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Leopoldo Grosso, vicepresidente del Gruppo Abele, nella giornata finale di “Strada facendo 3” è intervenuto riportando i risultati dei gruppi di lavoro del convegno. Rilanciando le proposte raccolte durante il Convegno di Strada Facendo 3 sul tema “sicurezza delle città”, ha ricordato come la sicurezza sia un diritto irrinunciabile, che però va garantito «insieme e non al posto degli altri diritti». Grosso sostiene il netto rifiuto a politiche meramente repressive che colpiscono i più deboli, inducono al sommerso e favoriscono in realtà maggiore insicurezza. Per il governo delle città occorre integrare politiche di controllo e politiche di inclusione. Laddove si attivano tavoli sulla sicurezza in cui sono presenti anche i servizi sociali e sanitari si riesce a rispondere diversamente al problema delle marginalità “invadenti”: venditori abusivi, lavavetri, mendicanti.

«Va mantenuta una corretta scelta delle priorità in tema di politiche per la sicurezza», ha poi affermato Grosso. Al primo posto ci deve essere l’azione di contrasto alle mafie, non il lavavetri o l’ambulante. Nel nostro Paese si sta rovesciando la gerarchia nella gravità dei reati e delle corrispettive pene. E ci si allontana da ogni idea di diritto penale minimo, vale a dire l’uso del carcere solo quando necessario.

Le politiche sociali devono diventare più ambiziose, il welfare non è una spesa improduttiva, ma è condizione di sviluppo e di sicurezza. Conclude poi Leopoldo Grosso rivolgendosi ai ministri Turco e Ferrero e agli amministratori locali presenti in aula Grosso ha ribadito la necessità di ridurre le spese militari a favore delle spese sociali. I diritti sociali, ha concluso, devono essere esigibili sull’intero territorio nazionale. È inammissibile che la spesa sociale pro capite in Emilia sia cinque volte quella Calabria.

In conclusione dei lavori di “Strada Facendo 3”, i 1500 operatori sociali intervenuti hanno infine approvato la seguente mozione letta da don Luigi Ciotti in presenza dei ministri Turco e Ferrero, in vista della imminente discussione del “pacchetto sicurezza”:

“Alla povertà, ai disagi urbani e sociali, al mondo dell?emarginazione e dell’esclusione, non si può rispondere con una cultura della sicurezza unicamente impostata sulla criminalizzazione della devianza e sull?allontanamento degli ultimi e dei “diversi”.
Il pacchetto sicurezza in discussione il prossimo 23 ottobre in Consiglio dei ministri, così come l’art.7 del disegno di legge sulla prostituzione, attualmente in discussione, ripropone la logica di questa deriva culturale sulle problematiche della sicurezza.
Il primo provvedimento criminalizza e propone pene severe, oltre che superiori di quelle previste per reati ben più gravi, per chi, spesso per esigenze di sopravvivenza, svolge attività sull’orlo della legalità.
Il secondo concede ai sindaci il potere discrezionale di vietare l’esercizio della prostituzione in strada, in alcune aree della città, rischiando così di spingere le vittime di tratta in luoghi ancora più nascosti ed irraggiungibili rendendole, di conseguenza, più esposte agli sfruttatori ed ai comportamenti violenti di cui spesso sono oggetto.
Una proposta, questa, che non tiene conto delle esperienze positive attuate da alcune municipalità che hanno sperimentato un diverso governo del territorio e che vanno in direzione opposta.
La sicurezza, per noi, rispetto a queste situazioni, si costruisce solo con servizi più diffusi, pratiche di cittadinanza e la costruzione di comunità più solidali e accoglienti.
Solo città più giuste sono città più sicure”.