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Dal 25 al 27 marzo scorso una delegazione dell’International Narcotics Control Board (l’organismo di controllo dell’ONU sulle droghe) è venuta in Olanda per ispezionare la fase preliminare della sperimentazione con eroina per tossicodipendenti, che comincerà a giugno ad Amsterdam e Rotterdam. Poco prima dell’arrivo dei membri della delegazione, abbiamo avuto notizia che la "Fondazione per la prevenzione della droga", un’organizzazione proibizionista, aveva già fissato un incontro con loro. Anche noi della "Fondazione olandese per la politica sulle droghe" abbiamo voluto fare altrettanto: per mostrare alla delegazione che in Olanda non ci sono solo voci critiche sul progetto di distribuzione di eroina; al contrario, questo riscuote il consenso di molte persone assolutamente rispettabili. I delegati dell’INCB erano tre: la professoressa Cortes, di Manila, esperta in tossicologia e farmacologia; Herbert Okun, diplomatico statunitense in pensione, già ambasciatore nella Germania dell’Est e poi all’ONU: fa parte dell’INCB dal 1992, ed è stato l’estensore del Rapporto sulle droghe per il 1997; Herbert Schaepe, cittadino tedesco che vive a Vienna, dove ha sede l’INCB (di cui è segretario). La nostra delegazione era composta da Jan van der Tas, diplomatico in pensione, già ambasciatore olandese in Germania, e da chi scrive; entrambi siamo membri della suddetta Fondazione olandese per la politica sulle droghe. Dopo un avvio amichevole, durante il quale abbiamo fornito informazioni sull’attività della nostra istituzione, Okun ci ha rassicurato sull’interesse dell’INCB per il nostro progetto di sperimentazione. Presto ci siamo accorti che Okun era la personalità "dominante" dei tre. La professoressa Cortes non ha quasi aperto bocca; perfino quando la discussione ha riguardato la metodologia della ricerca scientifica, il suo campo professionale specifico, e ci rivolgevamo direttamente a lei, era sempre Okun a rispondere in sua vece. Dal canto suo, Schaepe tentava di inserirsi con qualche commento, il più delle volte interrotto dal medesimo Okun. Stranamente, il tutto si svolgeva in un’atmosfera amichevole, almeno all’apparenza.

DOCUMENTI SCIENTIFICI CENSURATI
Abbiamo sostenuto di non comprendere la ragione per cui il rapporto INCB del 1997 si opponesse a nuove sperimentazioni con eroina, come quella olandese, mancando ancora una completa valutazione, "indipendente", dell’esperienza svizzera. Abbiamo volutamente sottolineato la parola "indipendente", poiché avevamo in mente esempi di rapporti scientifici censurati: come il rapporto sulla canapa dell’OMS (Organizzazione mondiale della Sanità), in cui, come si è saputo, sono state tagliate alcune parti, o lo studio sulla cocaina, che la stessa OMS tre anni fa ritirò dalla circolazione (la probabile ragione sta nelle conclusioni del rapporto, in cui si sosteneva che la maggior parte dei consumatori di cocaina impara a usarla in modo controllato, e che l’uso problematico di questa droga è soprattutto legato a condizioni di povertà e disoccupazione). Abbiamo spiegato che l’atteggiamento normale, nel campo della ricerca scientifica, è di plauso quando si registrino risultati significativi in qualche campo importante: si cerca allora di intensificare la ricerca su quella linea, cercando ovviamente di migliorare la metodologia. Per tutta risposta, i nostri interlocutori si sono dichiarati assolutamente d’accordo col disegno di ricerca olandese sull’eroina (il che però non appare affatto chiaramente dal testo del loro rapporto del 1997). A questo punto il loro portavoce ha detto di volerci parlare "in confidenza": affermando che il progetto svizzero non aveva affatto una validità scientifica, ma aveva solo un valore "dimostrativo" e che gli svizzeri avevano "barato" sui risultati.

