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È bastato l’annuncio del consiglio comunale di Torino sull’eventualità di aprire delle “stanze del consumo” perchè si scatenassero polemiche furiose. È intervenuto anche Antonio Costa, direttore dell’agenzia Onu per la lotta alla droga (Unodc), per ricordare a Chiamparino che le “narcosale” sarebbero inefficaci e in contrasto con le convenzioni internazionali. La ministra Livia Turco, dal canto suo, prima si dichiara a favore della sperimentazione, poi fa un passo avanti e due indietro: le sale del consumo sono incompatibili con l’attuale legislazione, dovremmo puntare sulla «somministrazione controllata di eroina» ma per farlo ci vuole uno studio dell’Istituto superiore di sanità, quindi occorre tempo… Negli stessi giorni, cinquecento operatori provenienti da oltre venti Paesi europei e dell’America latina partecipavano a Milano alla Quarta Conferenza latina sulla riduzione del danno (Clat). Sono stati presentati i risultati delle stanze del consumo, dei trattamenti con eroina, del test rapido sulle sostanze. Il giurista Franco Maisto ha spiegato come queste pratiche siano compatibili con le convenzioni internazionali e con la legge italiana: è solo una questione di volontà politica.
Le strategie di riduzione del danno come parte integrante delle politiche sociali: questo il tema al centro dei lavori. Quindi non solo strumenti per contrastare i danni derivanti dall’intreccio tra abuso di sostanze e proibizionismo ma un’ipotesi, non neutrale, di politica sociale. Oltre ai campi delle droghe e della prostituzione sono stati presentati progetti sul gioco d’azzardo e sulle bande giovanili. Anche qui offrire un’alternativa alla repressione significa ridurre i danni individuali e sociali e lavorare per una società includente e una democrazia consapevole della presenza di diversità incomprimibili. Un terreno innovativo di confronto è stato la riduzione dei danni sul lato dell’offerta, ad esempio permettendo la produzione e il commercio di prodotti a base di foglia di coca. Questi e tanti altri gli stimoli emersi dalla Clat (gli atti del convegno saranno disponibili a breve). Tra qualche settimana saranno messe in rete le conclusioni dei gruppi di lavoro e una prima proposta della “Carta di Milano” che sarà dibattuta on line prima di giungere alla sua stesura definitiva.
La Carta costituirà un contributo per le mobilitazioni globali verso la conferenza dell’Unodc che a Vienna, nel marzo 2009, dovrà analizzare il fallimento dei dieci anni di gestione Arlacchi e Costa e definire l’orientamento futuro. Ma la necessità di un rilancio del movimento contro il proibizionismo riguarda anche l’Italia: ancora di più oggi, quando è evidente che una modifica radicale della legge sulle droghe non è all’ordine del giorno a causa delle contraddizioni interne al governo. Come per altro ammesso esplicitamente dal Ministro della Solidarietà sociale nel suo intervento alla Clat.
Un movimento che voglia essere efficace non può prescindere da una presenza significativa degli operatori del servizio pubblico, presenza che, alla conferenza di Milano, è stata inferiore alle aspettative. L’impressione è che, al di là di motivi contingenti, nei servizi pubblici, forse più ancora che nelle associazioni, pesi la delusione per una situazione che non solo appare sempre più bloccata, ma che, in diverse regioni, come ad esempio la Lombardia, sembra arretrare di anno in anno: i progetti di riduzione del danno vengono tagliati e i Sert ridotti ai minimi termini.
Ma arrendersi in questo caso significa assistere impotenti ad ulteriori drammi sociali. E qualunque strategia innovativa in Italia non può prescindere, per qualità e presenza sul territorio, dal contributo degli operatori dei Sert.