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Ancora una volta è salito alla ribalta dei media il tema della prostituzione. Questa volta non è stato per l’effetto estivo di carenza di notizie, ma per un’indecente proposta di due parlamentari della maggioranza che hanno pensato di includere nel pacchetto sicurezza una norma copiata dal Codice Rocco, codice fascista degli anni ‘30. Cioè equiparare la prostituta alle «persone pericolose per la sicurezza e la pubblica moralità» mettendo la categoria delle prostitute accanto a quelle degli oziosi e dei vagabondi; di chi pratica traffici illeciti; dei delinquenti. Tutte e tutti italiane e straniere, senza tenere conto che fra le persone prostitute si trovano differenze di genere, di nazionalità, di età, di condizione di dipendenza, di autonomia, ecc.… Tutto in nome della «sicurezza» che va garantita alla cittadinanza, ma evidentemente non alle/ai cittadine/i che si prostituiscono. In condizione illegale esse sono in posizione di estrema vulnerabilità e quindi vittime ideali di estorsioni, stupri, aggressioni, scippi e abusi quando non addirittura in stato di dipendenza da racket e sfruttatori. Ma ovviamente sembra più semplice a certi politici definirle delinquenti piuttosto che tutelarne l’incolumità e la sicurezza e garantirne i Diritti.
Gli ultimi 18 mesi sono stati un disastro per le sex workers, repressione a tutto campo e senza regole contro le più «sfigate» ma anche contro chi ha faticosamente negli anni acquisito una posizione di lavoro quasi dignitosa. Sono state fatte un numero e una varietà incredibili di ordinanze emesse dai sindaci, sono atti per lo più illegittimi e impugnabili, ma pare che di questi tempi nessuno si faccia difensore della legalità delle azioni politiche.
Riassumo solo alcuni eclatanti episodi: retate giornaliere per sgombrare le strade, donne e trans fermati e trattenuti nelle questure per nottate terribili. Raid negli appartamenti con decine di fermati e sequestro e sigilli, denunce di favoreggiamento per chi si e organizzato in proprio e magari ha aiutato una collega ad organizzarsi, espulsioni di cittadine comunitarie. Per reazione i sex workers devono nascondersi e quindi correre dei rischi maggiori lavorando in luoghi meno sicuri e soprattutto diminuendo la possibilità di contrattazione con i clienti, questo fa aumentare il rischio di rapporti non protetti e di diffusione di malattie. Diminuisce la loro capacità di resistenza con gli sfruttatori. Anzi molte sono in queste circostanze costrette a legarsi maggiormente a racket, sfruttatori, organizzatori ecc… che diventano per loro l’unico punto di appoggio per poter stare in qualche modo nel mercato. Chi parla di vietare la prostituzione in strada non si rende conto che è demagogia e che già ora moltissima si è trasferita in casa. Chi crede che si potrebbero punire i clienti per sconfiggere la prostituzione dimostra di non capire né il consumatore né il mercato. Dal punto di vista economico si fatica a capire perché si vuole spendere tanto denaro pubblico per reprimere la prostituzione, ben sapendo che ogni mercato «illegale» è un regalo fatto alle mafie. Le multinazionali del crimine infatti proliferano grazie ai guadagni che possono fare sui mercati della droga, del traffico dei migranti e della prostituzione. Le mafie ringraziano.
Pia Covre
Comitato per i diritti civili delle prostitute