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I disturbi neuropsichiatrici sono la causa principale di disabilità in tutto il mondo e determinano il 37% di tutti gli anni di vita sana perduti per malattia. Nonostante ciò, l’offerta di trattamento è insufficiente rispetto al bisogno, in modo particolare nei paesi in via di sviluppo, ma anche nei paesi occidentali. Questo è il dato allarmante che emerge da una ricerca effettuata in 17 paesi e apparsa su Lancet (Philip S. Wang et al., «Use of mental health services for anxiety, mood, and substance disorders in 17 countries in the Who world mental health surveys», The Lancet, 2007 Sept 8; Vol. 370, Issue 9590: 841-50).
L’indagine si colloca all’interno della world mental health survey initiative, un progetto di ricerca avviato dall’Oms nel 1998 che prevede studi coordinati in 28 paesi diversi sulla prevalenza dei disturbi mentali, sulla loro gravità e sui trattamenti offerti.

I 17 paesi, per i quali sono già disponibili i primi dati, sono stati suddivisi in paesi a basso reddito (Nigeria), a medio reddito (Cina, Colombia, Sudafrica, Ucraina, Libano, Messico), e infine paesi ad alto reddito (Belgio, Francia, Germania, Italia, Israele, Giappone, Olanda, Nuova Zelanda, Spagna, Usa). Qui i ricercatori hanno già ultimato la valutazione della frequenza, dei tipi e della adeguatezza dei trattamenti offerti nell’ambito della salute mentale, esaminando anche il bisogno insoddisfatto di trattamento in base alla gravità dei disturbi stessi. «Come possono i paesi – si chiedono i ricercatori – ridisegnare i loro sistemi di cura di salute mentale, collocando le risorse nel modo migliore?». Un primo passo da essi indicato è la documentazione dei servizi utilizzati e la misura e la natura dei bisogni di trattamento insoddisfatti, mentre un secondo passo viene identificato nella comparazione dei sistemi di cura nel campo della salute mentale presenti nei diversi paesi. Al momento tuttavia, sono disponibili solo pochi studi in questo senso.

La ricerca prende in considerazione i disturbi di ansia (agorafobia, disturbo di ansia generalizzato, panico, stress post-traumatico, fobia sociale, fobia specifica), i disturbi dell’umore (disturbo bipolare, distimia, disturbo depressivo maggiore), disturbi legati a sostanze (abuso e dipendenza da alcol e droghe). Tutti questi disturbi sono stati diagnosticati dai ricercatori, con riferimento all’ultimo anno, in base alle definizioni e ai criteri forniti dal Dsm IV (il manuale diagnostico dell’Associazione degli psichiatri americani). Inoltre essi sono stati distinti in gravi (serious), moderati (moderate) o leggeri (mild). La schizofrenia è stata volutamente esclusa dalla ricerca perché, spiegano gli autori, questo disturbo tende a essere sovrastimato con la tecnica dell’intervista da essi utilizzata. Le persone intervistate sono state 84.850.

Tra gli obiettivi dei ricercatori vi era quello di accertare in che misura le persone affette da disturbo mentale avessero ricevuto servizi nell’ultimo anno (nello studio sono previste non solo figure quali psichiatri, psicologi, medici di base, ecc., ma anche ministri di culto e guaritori tradizionali).
I dati mostrano chiaramente la forbice tra i paesi occidentali e quelli in via di sviluppo. Inoltre i ricercatori osservano che vi è una corrispondenza tra la quantità delle persone che ricevono servizi e le percentuali di Pil dedicate dai singoli paesi alla spesa sanitaria. La percentuale più bassa è risultata essere quella della Nigeria (1,6%), a fronte del 17,9% degli Usa. Per Olanda e Belgio il dato è lo stesso (10,9%), superatati da Francia (11,3%), Nuova Zelanda (13,8%) e Sudafrica (15,4%). L’Italia si ferma invece a un misero 4,3%: oltre alla Nigeria, solo la Cina fa peggio di noi tra i paesi presi in esame.

Il dato cambia però con riferimento ai soli casi di disturbo grave. Il paese che sembra dare maggiori risposte è il Belgio (60,9%), seguito a ruota da Usa (59,7%), Spagna (58,7%), Nuova Zelanda (56,6%), mentre il dato più basso è quello della Cina (11,0%). L’Italia in questo si comporta meglio. La percentuale di persone che sono state trattate nell’ultimo anno è del 51,0%, a fronte, ad esempio, della Germania (40,0%) e della Francia (48,0%). La Nigeria «vanta» un 21,3%, superando, oltre alla Cina anche il Libano (20,1%).

Altri elementi presi in considerazione sono stati il follow-up nel corso dei dodici mesi, e la adeguatezza minima necessaria del trattamento offerto. Per le persone intervistate che hanno dichiarato di avere usufruito di servizi, i trattamenti ritenuti adeguati variavano significativamente. Le percentuali più basse sono state registrate nei paesi a basso o medio reddito, mentre quelle più alte si sono registrate nei paesi occidentali. Con una eccezione notevole: gli Usa. Qui solo il 18,1% dei pazienti risulta avere ricevuto un trattamento adeguato a fronte, ad esempio, del 24,1% in Cina o del 24,5% in Libano. La percentuale più alta è quella della Francia (42,3%), seguita dalla Germania (42,0%). L’Italia si piazza al 33,0%. Fanalino di coda è anche qui la Nigeria, con il 10,4%.

In conclusione, i ricercatori denunciano il fatto che vi è nel mondo un numero molto alto di persone affette da disturbo mentale che non vengono assistite, anche in caso di disturbo grave. La situazione appare peggiore nei paesi meno sviluppati. Tuttavia, scrivono i ricercatori, «anche nei paesi sviluppati, circa la metà delle persone affette da disturbi gravi non ricevono assistenza». E, per quanti la ricevono, «appare probabile che solo pochi siano trattati in in modo efficace».