NON BASTA LA RICERCA CLINICA
Abbiamo replicato di essere a conoscenza di differenze di opinione circa la metodologia di ricerca seguita dagli svizzeri, peraltro il disegno olandese è diverso. Tuttavia, riconosciamo che il progetto svizzero è un valido esempio di ricerca socio-medica, diverso ovviamente dalla ricerca puramente clinica, quale è necessaria quando si vuole, per esempio, stabilire l’efficacia di un nuovo farmaco. In una ricerca sulla distribuzione di sostanze illegali ci sono importanti aspetti sociali e culturali di cui bisogna tenere conto, e questo giustifica differenti disegni di ricerca. Okun, pur riconoscendo la gravità delle accuse da lui avanzate, ha insistito nei rilievi critici alla sperimentazione svizzera: per esempio, contestando che la definizione utilizzata "trovare un lavoro" non era attendibile; inoltre, a suo giudizio, molti dei partecipanti al programma non potevano dirsi pazienti, e alcuni non avevano mai assunto eroina. A suo dire, avrebbe potuto citare numerosi altri argomenti per dimostrare come il progetto svizzero fosse fraudolento. Queste affermazioni ci hanno lasciato decisamente allibiti. Abbiamo replicato di esser convinti che gli svizzeri abbiano svolto ricerche serie e approfondite, scientificamente valide. Avevamo, inoltre, appreso che la ricerca svizzera era stata ben accolta in sede di presentazione alla commissione preparatoria della speciale sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite sulla droga, che si terrà nel prossimo giugno. A tale rilievo, Okun ha risposto: "Era un’assise di diplomatici…", forse, intendendo con ciò che i diplomatici non hanno competenza. Per non rovinare subito l’atmosfera del nostro incontro, abbiamo preferito cambiare argomento. "Sappiamo che il vostro compito è di controllare l’applicazione della politica ONU, ma non potete rimanere indifferenti di fronte alle crescenti critiche. Ciò che volete combattere è, al contrario, agevolato dal proibizionismo. La "guerra alla droga" favorisce sia il mercato illegale che modalità pericolose di uso delle droghe stesse", abbiamo detto. La delegazione dell’INCB si è dichiarata disponibile a questa discussione, sostenendo che negli USA è diminuito il numero dei consumatori, negli ultimi anni. Abbiamo allora fatto notare che il costo sociale per ridurre i consumi "non-problematici" è enorme, mentre in compenso il numero degli assuntori problematici non è affatto diminuito. Dunque: qual è il vantaggio? Parlando della politica olandese sulla canapa, la delegazione ha sostenuto che negli Stati Uniti questo modello non risulta esportabile: sarebbe impossibile impedire il commercio libero e la pubblicità, e ciò creerebbe un enorme mercato della cannabis, mescolato al tabacco, rivolto ai giovani. Ci sarebbe una forte impennata della domanda, che forse in Olanda si potrebbe contenere, ma in altri Paesi, e sicuramente negli USA, tutto ciò si tradurrebbe in un disastro. Siamo rimasti di nuovo sorpresi: davvero non si potrebbe regolare il commercio e la pubblicità della canapa? E, poi, in Olanda negli ultimi venti anni l’uso della cannabis non è aumentato più che nei Paesi con politiche repressive. Il punto per noi non è di consigliare agli USA il sistema olandese, ma piuttosto il contrario: sono l’ONU e le convenzioni internazionali che vogliono proibirci di averne uno nostro. A questo proposito, ci hanno risposto che le convenzioni internazionali offrono più spazi di autonomia alle nazioni di quanto non si possa pensare. Non hanno però approfondito, consigliandoci di rileggere con più attenzione i trattati…

VERITÀ SCHIZOFRENICHE
Okun ha poi ricordato che il recente rapporto dell’OMS indica chiaramente che esiste una relazione causale fra il consumo di cannabis e la schizofrenia. Anche se non avevamo ancora letto quel rapporto, conoscevamo bene l’argomento, oggetto di ricerca anche in Olanda. Ma non c’è un nesso casuale provato, abbiamo replicato, tutt’al più solo un’associazione statistica. Ma Okun ha insistito, consigliandoci di leggere il rapporto OMS. In seguito l’ho fatto: vi si afferma che "non esiste certezza che l’associazione osservata fra l’uso di cannabis e la schizofrenia indichi una relazione causale. Ma anche se fosse provato, l’impatto sulla salute pubblica non andrebbe sopravvalutato, perché la schizofrenia colpisce circa l’1% della popolazione adulta, e l’uso di cannabis potrebbe spiegare meno del 10% dei casi di schizofrenia. Tuttavia, anche queste basse cifre sembrano improbabili, perché l’incidenza della schizofrenia è diminuita nello stesso periodo di tempo in cui è aumentato l’uso di cannabis fra gli adolescenti e i giovani". Rimangono perciò oscure le ripetute accuse di Okun sulla base di tale documento. L’incontro si è, comunque, concluso amichevolmente, auspicando ulteriori e più approfonditi dibattiti di questo genere!

* Psichiatra, Fondazione olandese per la politica sulla droga