La XVII legislatura si è chiusa senza l’approvazione della legge sulla legalizzazione della cannabis, neppure nella versione limitata alla sola cannabis terapeutica. E il governo in uscita non si farà rimpiangere da nessuno: è l’ennesimo esecutivo che non ha messo in agenda la riforma del Testo Unico 309/90, nonostante la cancellazione della legge Fini Giovanardi nel 2014 da parte della Corte Costituzionale avesse aperto la via, e vi fosse in Parlamento un ampio schieramento riformista; non ha convocato la Conferenza nazionale, che delle riforme di norme e servizi dovrebbe essere il luogo deputato (e trasparente); non ha elaborato un Piano d’azione nazionale, che è fermo all’impianto superato e iperproibizionista del 2010; non ha innovato servizi e interventi – nonostante la positiva introduzione della Riduzione del danno (RdD) nei LEA, Livelli essenziali di assistenza – che se non fosse per (molte, non tutte) le regioni e per la spinta di operatori e associazioni sarebbero al nulla; non ha promosso ricerca innovativa, tanto meno quella di valutazione dell’impatto delle politiche; non ha favorito la partecipazione della società civile ai processi decisionali, non rispettando le indicazioni comunitarie. Non ha nemmeno designato un qualche sottosegretario al tema, e lasciato il DPA, Dipartimento antidroga, senza un referente politico. Il 2018 riparte da qui.
C’è chi, di fatto, una agenda politica per il nuovo anno l’ha già scritta, preparando un terreno di iniziativa verso il governo che verrà: è il mondo della RdD – operatori del pubblico e del privato, associazioni del settore e dei diritti, ricercatori e consumatori – che a Napoli, nel novembre 2017, si sono dati appuntamento per la conferenza La Riduzione del Danno funziona. Facciamola funzionare!, organizzata da ITARDD, rete italiana della RdD e Progetto europeo Civil Society Involvement in Drug Policy (CSI-DP, csidp.eu). Una assemblea affollata, due giorni di lavori e una Dichiarazione di Napoli che rilancia i temi a cui una politica nazionale sulle droghe deve dare risposta (rdd.fuoriluogo.it).
L’agenda rilancia gli obiettivi che sono stati al centro della mobilitazione del movimento di riforma delle politiche sulle droghe dal 2014 ad oggi, dalle conferenze di Genova e di Milano e dal Cartello di Genova, e lo fa con la forza di una rinnovata alleanza tra competenze, approcci e interessi diversi, come forse solo l’ambito della RdD sa fare, da sempre terreno di intreccio fecondo tra gli sguardi delle politiche, delle pratiche, della ricerca e dei diritti. Al primo posto dell’agenda la riforma della legge in direzione di depenalizzazione delle condotte di consumo e di regolazione legale della canapa e, contestualmente, la redazione di un Piano nazionale coerente, basato su uno studio di impatto ed esito delle politiche fin qui adottate. Tutto questo in modo trasparente e partecipato, in sede di Conferenza nazionale e di confronto con operatori e società civile, senza dimenticare che di questa le persone che usano sostanze sono parte integrante. L’inclusione a pieno titolo della RdD nelle politiche nazionali, l’adozione di LEA adeguati e finanziati, la promozione di una ricerca mirata, oggi così carente. Senza tralasciare la richiesta di un chiaro posizionamento italiano a Vienna, nel 2019, quando in sede ONU si definiranno i nuovi orientamenti globali. Il governo, si chiede, si esprima in sintonia con la posizione aperta e riformista della EU, in discontinuità con la posizione italiana iperproibizionista espressa nel 2009 e in continuità con l’apertura mostrata a New York in occasione della Sessione speciale sulle droghe dell’Onu (Ungass) nel 2016.