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«Che i tossicodipendenti si siano sparpagliati in giro per la città non è una sorpresa. Lo avevamo previsto anche noi: per questo fin dall´inizio abbiamo stabilito che l´esercito si dovesse muovere ad elastico, dove si presenti di volta in volta la necessità». Il prefetto di Torino Paolo Padoin non si stupisce per la nuova mappa dello spaccio, così come si sta definendo dopo gli interventi effettuati nella narcosala a cielo aperto di parco Stura. Da oltre due settimane ottanta alpini integrano le pattuglie di polizia e carabinieri nei controlli del territorio. Dopo la manciata di arresti dei primi giorni ora di fronte al Novotel non si aggira quasi più nessuno. «Il bilancio mi sembra positivo. Ho apprezzato la professionalità dei militari e a parco Stura abbiamo ottenuto il risultato che ci eravamo prefissi».

Signor prefetto, il presidio al Parco Stura non crea conseguenze in altri quartieri?

«Man mano che il mercato della droga si sposterà, sposteremo anche i militari. Dalla prossima settimana, quando si insedierà il nuovo questore Aldo Faraoni, riprenderemo le riunioni del comitato con le forze dell´ordine e le istituzioni. E soprattutto con il sindaco Chiamparino e il presidente della Provincia Saitta cercheremo le aree dove sia utile inviare l´esercito. Prenderemo ovviamente in considerazione Porta Palazzo e i parchi. In ogni caso fino a fine mese i soldati resteranno a parco Stura».

Ora come ora, però, lì non c´è più nessuno. I militari non fanno la guardia a un bidone vuoto?

«Bisogna presidiare il territorio per un po´ di tempo, fino a quando non saranno sradicate le vecchie abitudini. È una richiesta che abbiamo ricevuto non solo dalla popolazione, ma anche dalla magistratura: dopo le grandi operazioni fatte è importante che gli spacciatori non tornino più. E gli interventi che erano stati fatti in passato dalle forze dell´ordine, per quanto importanti, non erano serviti a impedire il ritorno degli spacciatori. Adesso, invece, sono andati via».

Quella dell´esercito sarà però una rincorsa continua, di quartiere in quartiere…

«Nelle aree dove immaginiamo che la droga si sposti si cercherà anche di fare prevenzione con le forze dell´ordine. D´altra parte l´esercito deve servire proprio per liberare uomini e impiegarli in altri servizi».

Secondo lei quanto tempo dovrebbe durare l´impiego dei militari?

«Il governo parlava di un impiego di sei mesi più altri sei e questo faranno anche a Torino i nostri soldati. Sarà comunque determinante vedere gli effetti dopo i primi tempi per capire anche quali aggiustamenti portare».

Ma vede una soluzione, alla fine?

«Quello della droga è un fenomeno esteso. È difficile far tornare sui propri passi chi ha intrapreso quella strada. Bisogna puntare molto sulla prevenzione per le nuove generazioni».

È favorevole alle narcosale?

«Le vedrei sotto l´aspetto di dare un´opportunità per levare qualcuno dalla strada, nell´ottica di potenziare servizi di prevenzione socio-sanitaria. In questo senso posso impegnarmi a dare una mano. Ma come non mi permetto di criticare il lavoro altrui, gradirei anche che chi si occupa di servizi facesse la stessa cosa nei confronti di questa operazione».

Le critiche all´esercito, tuttavia, non sono mancate fin dall´inizio. E nemmeno il sindaco Chiamparino le ha nascoste.

«Ma, vede, a parte coloro che ideologicamente sono contrari alla presenza dei soldati, gli altri hanno visto gli aspetti positivi di questa operazione. E anche il sindaco, ora che i militari ci sono, lavora attivamente al comitato per scegliere la collocazione migliore».

Al momento del suo insediamento ha detto che Torino le pareva una città sicura. È ancora di quel parere?

«Sì, lo confermo. E soprattutto apprezzo che la maggior parte dei media non esagerino l´allarme sicurezza, come invece accade in altre parti d´Italia. Intendo dire che su questo tema c´è attenzione, ma non estremizzazione: lo si affronta in un´atmosfera di concretezza e non di emotività».

Eppure Torino ha emanato persino un´ordinanza contro i bulli in piscina.

«Un problema è tale anche se è limitato a una situazione particolare. E in ogni caso, sentendo i vigili, mi sembra che sia servito come deterrente. Mi sembra che il permissivismo sia arrivato a un punto eccessivo, reintrodurre certe regole può solo far bene ai nostri ragazzi».

Ma un´ordinanza per contrastare il fenomeno della droga la farebbe?

«No, per problemi complessi servono altre soluzioni. Credo però che sia utile una banca dati nazionale in cui si possano vedere le ordinanze fatte in altre città, perché è bene inventare, ma anche copiare quello che funziona».