Numero 7 – Settembre 2018
Supplemento mensile alla newsletter di Fuoriluogo.it – Droghe e Diritti
A cura di Francesco Crestani, Associazione Cannabis Terapeutica
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Dolore, depressione, ansia
Sono state studiate le risposte di 2830 persone utilizzatrici di una app che quantifica l’efficacia auto-misurata della cannabis medica. I malati cioè davano un voto da zero a dieci sul sintomo da trattare, poi assumevano la cannabis e dopo novanta minuti registravano una nuova misura. Molte le condizioni trattate, ma le più frequenti erano dolore, ansietà e depressione. Vi era riduzione significativa di tutti i sintomi, con una media tra 2,8 e 4,6 punti di riduzione. “Questo è il più grande studio osservazionale che misuri i cambiamenti immediati con uso di cannabis del grado di severità dei sintomi riferiti dai pazienti e degli effetti collaterali in tempo reale in condizioni naturalistiche”, scrivono gli autori. Riduzioni statisticamente e clinicamente significative si sono avute in ogni categoria di sintomi, e ciò suggerisce che la cannabis può essere un efficace sostituto di varie classi di farmaci potenzialmente pericolosi, dagli effetti collaterali sgradevoli e con interazioni rischiose, compresi oppioidi, benzodiazepine e antidepressivi. I più frequenti “effetti collaterali” della cannabis sono stati positivi (rilassamento, tranquillità, confortevolezza) e meno frequenti quelli negativi (paranoia, confusione e cefalea).
https://www.frontiersin.org/articles/10.3389/fphar.2018.00916/full
Dolore, sondaggio su medici di Terapia Antalgica
E’ stato svolto un sondaggio sui medici israeliani specialisti in terapia del dolore riguardo alla loro esperienza con la cannabis. A differenza dell’Italia, ove ogni medico può prescriverla, in Israele solo alcuni specialisti hanno tale possibilità. Tra questi appunto i 79 medici di terapia antalgica. Hanno risposto 50 medici. Quasi tutti prescrivono cannabis, e il 63% ha riferito che era moderatamente o molto efficace. Le indicazioni più frequenti erano il dolore neuropatico (65%), il dolore oncologico (50%), il dolore articolare (25%) e ogni dolore intrattabile (29%). Solo il 12% riteneva la cannabis più pericolosa degli oppiacei. Il 45% avrebbe preferito la cannabis agli oppiacei per sé e i propri familiari, e la stessa percentuale era in favore della legalizzazione. Gli autori della ricerca concludono che i terapeuti del dolore che hanno esperienza con la cannabis la ritengono efficace e relativamente sicura, e le loro risposte suggeriscono un possibile cambio di paradigma: non usare più la cannabis come ultima risorsa.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC6074811/
Dolore, efficacia di compresse alla cannabis
Le compresse Trokie sono una formulazione particolare di cannabis presente sul mercato americano, in grado di liberare la sostanza attiva attraverso le mucose della bocca. Somministrate a 49 pazienti affetti da dolore cronico, si sono dimostrate in grado di dare riduzione del sintomo. Ai malati era stato chiesto quanto fosse il loro dolore su una scala da zero a dieci, prima dello studio, a una settimana di terapia e a dodici settimane. La riduzione media del dolore era di 4,9 punti. L’effetto sul dolore iniziava tra cinque e quaranta minuti dopo la somministrazione della compressa, compatibilmente, a quanto pare, con i tempi di assorbimento attraverso la mucosa. Gli effetti collaterali, riportati da sedici pazienti, erano soprattutto vertigini, irritazione della bocca e bocca secca, ma il 90% dei soggetti riferiva di essere molto soddisfatto o soddisfatto della terapia.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC6102350/
Dolore neuropatico
A quindici pazienti con dolore radicolare cronico neuropatico è stato somministrato THC in maniera randomizzata, controllata, contro placebo. I malati sono stati inoltre studiati dal punto di vista delle connessioni cerebrali. Il cannabinoide ha ridotto in maniera significativa il dolore, e l’effetto era accompagnato da particolari alterazioni cerebrali. Si è visto cioè che erano implicate due aeree di modulazione cognitiva-emozionale e le loro connessioni con le aree sensoriali.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/30185448
Fibromialgia
