Nell’anno 2000 un gruppo di persone di diversi paesi del sud dell’Europa si sono unite per dare impulso ad una dimensione latina della Riduzione del danno (Rdd), creando così la rete Clat (Conferenza Latina sulla riduzione dei danni correlati al consumo di droghe), con lo scopo di riunire gli specialisti e “attori” del settore e scambiare esperienze maturate nei paesi del sud Europa e dell’America Latina. Dopo le prime tre edizioni – Barcellona (2001), Perpignan (2003) e L’Hospitalet de Llobregat-Barcelona (2005) – arriva la 4ª edizione della Clat a Milano. Quest’anno la Clat vuole rappresentare un movimento di revisione concettuale e strategica. A nostro parere la riduzione del danno non va associata solo all’Hiv/Aids e alle droghe usate per via iniettiva: il suo vero potenziale si può esprimere anche oltre queste questioni. Diverse amministrazioni, a differenti livelli, continuano a creare e sostenere, con finanziamenti pubblici, servizi e programmi monotematici in risposta a problemi che causano allarme sociale, nell’assenza di politiche pubbliche adeguate, seguitando in questo processo a “compartimentare” i servizi, i progetti e anche gli individui che vi operano. Purtroppo i pianificatori e policy makers non ricevono una in/formazione adeguata ad affrontare le complessità delle proprie realtà, in quanto continuano a ripetere lo stesso tipo di azioni, spesso poste in essere dai loro predecessori.
La riduzione del danno ha dimostrato di saper offrire modelli che possono migliorare gli interventi anche di fronte a problemi complessi, con la sua capacità adattativa di incorporare metodologie e piani d’azione, facilitando il contatto prima di tutto con gli “irriducibili”, in base alle particolari specificità e differenze culturali e di scenario, in favore del cambiamento dei comportamenti.
Uno degli elementi centrali da riprendere, in questo senso, è la necessità di ri-orientare la riduzione del danno come modello adeguato ad affrontare fenomeni sociali; sono molti i fenomeni sociali del nostro tempo che possono essere affrontati nella prospettiva che la riduzione del danno suggerisce, come ad esempio le tematiche giovanili, la sessualità, le migrazioni, la violenza di genere, il gioco eccessivo e/o patologico…
In queste questioni si mescolano una molteplicità, e multi-complessità, di elementi, come le leggi, i piani d’azione e la loro valutazione, la cultura assistenziale, l’investigazione e la ricerca, i piani di formazione, la comunicazione (carta stampata, pubblicazioni, seminari, conferenze, etc.); mentre anche gli “orizzonti” degli interventi si moltiplicano a loro volta, con un progressivo allargarsi dello “spettro” d’azione: interventi di comunità, educazione e operatività “pari”, ragionamento sulla soglia di accessibilità al “sistema”, ecc.: è evidente che un tale sviluppo è impensabile senza una politica che gli dia sostegno e impulso.
Diventa necessario agire collaborando con altri e diversi attori: il mondo accademico (università, ricerca, formazione), i partiti politici e i relativi ambiti di formazione, l’iniziativa privata, la società civile, i gruppi di interesse, i movimenti, le amministrazioni, ognuno nel rispetto delle diverse territorialità e dei differenti contesti.
*Comitato promotore Clat4, Grup Igia, Barcellona