Fatto il capo, si apre la partita sulla nomina del numero due di Ettore Ferrara, il 55enne giudice napoletano, ormai ex capo di gabinetto del ministro della Giustizia Clemente Mastella (carica che ricopriva dal 31 maggio scorso), che in questi giorni prenderà posto sulla poltrona di comando dell’amministrazione penitenziaria. Ferrara ha bruciato sul filo di lana i favoriti dell’ultima ora: Paolo Mancuso, Giovanni Tamburino e Giuseppe Ayala.
Una débâcle collettiva determinata da una serie infinita di veti e controveti (soprattutto interni alla maggioranza) che hanno spinto Mastella a una scelta autonoma. Noti gli orientamenti politici di Ferrara fortemente ancorati al centro. In magistratura dal 1974, componente del Csm fra il 1998 e il 2002, è un uomo di punta di Unicost, la corrente moderata e maggioritaria fra le toghe. Il qualificato curriculum del civilista Ferrara è però totalmente digiuno di carcere.
“Ma con questa scelta si inverte la tendenza a nominare in Largo Daga un pm”, nota il presidente dell’associazione Antigone, Patrizio Gonnella. Insomma, Ferrara non dovrebbe proprio caratterizzarsi come un giustizialista. Un’impressione confermata dai rumors dei corridoi del Palazzo di giustizia napoletano, che descrivono “un giudice storicamente molto vicino agli avvocati “Di lui si dice anche che non ami tornare troppo tardi a casa la sera. Ma che, comunque, non sia uno yesman. In passato qualche screzio con Mastella c’è stato. E neanche così tenero. Per governare i 207 penitenziari italiani, i quasi 40mila detenuti e gli oltre 42mila agenti, Ferrara però avrà bisogno di una squadra affiatata. A maggior ragione per la sua poca familiarità con i meccanismi del sistema carcerario. Sarà quindi decisiva la scelta del vice.
Considerando poco probabile la conferma dell’attuale incaricato Emilio Di Somma, rimangono in pista due nomi forti: Sebastiano Ardita e Francesco Maisto. Il primo, attuale responsabile della Direzione generale detenuti e trattamento, si porta dietro la zavorra della sua vicinanza agli ambienti di An, che lo rendono indigesto a buona parte della maggioranza, anche se al ministero la sua professionalità sembra godere di buon apprezzamento. Quanto a Maisto, sostituto procuratore a Milano, uno dei più apprezzati esperti di carcere in Italia, è il nome più gradito al mondo degli operatori e del volontariato e a parte della maggioranza (sottosegretario Manconi incluso).