Purtroppo l’emergenza corona virus ha costretto la Rete che aveva convocato – in assenza di un impegno del Governo – una Conferenza sulle politiche sulle droghe partecipata da operatori, consumatori e militanti a rinviare l’appuntamento. Rimangono valide le ragioni alla base della proposta e il numero rilevante di iscritti ci conferma l’esigenza di tenere alto il livello di attenzione e mobilitazione per realizzarla entro giugno. L’ultima Conferenza Nazionale governativa è stata nel 2009. I diversi governi che si sono succeduti, hanno accuratamente evitato non solo la convocazione prevista per legge ogni tre anni, ma tutto il tema delle politiche sulle droghe. Questo compare solo quando si vuole promuovere allarme sociale e mediatico, come nel caso della proposta di legge di Salvini con l’ulteriore inasprimento delle pene per il piccolo spaccio. E preoccupa che il Ministro dell’Interno abbia poi sostanzialmente confermato questa linea, senza che nessun esponente del governo o delle forze politiche che lo sostengono abbia preso le distanze.
Questa situazione confusa e scivolosa sul piano politico conferma le nostre analisi del documento preparatorio della Conferenza Autoconvocata: “30 anni di politiche imperniate sul contrasto penale e la criminalizzazione/patologizzazione di qualsiasi forma di consumo hanno aggravato i danni e i rischi per la salute dei consumatori e dell’intera società, sia della diffusione di stigmi e pregiudizi. Uno scenario di “guerra” che ha ostacolato e spesso impedito ogni tentativo di promuovere nella società una cultura della riduzione del danno e del consumo più sicuro in un quadro di relazioni sociali pacifiche e coese”. Nel Libro Bianco 2019 (www.fuoriluogo.it) i dati parlano chiaro: un terzo dei detenuti è condannato per violazione dell’art 73 della legge sulle droghe, il 25% è tossicodipendente. Complessivamente i detenuti legati al DPR 309/90 raggiungono circa il 50% con un effetto drammatico sul sovraffollamento delle carceri. E valutando gli effetti della legge sul mercato delle droghe e sui consumi, l’obiettivo prefissato di “un mondo senza droghe” non è stato raggiunto. Anzi osserviamo, come paradossalmente riporta in modo acritico la stessa Relazione al Parlamento, una diffusione di modelli di uso e consumo differenziati che va in direzione opposta. I danni sono evidenti e i passi in avanti completamente assenti!
La realtà dei servizi è ferma al modello degli anni ’90. Dalla stessa Relazione governativa si rileva che attualmente questi intercettano meno dell’1% delle persone che usano droghe. Con un mandato istituzionale “forzato” di produrre malati cronici in trattamento a vita, con tutti i rischi collegati di una nuova istituzionalizzazione.
In questi 30 anni la nostra rete però ha realizzato molteplici esperienze innovative nei servizi, insieme a ricerche indipendenti, studi di valutazione sugli effetti delle politiche in dialogo costante con le esperienze internazionali. Un “imponente bagaglio di conoscenza e sperimentazione capace di […] disegnare strategie di regolazione sociale e culturale alternative a quelle penali”.
In questa prospettiva presenteremo le nostre proposte di riforma radicale della legge sulle droghe che preveda la completa depenalizzazione e decriminalizzazione di tutte le condotte legate al consumo personale e la ridefinizione e riscrittura del sistema dei servizi e degli interventi capace di integrare definitivamente il modello della Riduzione dei Danni e dei Rischi.
Forum Droghe la prossima settimana sarà a Vienna a rappresentare il movimento italiano per la riforma alla riunione dell’Onu che discuterà della raccomandazione dell’Oms per la riclassificazione della cannabis nelle tabelle delle Convenzioni internazionali riconoscendone il valore terapeutico.
È un appuntamento decisivo e sfidiamo il Governo a sostenere il cambiamento.