Vengo da una terra, Ferrara, che nei primi anni del novecento era la seconda produttrice di canapa al mondo. Poi arrivarono prima le fibre artificiali e poco dopo il proibizionismo contro la marijuana. Oggi si è ritornati a fare ricerca sulla cannabis e le sue proprietà terapeutiche. E il suo uso medico sta tornando a diffondersi nel mondo.
Anche in Italia.
Da noi l’uso terapeutico è consentito sin dal 2007. E il Farmaceutico Militare di Firenze da un paio d’anni la produce.
Sono migliaia gli italiani che oggi si curano con la cannabis. O forse è meglio dire che vorrebbero. Ogni mese infatti sono costretti dalla miopia della burocrazia e dal silenzio della politica a peregrinare da una farmacia all’altra. Come se fossero alla ricerca del pusher e non alla ricerca di un medicinale a cui hanno diritto.
La medicina manca perché in Italia, con una richiesta che raddoppia ogni anno, ne produciamo ancora troppo poca, e perché si sono posti limiti irrealistici all’importazione.
Nel 2017 i 200 kg importabili dall’Olanda e le prime poche decine di chili di Firenze sono finiti a giugno. Nel 2018 non basteranno né quelli olandesi, né quelli che arriveranno dal Canada, né quelli che saranno prodotti, chissà quando, dai militari a Firenze. 500 kg a fronte di un fabbisogno stimabile al doppio.
Provate a immaginare cosa sarebbe per voi, con una bronchite che non passa, andare in farmacia a chiedere l’antibiotico che il vostro medico vi ha prescritto, e ricevere la risposta:
non è arrivato, forse fra due settimane
Eppure non stiamo parlando di un banale raffreddore. Parliamo di persone affette da malattie come la Sclerosi Multipla, l’epilessia (e fra queste molti bambini) o in terapia per combattere un tumore.
Per loro non è garantito il Diritto costituzionale alla salute. La continuità terapeutica è messa a rischio ogni mese: sono moltissimi a soffrirne, alcuni hanno rischiato anche la vita.
Come Elisabetta, che ha visto aggravarsi la sua condizione proprio a causa della mancanza della terapia: così hanno scritto i medici. Poche settimane dopo è finita in terapia intensiva.
O come Serena e Mattia, che grazie alla cannabis stanno meglio, ma a cui viene negata la possibilità di curarsi perchè il medicinale. La frustrazione dei loro genitori fa impallidire le nottate insonni passate da tanti altri genitori con la tachipirina in mano per dare sollievo al proprio bimbo con l’influenza. Perchè per loro la terapia ci sarebbe, ma a differenza della tachipirina, non si trova in farmacia.
Ieri sera Nemo – Nessuno escluso in chiusura di puntata (da 1h56m30s) ha raccontato i loro drammi, insieme ad Andrea Trisciuoglio che da anni è in prima fila per i diritti dei malati.
Rivedendo le loro storie non resta che richiamare l’appello che pochi mesi fa le associazioni hanno lanciato al governo: vanno superati i limiti all’importazione, irreali e insensati e va consentito il prima possibile a soggetti esterni la coltivazione. Perché in Italia abbiamo la tradizione e le competenze per farlo bene e meglio di olandesi o canadesi. Vanno avviati nuovi studi sulle proprietà terapeutiche, con trial clinici sul suo impiego anche per nuove, promettenti, strade. Dobbiamo superare i preconcetti sulla pianta e lo stigma su chi la usa per curarsi con corsi di formazione, a cominciare dalla sanità pubblica. E infine smettere di perseguire inutilmente, con scarso senso umanitario, i malati che in questa situazione scelgono la strada dell’auto-coltivazione invece che rivolgersi al mercato illegale.
Tutte cose che si possono e si devono fare oggi. Perché i pazienti non hanno tempo.