L’attuale fase storica è contraddistinta da una stasi dell’iniziativa politica e parlamentare sulle droghe, da un silenzio deresponsabilizzante sulla Conferenza nazionale prevista dalle leggi vigenti e da una ripresa di vecchi temi sulla pericolosità demoniaca delle droghe, sulla criminalizzazione dei consumatori, confezionati in modo da solleticare la pancia delle persone. I “drogati”, come i migranti, minacciano la nostra sicurezza e vanno espulsi, anche solo simbolicamente, dalla nostra vita. Sono discorsi che hanno un’efficacia forte sugli orientamenti collettivi.
Le diverse uscite allarmistiche sulle droghe si prefiggono l’obiettivo di bloccare sul nascere qualunque iniziativa interna alle forze di governo verso la depenalizzazione o la riapertura del dibattito sulla legalizzazione della cannabis. Nello stesso tempo, si sta dissodando il terreno per iniziative politiche future, nell’ambito di possibili nuovi equilibri politico-governativi, volte a peggiorare le leggi attuali attraverso ulteriori inasprimenti delle pene per i consumatori di droghe, in coerenza con l’ascesa della logica iper-securitaria. Deve far riflettere quanto questo clima faccia arretrare anche le forze politiche di opposizione, spingendole a chiudersi in un silenzio timoroso o a prendere addirittura posizioni pubbliche opposte a quelle sostenute nelle precedenti legislature.
Nello stesso tempo, preoccupa il mondo dell’informazione e dei media, che sembra muoversi con un notevole disorientamento, spesso offrendo un palcoscenico, forse non sempre consapevolmente, a questo teatrino. Sono ricomparsi temi rozzi e semplificatori di generica e approssimativa condanna delle droghe e dei drogati, trasversali ai media di diverso orientamento editoriale.
È in atto un’operazione massiva di influenza e di orientamento dell’opinione pubblica, già disorientata dai vari cambiamenti epocali in atto, che coinvolge i media e i social, che mira a costruire un senso comune difensivo, autocentrato e individualistico che supporta di fatto le azioni e le politiche repressive. È necessario rilanciare l’insieme delle iniziative politiche e culturali che i nostri cartelli e le nostre reti hanno già in passato promosso, dando particolare attenzione e rilievo alla comunicazione, ai contesti e ai soggetti in campo. Propongo quattro scenari:
1. Verso una carta etica del mondo dell’informazione e dei media sulle droghe. In questo scenario mediatico, gli operatori dei media si ritrovano a muoversi frequentemente nella trappola delle notizie emergenziali lanciate dai social e frequentemente subiscono passivamente il confezionamento delle notizie sulle droghe.
È un nostro obiettivo strategico promuovere un coinvolgimento attivo di quanti più rappresentanti di questo mondo per elaborare e sottoscrivere un codice etico sulle modalità di costruire i messaggi e le notizie sul mondo delle droghe.
2. Verso una conferenza nazionale alternativa e sostitutiva. Abbiamo condiviso l’obiettivo di organizzare a fine anno un evento per creare uno spazio nazionale autonomo di confronto critico, non solo sostitutivo della Conferenza governativa. E’ importante che oltre agli addetti ai lavori siano presenti i consumatori, ma anche gli intellettuali, i rappresentanti del mondo dei media. In particolare il mondo dei consumatori attraverso la neonata ItanPud e la rete ITARDD perché facciano sentire le loro ragioni.
Coinvolgere il mondo dei media e della cultura per ampliare la battaglia renderà più efficaci le nostre iniziative. Nell’ambito del percorso verso questa nostra Conferenza nazionale autonoma, è necessario riprendere con forza il percorso attivato con la Rete di associazioni che ha lanciato la parola d’ordine “LEA la Riduzione del Danno è un diritto” e riproporlo nell’ambito di una strategia più generale.
3. Promuovere ricerca sul campo nei setting naturali e sull’impatto delle politiche. Occorre dare nuovo impulso alla ricerca, sia a quella sui consumi nei setting naturali per un percorso radicalmente diverso da quello seguito nelle relazioni al Parlamento; sia alla ricerca valutativa dell’impatto delle politiche sulle droghe, in modo da consentire a chiunque, politico e non, di poter verificare e prendere atto degli effetti reali di queste e ragionare con una base attendibile sulla opportunità di modificare anche radicalmente gli indirizzi attuali.
4. Riattivare un dialogo con settori della politica. Da tempo, le nostre organizzazioni e le nostre Reti trovano serie difficoltà a instaurare un dialogo con settori del mondo della politica. Dobbiamo forse rivedere alcuni schemi del passato chiarendo meglio il nostro quadro di riferimento: specificando che la finalità delle politiche è di governare i fenomeni. È importante far comprendere l’ispirazione delle nostre proposte di legge: sia la riforma del DPR n. 309/90, che prevede una riorganizzazione dei servizi rivolti ai consumatori nella prospettiva più generale della Riduzione del danno e dei rischi in stretta connessione con la completa depenalizzazione delle condotte legate all’uso di droghe, sia la legalizzazione della cannabis, seguono un modello di governo del fenomeno fondato sulla regolazione politica e sociale del fenomeno alternativo a quello fallimentare basato sulla repressione. Una strategia politica e culturale di regolazione sociale che prevede uno scenario nel quale le persone sono messe in condizione di poter fare scelte libere, competenti e autoregolate nell’uso di sostanze, i consumatori non sono soggetti all’attuale criminalizzazione e stigmatizzazione né rinchiusi in carcere, ma al contrario gli viene garantito il diritto alla salute e alla funzionalità sociale, come gli stessi nuovi LEA stabiliscono. E, nello stesso tempo, si attiva un processo di sottrazione alla criminalità organizzata del controllo del mercato, spostandolo in un contesto legale.
Articolo di Stefano Vecchio
A fronte dell’immobilismo della politica e delle approssimazioni del mondo dell’informazione una proposta in quattro punti. Stefano Vecchio Presidente di Forum Droghe.