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CIUDAD JUAREZ, STRAGE IN CENTRO RIABILITAZIONE – Nuova strage a Ciudad Juarez, citta’ messicana al confine con gli Stati Uniti famosa per essere teatro di mattanze quasi quotidiane. Mercoledi notte uomini armati e incappucciati hanno fatto irruzione in un centro di recupero per alcolisti e tossicodipendenti e, mentre i degenti erano raccolti in preghiera, ne hanno trascinati fuori otto uccidendoli. Gli aggressori indossavano un giubbetto anti-proiettile e, secondo quanto hanno raccontato alcuni testimoni a una Tv locale, sono entrati nel centro gridando e ordinando ai degenti di stendersi a terra. Alcuni di loro poi sono stati fatti alzare, sono stati portati in un cortiletto e sono stati uccisi. Gli altri, presi dal panico, hanno cercato di fuggire ma il commando ha iniziato a sparare. Un uomo, secondo una testimonianza, e’ stato colpito a morte. I feriti, tutti gravi, sono sei. Nell’ultima settimana e’ di almeno 40 morti il bilancio delle violenze che interessano Ciudad Juarez, da tempo terreno di scontro tra gang rivali in lotta per assicurarsi il controllo della citta’ per il traffico di droga verso gli Stati Uniti.

CONDANNATI DUE EX CAPI POLIZIA PER NARCOTRAFFICO – Due ex capi della polizia messicana della provincia di Morelos, Jose Montiel e Raul Galindo, sono stati condannati rispettivamente a 33 e 23 anni di reclusione, essendo stati riconosciuti colpevoli di aver dato protezione a Juan Jose’ Esparragoza, detto El Azul, uno dei principali capi del Cartello della droga di Sinaloa. Quando erano in servizio in Morelos (Messico centrale), Montiel era il coordinatore generale della polizia, mentre Galindo supervisionava l’esecuzione operativa delle operazioni. Secondo la Procura generale i due controllavano, e spesso sottraevano, intere partite di droga che arrivavano all’aeroporto di Cuernavaca, capitale dello Stato. La condanna arriva in un momento molto delicato per il Messico, le cui forze dell’ordine sono state spesso accusate di complicita’ con i cartelli di narcotrafficanti. Lo scontro fra le organizzazioni criminali, e fra queste e la polizia, ha causato dall’inizio dell’anno 2.600 morti e 400 sequestri di persona. Subito dopo aver assunto la presidenza nel dicembre 2006, il presidente Felipe Calderon ha mobilitato l’esercito inviando migliaia di militari in vari Stati del nord del paese. Di fronte ai recenti episodi di violenza, il capo dello Stato ha convocato oggi la riunione urgente del Consiglio di sicurezza pubblica, integrato dalle massime autorita’ governative e dei differenti stati messicani. Nei giorni scorsi, inoltre, il governo messicano ha creato una task force di 300 agenti, dedicata specialmente a contrastare il fenomeno dei rapimenti.