Anche la corte d’appello di Venezia ha condannato a due mesi di reclusione, pena sospesa, il sindaco di Verona Flavio Tosi per violazione della Legge Mancino. Assieme ad altri cinque esponenti leghisti, Tosi è stato riconosciuto colpevole di propaganda di idee razziste per aver dato vita nell’estate 2001 a una raccolta di firme per sgombrare un campo nomadi abusivo nel capoluogo scaligero.
Tosi, all’epoca dei fatti consigliere regionale, era stato querelato da sette nomadi sinti e dall’Opera Nazionale Nomadi (Onn) assieme a Matteo Bragantini, Barbara Tosi (sorella di Flavio), Luca Coletto, Enrico Corsi e Maurizio Filippi. Già in primo grado, nel dicembre 2004 i sei erano stati condannati per discriminazione razziale a sei mesi.
Il 30 gennaio del 2007 la Corte d’Appello di Venezia aveva ridotto le pene a due mesi, assolvendoli dall’accusa di odio razziale. Il verdetto era stato poi parzialmente annullato dalla Cassazione – con il mantenimento però dell’assoluzione per l’ipotesi di odio razziale – e rinviato a nuovo esame, sempre a Venezia.
A carico degli esponenti leghisti anche un risarcimento danni di 2500 euro per ognuno dei sinti costituitisi parte civile e di cinquemila euro a favore dell’Onn.
Ricorrerà in Cassazione il sindaco di Verona Flavio Tosi. Lo ha annunciato lo stesso Tosi non appena informato della decisione dei giudici lagunari. «Avevano ragione – osserva il sindaco – quanti mi dicevano che sarebbe stato ben difficile che una sezione della Corte d’Appello smentisse un’altra. Alla fine sarà di nuovo la Cassazione a pronunciare la parola definitiva su questa vicenda». Tosi non ha dubbi sulla correttezza giuridica del proprio operato: «rifarei tutto ciò che ho fatto per difendere i miei concittadini – spiega – Purtroppo devo constatare come nella magistratura ci sia ancora chi non sa distinguere fra chi delinque e chi difende le persone oneste».