Tropa de Elite. Gli squadroni della morte è un film brasiliano del 2007, diretto da José Padilha, Orso d’oro al Festival del cinema di Berlino. Con un taglio crudo e realistico, racconta la storia del Bope, il battaglione per le operazioni speciali della Polizia militare dello Stato di Rio de Janeiro, specializzato nella cruenta lotta contro i narcotrafficanti arroccati nella miriade di favelas carioca. Il film non fa sconti e non salva nessuno.
I poliziotti, a cominciare dai più graduati per arrivare agli ultimi arrivati, sono un branco di corrotti, troppo mal pagati per rischiare la morte in nome della giustizia e attirati dal denaro facile sborsato dai signori dell’illecito. I narcos, assetati di potere e voglia di riscatto, controllano intere aree schiavizzando minorenni e imponendosi con cieca violenza. La Tropa de elite, si rivela sì incorruttibile, ma dopo la dura selezione al limite dell’umana sopportazione imposta ai suoi adepti diventa assetata di sangue e seminatrice di morte. La spietata violenza è l’unico linguaggio possibile in quella giungla. Uniche vittime, gli abitanti delle favelas, le madri disperate dei giovani narcos, incastrate in una logica assurda e inumana.
Padilha, nella sua dura critica al sistema, infatti, ce ne ha una per tutti, persino per le Ong, che per aiutare i bambini poveri scendono a compromessi con i narcotrafficanti. Ma la condanna più campale è riservata a quei “borghesucci bianchi” della Rio bene, consumatori per noia di coca e marijuana, dipinti dunque quali veri responsabili della crescita del traffico di droga nei sobborghi poverissimi. È questo l’aspetto più coraggioso e controverso che ha posto il film brasiliano più visto degli ultimi tempi al centro di un dibattito senza fine durato mesi sui mass media di tutto il Paese. Anche se a stupire i milioni di brasiliani che lo hanno visto – chi nelle sale chi scaricandoselo da internet (11milioni lo hanno visto così) – è stato anche veder rappresentate senza sconti né censure le pratiche di tortura con cui abitualmente il Bope porta avanti ogni singolo blitz, senza cenni di pietà. Una cruda realtà che ha posto interrogativi roventi nell’opinione pubblica che da sempre considera quegli agenti veri e propri eroi. Un film veloce e scorrevole, specie nella sua seconda parte, che incolla allo schermo e lascia senza parole. Eppure, non è che uno spaccato di vita quotidiana di una città che conta una media di morti ammazzati impressionante, che in alcuni periodi ha superato quella delle vittime giornaliere della guerra in Iraq. E di cui nessuno, o quasi, parla mai.
Da non perdere, dunque, preparandosi a musiche sparate, urla sparate e tiroteos senza fine.