Numero 22 – Dicembre 2019
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A cura di Francesco Crestani
Associazione Cannabis Terapeutica
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Vivere con il virus HIV
Studiosi dell’Università della California a San Diego hanno trovato che nei soggetti con il virus HIV l’esposizione alla cannabis è associata a minor possibilità di riduzione delle capacità neurocognitive. Il che vale a dire in pratica che le persone con il virus dell’AIDS sono più in forma mentalmente se usano cannabis. Questo secondo gli autori potrebbe dipendere dagli effetti antiinfiammatori della pianta.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/31809361
Cosa ne pensa chi ha avuto il cancro
Scopo di questo studio era indagare le attitudini, le prospettive e le preoccupazioni riguardanti i cannabinoidi a uso medico usati per trattare sintomi ed effetti collaterali in pazienti sopravvissuti al cancro. Allo scopo sono state utilizzate interviste semistrutturate. I partecipanti riferivano che i cannabinoidi offrivano potenziali benefici per il controllo dei sintomi e per la riduzione degli effetti collaterali, specialmente per quanto riguarda il trattamento del dolore. Gli autori concludono che “nonostante l’aumento degli stati che legalizzano i cannabinoidi medici, esistono ancora significative barriere che ne rendono una sfida la conoscenza e un adeguato accesso”.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/?term=cannabis+victorson
Colorado: più cannabis, meno sonniferi
L’uso di sonniferi da banco (in pratica antiistaminici, e non tanto i fitoterapici o la melatonina) si è ridotto in Colorado dopo la legalizzazione della cannabis. I ricercatori hanno riferito: “Per la prima volta, dimostriamo un’associazione negativa statisticamente significativa tra l’accesso ricreativo alla cannabis e le vendite di sonniferi da banco, suggerendo che almeno alcuni acquirenti ricreativi usano la cannabis per scopi terapeutici piuttosto che ricreativi”. … I nostri risultati hanno indicato che ci sono varie persone che passano dai sonniferi da banco alla cannabis ricreativa tanto che possiamo identificare una riduzione statisticamente significativa nella crescita della quota di mercato dei sonniferi da banco in combinazione con l’uso della cannabis ricreativa.” Questo sembra sostenere il fatto che nei sondaggi molte persone usano la cannabis per trattare l’insonnia, nonostante tale condizione non sia tra quelle permesse dalle leggi americane.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/?term=cannabis+doremus
Più cannabis, meno oppiacei non prescritti
Meno dolore
Coloro che soffrono di dolore cronico riportano significativi miglioramenti nella salute a seguito del passaggio delle leggi sull’accesso alla cannabis medica, secondo i dati pubblicati sulla rivista Forum for Health Economics & Policy. I ricercatori dell’Università della Pennsylvania e alla Perelman School of Medicine hanno valutato l’impatto delle leggi sulla legalizzazione della cannabis medica sugli esiti di salute autoriferiti. Gli investigatori hanno riportato che i pazienti con dolore erano il gruppo che con maggiore probabilità riferiva benefici per la salute a seguito della promulgazione di cannabis terapeutica. “Una MML (legge sulla marijuana medica) e dispensari protetti hanno influenzato positivamente la salute delle persone che soffrono di dolore cronico riducendo i giorni non in buona salute fisica, i giorni non in buona salute mentale e i giorni con limitazioni legate alla salute…questi effetti si traducono in una riduzione del numero di giorni con problemi di salute tra il 14% e il 23%.” Hanno concluso: “Gli individui che riferiscono di avere una limitazione del dolore che limita la loro attività quotidiana vedono grandi miglioramenti della salute. Questa è la prova più forte che un gruppo con un’alta probabilità di usare antidolorifici vede grandi benefici dalle leggi sulla marijuana medica.”
