Venti di crisi tra Russia e NATO: l’intervento di Mosca in Georgia e la condanna del Consiglio dei Ministri degli Esteri dell’Alleanza Atlantica hanno portato la tensione a livelli altissimi. Il rischio, secondo gli analisti strategici, è che questa rottura possa avere conseguenze negative sulla missione ISAF in Afghanistan, in un momento in cui il conflitto con i talebani si fa più aspro. Il lavoro svolto dalle diplomazie per ricucire lo strappo non sembra, infatti, scongiurare la decisione del governo russo di impedire alla NATO l’utilizzo del ‘Corridoio Settentrionale’ (San Pietroburgo-Kabul). Questo aumenterà i rischi per i rifornimenti delle truppe in Afghanistan, dato che l’unica via al momento percorribile, la pericolosa Peshawar-Kabul, negli ultimi tempi è stata teatro di numerose imboscate dei talebani. Gli esperti ritengono inoltre che la crisi tra NATO e Russia possa mettere in discussione anche la loro cooperazione sulla lotta al narcotraffico. Se Mosca decidesse di interrompere la sua collaborazione in questo ambito, le ripercussioni in Afghanistan potrebbero essere devastanti: aumento delle esportazioni di oppio e conseguente riarmo dell’insorgenza, visto che il traffico di droga è la loro principale forma di finanziamento. AKI CRISES TODAY, il centro di ricerca di AKI-ANDNKRONOS INTERNATIONAL pubblica un dossier intitolato “Crisi NATO-Russia: quali effetti in Afghanistan?”, in cui sono analizzate le conseguenze sul conflitto afgano della sospensione della cooperazione tra l’Organizzazione Atlantica e il governo di Medvedev. Nel dossier viene esaminata, inoltre, la presenza militare USA in Asia Centrale, allo scopo di comprendere quale influenza possa avere ancora Washington nei paesi dell’ex blocco sovietico, in un momento in cui Mosca è tornata a essere protagonista nel panorama geopolitico internazionale. Negli ultimi anni, infatti, Uzbekistan, Tagikistan, Kazakistan e Turkmenistan, con l’unica eccezione del Kirghizistan, hanno rifiutato di ospitare basi dell’esercito americano e dalla tendenza in atto sembrerebbe che i governi di questi paesi stiano riallacciando i rapporti con il ‘nemico storico’ di Washington, la Russia.