E’ difficile individuare quando sia iniziata la guerra alla droga in Messico. Le piante di cannabis e del papavero (utilizzate per produrre eroina) crescono da decenni lungo le catene montuose della Sierra Madre, colture che dagli anni ’60 sono sono però diventate proibite in virtù dell’adozione della prima Convenzione delle Nazioni unite sulle droghe. Adottare leggi severe, e iniziare a bruciare ettari di piantagioni illecite, non ha concorso ad arginare il traffico di droga in quel Paese, anzi! Negli anni ’80 sono emersi i primi “signori della droga” messicani, come Miguel Ángel Félix Gallardo del cartello di Guadalajara (le cui vicende faranno parte della nuova stagione di Narcos: Messico su Netflix) e da allora la situazione è letteralmente esplosa causando la morte per decine di migliaia di persone e generando flussi di droghe e di danaro difficilmente quantificabili ma più vicini ai triliardi che ai miliardi.
- Sostituire l’esercito dalle strade con una polizia più addestrata, meglio pagata e più professionale;
- Riformare le leggi per regolamentare la marijuana e, possibilmente, il papavero (che è usato per produrre eroina) per non punire chi ne fa uso personale;
- Offrire sostegno e anche aiuto economico alle vittime della guerra alla droga;
- Investire in programmi sociali, istruzione e politiche del lavoro nelle regioni violente e povere.