Dal nostro corrispondente a L’AJA – Lo avevano inserito nel programma di governo e nonostante in tema di diritti civili sia piuttosto difficile far quadrare i conti tra due alleati liberali e due cristiani, pare abbiano tutti trovato la quadratura del cerchio: l’Olanda, entro l’estate, potrebbe varare la prima disciplina europea -la seconda mondiale- che legalizza cannabis e derivati, chiudendo dopo 43 anni il controverso esperimento di tolleranza che nel bene e nel male rimane un pioneristico esempio di normalizzazione del consumo di droghe.
Al momento non sono noti i dettagli ma stando alle indiscrezioni del quotidiano olandese Volkskrant che avrebbe visionato la bozza, il governo Rutte III intende disegnare un quadro normativo per la coltivazione, all’interno del quale le municipalità potranno muoversi con molta autonomia.
Sono una decina i “gemeenten” (comuni) interessati a partecipare alla spermentazione, tra i quali Amsterdam, Rotterdam ed Eindhoven e anzi la proposta è stata fortemente voluta dai liberal-progressisti del D66 che hanno cercato di venire incontro alle pressanti richieste dei sindaci, soprattutto quelli del sud del paese, che chiedono a gran voce una soluzione ai problemi causati dalle serre clandestine e ai regolamenti di conti tra narcotrafficanti.
Stando a quanto è trapelato, le città dovranno bandire un numero stabilito di licenze e i coltivatori verranno scelti dopo un’attenta valutazione. La marijuana che i coffeeshop venderanno dovrà essere prodotta seguendo un rigido standard che includerà parametri per l’impacchettamento, un’etichetta con gli elementi della sostanza, il principio attivo e persino una pubblicità sui rischi per la salute, come già avviene per il tabacco.
Se questi fossero gli elementi del disegno di legge, verrebbe così superata anche la riforma già approvata lo scorso anno dalla Tweede Kamer, la camera dei deputati olandese a fine legislatura che estendeva l’esperimento di tolleranza anche alla coltivazione e che attende di essere discussa alla Eerste Kamer, il Senato.
Come per la proposta di depenalizzazione approvata lo scorso anno, non sarà inclusa l’autocoltivazione: con la normativa attuale, coltivare piante di marijuana è un reato.
Ma il quotidiano di Amsterdam ha raccolto anche voci contrarie all’iniziativa: una legalizzazione tout court, sostiene il criminologo il criminologo Cyrille Fijnaut, violerebbe le Convenzioni internazionali.
Qualora dovesse, comunque, ottenere il via libera delle camere, il progetto dovrà superare 5 anni di sperimentazione al termine del quale verrebbe confermato solo dopo una valutazione dei risultati. La tempistica non sarebbe comunque breve: oltre alle due letture in Parlamento, la riforma richiederebbe alcuni mesi affinchè i comuni stilino un regolamento locale per la coltivazione e mettano a bando le prime licenze. Secondo il Volkskrant non sarà, comunque, prima del 2020.