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Abbiamo assistito negli ultimi mesi all’applicazione progressivamente più aspra della legge 49/2006 tristemente nota come Fini-Giovanardi, che ha raggiunto il suo apice negativo con la drammatica vicenda di Aldo Bianzino, fermato per coltivazione di cannabis e deceduto in carcere a Perugia nelle 48 ore successive, prima che il fermo fosse tramutato in arresto (http://veritaperaldo.noblogs. org). L’Italia è forse l’unico paese europeo dove nelle metropolitane e stazioni ferroviarie, dopo gli attentati terroristici di Londra e Madrid circolano cani antidroga anziché antiesplosivo. Nelle periferie romane se si è fermati con due canne in tasca viene spesso perquisita immediatamente l’abitazione. Per la prima volta in decenni di proibizionismo, tra l’estate e l’autunno scorsi, nelle campagne e nei piccoli paesi di provincia, persone additate come consumatori hanno subito “perquisizioni preventive” alla ricerca, nei propri orti, di piante che non c’erano. Dal sito del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria si apprende che la popolazione carceraria cresce di circa mille detenuti ogni settimana grazie alla Fini-Giovanardi e alla Bossi-Fini, entrambe eredità dell’ultimo governo Berlusconi. Persino l’uso terapeutico, che aveva registrato progressi, è sotto attacco; la delibera 470 del 1° aprile 2008 della Regione Marche, salutata come un avanzamento, in realtà prevede esclusivamente l’utilizzo di farmaci sintetici dalla dubbia efficacia (Marinol, Cesamet e Sativex) e solo in ospedale, escludendo Bedrocan, Bedrobinol e Bediol, infiorescenze femminili di cannabis prodotte e distribuite dal ministero della Salute olandese e importate anche in Italia con l’autorizzazione del nostro ministero della Salute da molti pazienti. Intanto nelle strade la diffusione del consumo di cocaina ha raggiunto livelli inediti e il consumo di eroina, che era in forte regressione, risale esponenzialmente. Come se ciò non bastasse, le elezioni sono state vinte dalla stessa coalizione che ha prodotto la legge in vigore, e Fini in campagna elettorale minacciava di porre rimedio alla attuale “non applicazione” della sua legge.
Per questi motivi l’edizione 2008 della Million Marijuana March è ancora più resistenziale delle altre. Giunta ormai alla decima edizione mondiale, ottava per l’Italia, si è radicata e cresce costantemente sia per numero delle città impegnate, passate dalle poche decine del 1999 alle attuali 226, che per numero di partecipanti, dai mille e poco più della campagna di autodenuncia “Signor giudice ho piantato un seme” del 5 maggio 2001 alle decine di migliaia dell’ultima edizione. La Million Marijuana March si terrà a Roma il 3 maggio (partenza ore 16 da P.zza della Repubblica, www.millionmarijuanamarch. info). Come in tutto il mondo si chiede: fine delle persecuzioni per i consumatori; accesso immediato all’uso terapeutico; diritto di coltivare liberamente una pianta che è parte del patrimonio botanico del pianeta.