I pazienti affetti da fibromialgia usano frequentemente la cannabis per trattare il dolore cronico e altri sintomi della malattia. Sono questi i dati di uno studio condotto da ricercatori israeliani e pubblicato sulla rivista Pain Research and Treatment. Sono stati intervistati con un questionario on line oltre 2.700 pazienti con fibromialgia. Di coloro che hanno risposto al questionario, l’84% ha riferito di consumare cannabis. “Il sollievo dal dolore è stato segnalato dal 94% dei consumatori di cannabis, mentre il 93% ha riportato un miglioramento della qualità del sonno, l’87% ha riportato un miglioramento della depressione e il 62% ha riportato un miglioramento dell’ansia”, hanno concluso gli autori. Inoltre, “quasi l’85% dei pazienti ha smesso completamente di assumere altri farmaci per il dolore o ha ridotto il dosaggio di altri medicinali. Ciò riflette il vantaggio della cannabis rispetto ad altri medicinali nell’alleviare il dolore, oltre ai suoi effetti favorevoli sul sonno e sull’umore.” Infine va sottolineato come solo il 12% di tutti i pazienti che usano cannabis ha riportato effetti collaterali avversi. Comparato il dato con il 94% che ne aveva riportati utilizzando altri medicinali per la terapia del dolore, troviamo una nuova conferma rispetto alla sostanziale sicurezza della terapia a base di cannabis.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC6081591/#__ffn_sectitle
Problemi urinari
Medici del Dipartimento di chirurgia dell’Università di Chicago hanno svolto uno studio su 3037 uomini affetti da LUTS (sintomi del tratto urinario inferiore, quali la minzione notturna, l’incontinenza, la minzione incompleta e l’aumento dell’urgenza della minzione). L’età variava tra i 20 e i 59 anni e il 14,4% riferiva uso di cannabis. E’ risultato che chi assumeva cannabis aveva circa la metà delle probabilità di riportare LUTS. Secondo gli autori obesità, diabete e altre malattie erano fattori di rischio per LUTS, “l’uso regolare di THC, tuttavia, sembra essere protettivo da LUTS”.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/30142408
Ortopedia – prima dell’intervento
Ortopedici dell’Università del Maryland hanno studiato 937 pazienti che venivano sottoposti a interventi di ortopedia, ipotizzando che l’uso di cannabis peggiorasse il dolore, la funzionalità e lo stato di salute generale prima di essere operati. Il 4,2% dei pazienti assumeva cannabis, ma al contrario di quanto supposto, i consumatori di canapa avevano meno dolore e avevano migliore funzionalità agli arti inferiori.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/30135987
Ortopedia – dopo l’intervento
Ad 81 pazienti dopo intervento di artroplastica sono stati somministrati cinque mg due volte al giorno di THC sintetico (in aggiunta al normale regime di farmaci), e sono stati confrontati con 162 analoghi pazienti che hanno ricevuto trattamento standard. E’ risultato che i malati che avevano assunto il cannabinoide avevano una durata di ricovero minore e consumavano meno oppiacei.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/30170713
Mal di schiena
La “failed back surgery syndrome”, letteralmente sindrome della chirurgia fallita della schiena, è una forma di dolore che persiste nonostante intervento chirurgico o che appare dopo l’intervento chirurgico fatto appunto alla schiena. Undici pazienti con dolore neuropatico dovuto a questa sindrome sono stati trattati con stimolazione spinale più olio con THC (19%) e CBD (meno dell’1%). Si è avuta riduzione del dolore, che in quattro casi si è instaurata dopo un mese, e l’effetto si è mantenuto per tutti i dodici mesi di osservazione. Il dolore si è ridotto da una media di circa 8 (su una scala da zero a dieci) a una media di circa 4, e si è avuto miglioramento sia del sonno che dell’umore. La dose media dell’estratto è stata di 68,5 mg al dì, e gli effetti avversi sono stati scarsi e di breve entità. Gli autori riportano che l’effetto analgesico rapido e prolungato ottenuto sembra indipendente dalla stimolazione spinale, e ciò dimostra che la stimolazione da sola pare non essere sufficiente da sola a dare adeguata analgesia. Lo studio è stato svolto all’ospedale di Taormina.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/m/pubmed/30233233/
Epilessia, cannabis meglio del CBD puro
Una metanalisi degli studi osservazionali fatti su pazienti con epilessia farmaco-resistente ha concluso che vi è una differenza statisticamente significativa tra l’uso di estratti di cannabis ricchi in CBD e il CBD puro, in quanto la pianta intera si è dimostrata aver miglior effetto, con una dose minore di CBD (in media 6,1 mg/kg/dì contro 27,1 mg/kg/dì) e con minori effetti collaterali
https://www.frontiersin.org/articles/10.3389/fneur.2018.00759/abstract
Fibrosi epatica
Una metanalisi di nove studi su un totale di quasi sei milioni di pazienti ha concluso che l’uso di cannabis non aumenta la prevalenza e la progressione della fibrosi epatica (cioè la sostituzione delle cellule del fegato con tessuto cicatriziale) nei malati di epatite C e nei pazienti con infezione concomitante da virus C e HIV. Al contrario, si è notata una riduzione della prevalenza della fibrosi nella steatosi epatica non alcolica.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/30234644