Abbiamo ascoltato con grande preoccupazione le parole del Ministro dell’Interno sulla volontà di chiudere i rivenditori di Canapa, senza neanche attendere la sentenza della Cassazione a camere riunite, prevista per il prossimo 30 Maggio. “Darò ordine alle Forze di polizia perché in questi giorni li chiudano uno ad uno” aggiungendo, sembra, che “uno su due sono centri di spaccio”. Con i nostri legali stiamo valutando una denuncia per diffamazione in quanto se queste sono state le sue affermazioni, non esiste ad oggi nessun indicatore o precedente a supporto di tale tesi. Si vuole demonizzare un settore che all’estero sta avendo una crescita economica e culturale sorprendente? Si intende criminalizzare giovani e piccoli contadini che hanno ritrovato nel recupero dei terreni e nella cultura florovivaistica della canapa Industriale un possibile impiego “a misura d’uomo”?
Se davvero fosse così ci auguriamo vivamente che al nostro non arrivino le segnalazioni rispetto ai ragazzini che iniziano, anche nel nostro paese, a respirare colla per sballarsi in maniera economica: dovremo altrimenti aspettarci una analoga minaccia per tutte le cartolerie, tabaccai, supermercati e ogni genere di negozio che vende colla?
Sembra un paradosso ma le minacce del Ministro se da una parte paiono preoccupanti per la veemenza, l’intolleranza e l’ignoranza che esprimono (intesa come non conoscenza dei fenomeni) dall’altra rispettano pienamente una recente tendenza all’arbitrio che, senza necessità di cambiare nei fatti le Leggi, ne inasprisce e irrigidisce l’applicazione senza intaccarne la base giuridica. Non dimentichiamo le sue dichiarazioni di chiudere i Porti denunciando i volontari e facendo sequestrare la nave senza alcun fondamento giuridico che sostenesse tali azioni (che infatti hanno tutte portato al dissequestro per le navi e all’archiviazione per le persone); e le minacce usate come deterrente o come propulsore di una campagna elettorale ricca di disinformazione e di notizie errate (come anche ha ricordato la Ministra Grillo, proprio sul contenuto della Canapa).
Già nei mesi scorsi il ministro dell’Interno aveva annunciato i sequestri in decine di Negozi rivenditori di Canapa dimenticandosi però poi di comunicare che in nessuno dei casi riportati si era poi avviato un procedimento penale. Tutti archiviati in quanto i prodotti e le licenze erano risultati tutti regolari. Ma questi interventi “elettorali” con pattuglie, sequestri, verbali, quanto costano alla collettività? Quanto costano ai piccoli imprenditori che intraprendono questa esperienza? Tutto per una esigenza di strumentalizzazione elettorale tanto cara all’attuale titolare del dicastero?
Anche l’ultima sentenza della 6° sezione della Cassazione ribadisce in maniera inequivocabile la liceità della vendita a fronte di un prodotto che, (bene ha fatto la Ministra Grillo a ricordarglielo) non contiene sostanza “drogante” o ha una percentuale di principio attivo non rilevante (al di sotto lo 0,6% di THC) dal punto di vista della Legislazione sugli stupefacenti. La Comunità San Benedetto è una Associazione di Promozione Sociale accreditata al SSN e lo scorso week end abbiamo realizzato ad Alessandria il Primo Festival cittadino sulla CANAPA legale. La canapa legale è quella che prende il nome di Canapa industriale (i nostri nonni la chiamavano Canapone) e la nostra Comunità ha avviato da 4 anni, con il sostegno e il contributo di una piccola Fondazione locale, Fondazione Social, un progetto di filiera artigianale e biologica della Canapa e delle infiorescenze presso i terreni una volta sedi di Comunità Terapeutiche.
In questi anni abbiamo imparato che oltre a recuperare le persone dalle dipendenze e dai comportamenti criminogeni è possibile attraverso la coltivazione della canapa recuperare cultura, territori, occupabilità, saperi. E investire sull’occupazione giovanile.
Con la nostra piccola Cooperativa Sociale produciamo e vendiamo canapa legale e promuoviamo cultura del benessere, della responsabilità, della salute individuale e pubblica, impiegando al lavoro persone svantaggiate o vulnerabili: siamo Educatori, Psicologi, Assistenti sociali, Sociologi. I nostri clienti hanno una età media di 40 anni, sono generalmente persone informate e molti di loro sperano con il CBD (Cannabidiolo, un cannabinoide che NON ha effetti stupefacenti ed è legale) di alleviare ansie e dolori che non trovano risposte adeguate nella farmacopea.
Assimilare la Canapa alla Cannabis è una esigenza del Ministro, siamo in campagna elettorale e quindi non è utile a questo scopo conoscere e diffondere ciò che sia l’ONU che le maggiori Agenzie internazionali sulle droghe stanno rilevando da tempo: il proibizionismo e i suoi dispositivi sono da superare e bisogna cominciare a togliere Cannabis e derivati dalla giurisdizione sugli stupefacenti.
Come Comunità e Operatori del SERT siamo stati recentemente ospiti per una giornata all’Osservatorio Europeo sulle Droghe di Lisbona che ci ha fornito gli ultimi dati aggiornati sui consumi di Cannabis tra i giovanissimi. I paesi UE con il più alto tasso percentuale di consumatori giovanissimi sono quelli in Europa con le legislazioni più proibizioniste (Francia prima e Italia seconda, con Regno Unito in crescita) mentre i Paesi con le percentuali di consumo più basse sono quelli con regolamentazioni e piena depenalizzazione da decenni (Olanda e Portogallo i primi due). Dati che coincidono con quelli sulle conseguenze della legalizzazione della Cannabis negli Stati degli USA che hanno avviato una regolamentazione completa dell’uso (medico e ricreativo): nel periodo successivo cala vistosamente spaccio e criminalità (reati) e diminuisce il numero dei consumatori. Gli unici dati che indicano invece forti aumenti sono quelli dell’occupazione giovanile e dei fatturati delle imprese.
Non siamo più negli anni ’80 quando le proposte spesso ideologiche erano supportate da ipotesi contrapposte: ora esistono riferimenti di numerosi Paesi, dati scientifici e ricerche, informazioni verificate che dicono sostanzialmente che la strada migliore è abbandonare il proibizionismo, al più presto, e valutare ipotesi concrete di legalizzazione. Comprese le ultime dichiarazione dell’ONU e dell’OMS.
Vogliamo pensare che questa non sia una ripicca nei confronti degli alleati di Governo (che giustamente hanno depositato l’ennesima proposta di Legge sensata sulla legalizzazione) ma una svista madornale e un errore di comunicazione.
In caso contrario a farne le spese saranno i posti di lavoro, le attività agricole e commerciali che in questi ultimi due anni si sono costituite arricchendo il già variegato mondo di gastronomi, Impresari Edili, Artigiani del manufatto, Gelatai e pasticceri, Stilisti di moda e creativi, naturopati ed erboristi. E la salute pubblica di tutta la popolazione, a partire dai consumatori che già oggi occupano una buona metà dei posti offerti dal nostro sistema penitenziario in crisi da anni. Se il Ministero degli Interni vuole davvero far qualcosa di utile per il Paese porti in Parlamento le proposte di Legge depositate che propongono Regolamentazione e possibilità di autoproduzione per uso personale: questo si dà un bel colpo alle varie Mafie e alle organizzazioni criminali, altrimenti si faccia da parte e faccia lavorare i tecnici e gli esperti, in Italia ne abbiamo con gran capacità e competenze