Quando viene a mancare il riferimento a Dio, "allora l’uomo deve cercare di superare da se’ i confini del mondo, di aprire davanti a se’ lo spazio sconfinato per il quale e’ stato creato". E, ha detto oggi Benedetto XVI, "allora, la droga diventa per lui quasi una necessita’. Ma ben presto scopre che questa e’ una sconfinatezza illusoria: una beffa, si potrebbe dire, che il diavolo fa all’uomo". Nel discorso alla Curia Romana, riunita per lo scambio degli auguri natalizi, il Pontefice ha ripercorso i due grandi viaggi internazionali compiuti quest’anno, "la meravigliosa visita in Austria" e soprattutti quello che in Brasile lo ha portato anche in una comunita’ per il recupero dei tossicodipendenti, la Fazenda da Esperanca, dove, ha assicurato, "i confini del mondo vengono veramente superati, si apre lo sguardo verso Dio, verso l’ampiezza della nostra vita, e cosi’ avviene un risanamento".
Riguardo al viaggio in Brasile, il Papa ha sottolineato anche la partecipazione massiccia dei cattolici locali agli incontri. "Esistono – ha rilevato – manifestazioni di massa che hanno solo l’effetto di un’autoaffermazione; in esse ci si lascia travolgere dall’ebbrezza del ritmo e dei suoni, finendo per trarre gioia soltanto da se stessi. Li’ invece ci si apri’ proprio l’animo; la profonda comunione che in quella sera si instauro’ spontaneamente tra di noi, nell’essere gli uni con gli altri, porto’ con se’ un essere gli uni per gli altri. Non fu una fuga davanti alla vita quotidiana, ma si trasformo’ nella forza di accettare la vita in modo nuovo".
Quello alla Curia, dunque, e’ stato quest’anno un discorso ottimista, dal quale sono state escluse questioni spinose come il "motu proprio" che ha liberalizzato la messa in latino con l’antico messale. Ma, e’ stato anche un discorso fortemente identitario, con il richiamo al dovere di annunciare il Vangelo, che non deve essere sacrificato al dialogo interreligioso, neppure a quello con l’Islam che puo’ tanto contribuire alla pace. Il bilancio e’ positivo, ma, ha ammonito, "non bisogna illudersi: non sono piccoli i problemi che pone il secolarismo". In proposito ha parlato di "pressione delle presunzioni ideologiche" da esso alimentata con "la pretesa esclusiva alla razionalita’ definitiva". "Noi conosciamo la fatica della lotta che in questo tempo ci e’ imposta. Ma sappiamo anche che il Signore mantiene la sua promessa".
Riguardo al viaggio in Brasile, il Papa ha sottolineato anche la partecipazione massiccia dei cattolici locali agli incontri. "Esistono – ha rilevato – manifestazioni di massa che hanno solo l’effetto di un’autoaffermazione; in esse ci si lascia travolgere dall’ebbrezza del ritmo e dei suoni, finendo per trarre gioia soltanto da se stessi. Li’ invece ci si apri’ proprio l’animo; la profonda comunione che in quella sera si instauro’ spontaneamente tra di noi, nell’essere gli uni con gli altri, porto’ con se’ un essere gli uni per gli altri. Non fu una fuga davanti alla vita quotidiana, ma si trasformo’ nella forza di accettare la vita in modo nuovo".
Quello alla Curia, dunque, e’ stato quest’anno un discorso ottimista, dal quale sono state escluse questioni spinose come il "motu proprio" che ha liberalizzato la messa in latino con l’antico messale. Ma, e’ stato anche un discorso fortemente identitario, con il richiamo al dovere di annunciare il Vangelo, che non deve essere sacrificato al dialogo interreligioso, neppure a quello con l’Islam che puo’ tanto contribuire alla pace. Il bilancio e’ positivo, ma, ha ammonito, "non bisogna illudersi: non sono piccoli i problemi che pone il secolarismo". In proposito ha parlato di "pressione delle presunzioni ideologiche" da esso alimentata con "la pretesa esclusiva alla razionalita’ definitiva". "Noi conosciamo la fatica della lotta che in questo tempo ci e’ imposta. Ma sappiamo anche che il Signore mantiene la sua promessa".