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/31618173
Epilessia farmacoresistente: un’esperienza italiana
Autori dell’Università di Napoli riportano cinque casi di epilessia farmacoresistente trattati con cannabis. Tre casi sono stati trattati con Bedrocan (ad alto THC) e tre con Bedrolite (ad alto CBD), sempre in estratti di olio d’oliva, alla dose di venti-trenta gocce al giorno. Sono stati seguiti da un minimo di quattro mesi fino a quarantotto mesi; si è avuto riduzione delle crisi da un minimo del 60% fino al 95%. Gli autori riferiscono anche miglioramento dell’umore, del sonno e del benessere generale, senza particolari effetti collaterali. Secondo gli autori i migliori risultati si sono avuti con il Bedrocan, anche se due casi hanno avuto riduzione del 70% delle crisi con il Bedrolite, a dosi di CBD peraltro minori rispetto a quelle approvate per la sindrome di Dravet e quella di Lennox-Gastaut (cioè in pratica si usava un totale di CBD molto minore rispetto all’Epidiolex). Gli stessi autori in precedenza avevano riportato alcuni casi di pazienti con sclerosi multipla che rispondevano alla cannabis laddove non avevano risposto al Sativex.https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/31776867
Altro caso clinico di epilessia
Viene presentato il caso di un giovane di 28 anni australiano con sindome di Lennox-Gastaut che aveva circa trenta crisi epilettiche al giorno, tanto essere in pericolo di vita e richiedere intubazione e coma farmacologico. E’ stato trattato con cannabidiolo (oltre ai farmaci che già usava) con remissione dei sintomi.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/31770462
Quando lo stomaco non si svuota
Una nuova possibile indicazione all’uso di cannabis viene riportata in letteratura. La gastroparesi è un disturbo che comporta una riduzione dei tempi di svuotamento dello stomaco. Alcune volte è solo un sintomo di accompagnamento di malattie acute, ma in certi casi è una condizione cronica, dovuta a danni del nervo vago, che presiede allo svuotamento gastrico, così come si può avere nel diabete. Uno studio su 506 pazienti con gastroparesi ha dimostrato che il 12% usava cannabis; i malati con nausea severa e dolori addominali erano quelli che più facilmente ne facevano uso e ne percepivano gli effetti benefici sui loro sintomi.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/31758430
Pomata al CBD e dolore ai muscoli
L’applicazione transdermica del CBD di origine vegetale riduce il dolore fasciale nei pazienti con disturbi temporomandibolari, secondo i dati clinici pubblicati sul Journal of Clinical Medicine. Studiosi polacchi hanno condotto uno studio randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo, che ha valutato l’efficacia della somministrazione transdermica di CBD due volte al giorno su 60 pazienti per un periodo di 14 giorni. Rispetto al placebo, i pazienti sottoposti a terapia con CBD hanno manifestato miglioramenti sintomatici, tra cui una riduzione della gravità del dolore miofasciale e una ridotta attività dei muscoli masseteri (i muscoli intorno alla mascella). I soggetti in trattamento non hanno riportato effetti avversi.
Gli autori hanno concluso: “Sono necessarie ulteriori ricerche in questo campo, ma il CBD, in alternativa al THC,
dovrebbe essere preso in considerazione nella terapia dei muscoli masticatori nei pazienti con disturbi temporomandibolari”.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/31698733
Autismo
Tra i 15 pazienti che hanno aderito al trattamento (10 non epilettici e cinque epilettici) solo un paziente ha mostrato mancanza di miglioramento dei sintomi autistici. A causa di effetti avversi, tre pazienti hanno interrotto l’uso di cannabis
prima di 1 mese. Dopo 6-9 mesi di trattamento, la maggior parte dei pazienti, inclusi epilettici e non epilettici, ha mostrato un certo livello di miglioramento in più di una delle otto categorie di sintomi valutate: Disturbo da deficit di attenzione / iperattività; Disturbi comportamentali; Deficit motori; Deficit di autonomia; Deficit di comunicazione e interazione sociale; Deficit cognitivi; Disturbi del sonno e convulsioni, con effetti avversi molto rari e lievi.
I miglioramenti più significativi sono stati segnalati per convulsioni, disturbo da deficit di attenzione / iperattività, disturbi del sonno e deficit di comunicazione e interazione sociale. Ciò era particolarmente vero per i 10 pazienti non epilettici, nove dei quali presentavano un miglioramento pari o superiore al 30% in almeno una delle otto categorie, sei presentavano un miglioramento del 30% o più in almeno due categorie e quattro presentavano un miglioramento uguale pari o superiore al 30% in almeno quattro categorie di sintomi. Dieci dei 15 pazienti stavano usando altri medicinali e nove di questi erano in grado di mantenere i miglioramenti anche dopo aver ridotto o ritirato altri farmaci.
I risultati qui riportati, rifersicono gli autori, sono molto promettenti e indicano che la cannabis arricchita con CBD può migliorare più sintomi di autismo anche in pazienti non epilettici, con un sostanziale aumento della qualità della vita sia per i pazienti che per i caregivers.https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/?term=cannabis+caixeta
Nel mal di testa
Usando una app che permette ai pazienti di controllare i sintomi prima e dopo l’uso di cannabis medica, sono state studiate 12.293 sessioni in cui la pianta era utilizzata per il mal di testa e 7.441 sessioni in cui era usata per l’emicrania. Il dolore si riduceva di circa il 50%, e i maschi rispondevano più delle femmine. I concentrati erano più efficaci delle infiorescenze. Tuttavia l’efficacia sembrava diminuire nel tempo, e i pazienti assumevano quindi dosi maggiori (quella che viene chiamata tecnicamente tolleranza).
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/31715263
Miotonia
La miotonia è una contrattura persistente dei muscoli, e si può avere nella distrofia miotonica e in altre malattie del sistema nervoso. Una combinazione di CBD e THC è stata prescritta ad uso compassionevole a sei pazienti affetti da miotonia resistente alla terapia e con dolori muscolari. Tutti e sei riferivano miglioramento.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/?term=cannabinoids+myotonia