AMSTERDAM – Il dibattito che alla fine di giugno si era svolto nel Parlamento olandese, in merito a una mozione presentata da un membro del partito laburista sulla marijuana, ha inaspettatamente raggiunto la maggioranza, con un voto di scarto (73 a 72). La mozione chiede al governo di «promuovere l’elaborazione di norme che regolino la produzione di marijuana olandese e la sua distribuzione nei coffee shops». La mozione era stata presentata da esponenti di quattro diversi partiti, in risposta a un rapporto presentato nel marzo scorso dal ministro della Giustizia. Nel rapporto il ministro ha rifiutato di prendere in considerazione una proposta presentata da un gruppo di oltre sessanta sindaci di diverse città in tutta l’Olanda, in cui si chiedeva di promuovere la regolamentazione della coltivazione di marijuana. Questo gruppo, noto come il gruppo dei sindaci, raccoglie persone provenienti da percorsi politici diversi, compresi i cristiano-democratici (che in Parlamento si oppongono a un’ulteriore decriminalizzazione). Il gruppo dei sindaci è guidato dal sindaco di Tilburg, socialdemocratico, ex leader sindacale ed esponente di spicco del suo partito. Il piano elaborato dai sindaci consiste in sostanza in una regolamentazione molto severa dell’approvvigionamento di marijuana ai coffee shops, in base alla quale questi ultimi potrebbero rifornirsi presso coltivatori autorizzati, distribuiti tra le varie municipalità. Tutti gli altri canali di approvvigionamento sarebbero severamente monitorati e soppressi.
Non tutti apprezzano questo piano. Se adottato, accrescerebbe di molto il livello della repressione, in base al presupposto errato che tutto il commercio di cannabis possa essere regolato. Piuttosto, sarebbe auspicabile una forma più “morbida” di questo piano, per cui i produttori locali di prodotti a base di cannabis potrebbero richiedere una licenza e, a determinate condizioni, sarebbero esentati da azioni repressive nei loro confronti. Tale forma cambierebbe soltanto lo status legale dell’acquisto all’ingrosso presso coltivatori autorizzati, ma non cercherebbe di indurre la gente a pensare che tutta la restante distribuzione di cannabis debba essere considerata alla stregua di un crimine o comunque “disfunzionale”.
La mozione votata dal Parlamento non fa riferimento ad alcuna proposta di ulteriore decriminalizzazione della coltivazione di marijuana, né indica una preferenza per alcun modello. Essa, semplicemente, dimostra che una parte considerevole del Parlamento è ormai matura abbastanza da consentire ulteriori sviluppi nel percorso di decriminalizzazione che la politica olandese sulla cannabis ha intrapreso nel corso degli ultimi trent’anni. Fino ad ora, in Olanda, le posizioni ufficiali erano attestate in gran parte sulla decriminalizzazione del consumo, ma non della distribuzione.
Le principali obiezioni formulate dal ministro della Giustizia e, in seguito, dall’intero esecutivo, si basano sull’opinione che l’Olanda non debba attirare su di sé maggiori critiche da parte dei paesi (membri dell’Unione Europea) per la sua politica sulle droghe. Il Parlamento ha respinto queste argomentazioni, ed alcuni parlamentari sono apparsi addirittura adirati perché l’attuale governo, su questa questione, non ha affatto tentato di formare coalizioni, grandi o piccole, con altri paesi (come la Svizzera, il Portogallo, o i länder tedeschi che stanno cercando di andare verso una maggiore decriminalizzazione nelle loro politiche sulla cannabis). Il ministro della Giustizia ha dichiarato che cercherà di fare di più nella ricerca di potenziale sostegno all’estero. Gli scettici, come me, ritengono che tali tentativi siano destinati a un misero “fallimento”.
Articolo di Peter Cohen
Peter Cohen, Centrum voor Drugsonderzoek, Università di Amsterdam, sui coffee shops olandesi per Fuoriluogo, Luglio 2000