In Spagna, a seguito dei recenti attentato di Barcellona e Cambrils, è iniziata una campagna per il boicottaggio dell’Hashish proveniente dall’Africa, in particolare dal vicino Marocco, perchè finanzierebbe in qualche modo il terrorismo jihadista. L’associazione spagnola Assonabis in un comunicato, ha contestato in un comunicato nel merito questa scelta che “troppi movimenti stanno diffondendo senza segno di spirito critico“.
Per gli attivisti di Assonabis è “una campagna pericolosa, irresponsabile, criminalizzante verso un popolo intero, molto debole nelle sue argomentazioni e sì, un po’ cinica, al di là delle intenzioni dei promotori.” Questo soprattutto in un “momento storico straordinariamente teso e in un clima caratterizzato dal ritorno della “caccia al moro” e da una islamofobia crescente“. Secondo l’associazione una campagna come questa può infatti dare sponda alla diffusione anche nel mondo antiproibizionista ai veleni razzisti che sembrano ritornare nella società spagnola, anche a seguito di questi atti di terrorismo.
A questo aggiungono la considerazione che “migliaia di umili famiglie e di bambini delle zonde dell’Altorif del Ketama e del Sanhaja sopravvivono grazie alla coltura tradizionale del Kif ed all’esportazione dell’hashish che viene estratto dalla pianta“. Boicottaggio significherebbe mettere in ulteriore difficoltà un’intera popolazione che dipende dalla coltura della cannabis.
Del resto prosegue il comunicato, al di là delle buone intenzioni dei promotori “in un momento così difficile e duro è necessario reagire con serenità e “mente fredda” e non certo criminalizzare il popolo amazigh, che non ha nulla a che fare con il terrorismo jihadista. E’ un errore tremendo ed è la risposta peggiore che possa dare il movimento canapista, a sua volta perseguitato e stigmatizzato.”
E infine ecco un richiamo all’esperienza del proibizionismo italiano, quando il Dipartimento antidroga di Serpelloni lanciò la campagna che chiedeva di non consumare droghe per non finanziare la mafia. Per Assonabis “questa campagna sembra cadere nello stesso assurdo concettuale“. Il comunicato si conclude con un appello a riconsiderare la campagna, rilevando come “l’unica soluzione al contrabbando e le possibili derive del mercato nero è la legalizzazione integrale e internazionale della cannabis e dei suoi derivati.“