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La rubrica sulla Cannabis Terapeutica di Fuoriluogo.it

Numero 9 – Novembre 2018
Supplemento mensile alla newsletter di Fuoriluogo.it – Droghe e Diritti
A cura di Francesco Crestani, Associazione Cannabis Terapeutica
Ogni quarto lunedì del mese nella vostra mail

Sicurezza e tollerabilità del cannabidiolo

In una ricerca su volontari adulti, in doppio cieco contro placebo, si è voluto studiare la sicurezza e la tollerabilità di varie dosi di CBD (fino a seimila mg al giorno). La conclusione è che il farmaco è generalmente ben tollerato, vi erano alcuni effetti collaterali, ma di modica entità, nessuno grave. Si è studiato anche l’effetto del cibo sulla farmacocinetica, e si è visto che un pasto grasso aumenta la concentrazione nel plasma. I risultati inoltre fanno propendere per una somministrazione due volte al giorno.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/?term=taylor+gidal

Sicurezza, tollerabilità ed efficacia del Cannabidiolo nell’epilessia infantile

Questo studio invece è stato fatto su ventisei bambini affetti da epilessia refrattaria. Dopo quattro anni di terapia, il CBD risultava efficace nel 26,9% dei malati, peraltro appunto che non avevano risposto a nessuna terapia precedente.Tre pazienti non avevano più crisi.Il CBD era tollerato nel 20% circa dei pazienti, ma 80,8% avevano avuto effetti collaterali, che erano considerati seri nel 23,1% dei casi. ERa frequente la riduzione dell’appetito e la diarrea con perdita di peso, che si evidenziava solo nel lungo termine.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/30460546

Cannabidiolo nell’epilessia: metanalisi

Se mai ce ne fosse stato bisogno, una ulteriore revisione sistematica e metanalisi, in questo caso condotta da autori italiani, conclude che l’aggiunta di CBD nei pazienti con epilessia farmaco-resistente tipo Lennox-Gastaut e Dravet  è associata a una riduzione della frequenza di crisi convulsive  (e una maggior frequenza di effetti collaterali rispetto al placebo).
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/30390221

Effetti acuti ed astinenza

In un sondaggio su 2905 utilizzatori di cannabis riguardante gli effetti acuti e i sintomi di astinenza, le risposte erano diverse a seconda dell’uso che se faceva. Chi la usava per fini terapeutici aveva meno effetti acuti negativi rispetto a chi la usava per fini ludici, ma aveva più sintomi indesiderabili di astinenza forse a causa, concludono i ricercatori, del fatto che gli utilizzatori di tipo medico beneficiano di più delle proprietà terapeutiche della pianta.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/30383388

Autismo

In Israele sessanta bambini affetti da autismo sono stati trattati con cannabis ricca in CBD. In particolare si trattava di cannabis con rapporto di CBD:THC di 20:1, dissolta in olio. Veniva somministrata due o tre volte al giorno fino a un massimo di 10 mg/kg/dì. Il comportamento era migliorato o molto migliorato nel 61% dei pazienti, l’ansietà nel 39% e i problemi comunicativi nel 47%. Questo studio preliminare supporta la fattibilità di trial clinici contro placebo che gli stessi autori hanno iniziato su altri centocinquanta bambini.

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/30382443

Legalizzazione della cannabis e uso di oppiacei.

La cannabis a uso ricreazionale è stata legalizzata in otto stati del USA, più il distretto di Colombia (al momento della pubblicazione dello studio). La legalizzazione non ha aumentato la prescrizione di oppiacei, mentre invece può aver ridotto il consumo di oppiacei perlomeno in alcuni stati.

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/30390550

Lombalgia nella fibromialgia

L’aggiunta di cannabis alla normale terapia del dolore lombare che si ha in corso di fibromialgia migliora i sintomi. Questo il risultato di uno studio osservazionale su trentuno pazienti israeliani. Essi venivano trattati per tre mesi con duloxetina (un antidepressivo) e ossicodone (un oppiaceo); successivamente veniva somministrata la cannabis (con rapporto THC:CBD di 1:4); il THC era meno del 5%, e la dose era di venti grammi al mese, fumata o vaporizzata. Dopo altri tre mesi c’era la possibilità di aumentare a trenta grammi al mese. Mentre nei primi tre mesi, con la terapia standard, vi erano miglioramenti minimi, l’aggiunta di cannabis dava grandi miglioramenti sui vari parametri (Questionario di impatto della fibromialgia, scala visuale del dolore, indice di disabilità Owestry e grado di motilità lombare). Inoltre i miglioramenti si mantenevano a sei mesi. Gli effetti collaterali durante la terapia standard da sola (antidepressivo più oppiaceo) erano: depressione (2 pazienti), perdita di appetito (8), emorroidi (4), stitichezza (15), sentirsi come uno “zombie” (5). Gli effetti collaterali durante la terapia con cannabis erano aumento dell’appetito (5), mal di gola (3) e arrossamento degli occhi (28).

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/30418116

Ansia e chemiotipo di cannabis

Questo studio è uno dei primi che cerca di mettere in rapporto un tipo di patologia con il contenuto di cannabinoidi e terpeni di specifici “strain”. Gli autori hanno preso come disturbo da studiare l’ansia, visto che è uno dei sintomi per i quali viene utilizzata più frequentemente la cannabis nel Nord America. 442 partecipanti hanno risposto a un sondaggio, tutti assumevano differenti tipologie di cannabis, ma tutte di produzione da un’unica azienda di cannabis medica (25 varietà di pianta). Questo perchè. come riferiscono gli autori, vi sono produttori (in America) che vendono piante con lo stesso nome di strain, che in realtà sono chimicamente differenti. I soggetti dovevano rispondere su quale strain di cannabis era più efficace in una scala da zero a dieci. I quattro strain considerati più efficaci erano Bubba Kush, Skywalker OG Kush, Blueberry Lambsbread e Kosher Kush (tre sono originari, come dice il nome, dalle montagne asiatiche del Kush). I quattro strain meno efficaci erano Chocolope, Blueberry Lambsbread (vd dopo), CBD Shark e Tangerine Dream, Erano comunque pochi quelli che rispondevano alla domanda “qual è il meno efficace”, a riprova dell’efficacia in generale della pianta. Negli strain più efficaci il terpene più rappresentato era il trans-nerolidolo, il terpene più abbondante nello strain meno efficace era il mircene. Il guaiolo era presente in tre dei tipi più efficaci e in nessuno degli inefficaci. Il THC era correlato all’attività ansiolitica, mentre il CBD dimostrava una correlazione con ridotta attività ansiolitica, ma non a livelli di significatività. Il fatto che un tipo (Blueberry Lambspread) era tra i quattro più efficaci e anche tra quelli meno efficaci potrebbe essere il risultato di differenti sintomi richiedenti differenti interventi farmacologici o potrebbe derivare da differenze nelle vie biochimiche dei pazienti. Ciò suggerisce che l’approccio “una taglia unica va bene per tutti” non sia l’approccio adatto per l’ansia. Il futuro della cannabis medica, suggeriscono sempre gli autori, potrebbe essere quello della personalizzazione, laddove una specifica formulazione di cannabis sarebbe creata in base alla particolare eziologia e biochimica di ogni paziente.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/30405331