico Militare di Firenze. Di questo provvedimento parleremo meglio quando avremo il testo ufficiale, visto che peraltro non se ne fa menzione sul sito del Governo
La coltivazione di marijuana resta reato
Nel frattempo, non pensate di potervi coltivare marijuana liberamente sul balcone per curarvi: la condotta della coltivazione, al di fuori dei casi autorizzati (che come detto sono limitatissimi) rimane un reato penale, nonostante una giurisprudenza negli anno ondivaga, almeno sino a quando la Corte Costituzionale non interverrà sulla questione di legittimità costituzionale che sarà posta alla sua attenzione nelle prossime settimane.
La nota surreale
L’effetto più surreale della scorpacciata di bufale di ieri è però l’articolo pubblicato dal sito dell’Unità. In un crescendo complottista (a partire dal “è solo un caso?“, in perfetto grillostyle) si collega l’uscita della notizia con l’approdo in Consiglio dei Ministri del citato provvedimento di depenalizzazione, chiudendo con un laconico “ignoranza o malafede?”.
Far passare il Governo Renzi come l’oggetto di complotti mediatici per sabotare il suo impegno politico verso una nuova regolamentazione della cannabis e delle droghe è un altro effetto del grande abbaglio collettivo che ha colpito il nostro paese da ormai troppi anni. Non che non manchino i sabotaggi, naturalmente, ma è l’impegno politico che sinceramente sinora non sembra proprio esserci stato…