Mamme e papa’ che si trasformano in emuli di Sherlock Holmes e cercano campioni da analizzare, per fugare il sospetto che qualcosa non va, armati dei kit disponibili in laboratori e farmacie. In alcuni casi – e non senza polemiche – ‘regalati’ dall’amministrazione comunale ai genitori.
“La richiesta dei test fai da te e’ diffusa in tutto il Paese. Ma la diagnosi precoce non puo’ essere lasciata al fai da te o assegnata alla famiglia. Si tratta – sottolinea Giovanni Serpelloni, capo del Dipartimento politiche antidroga – di analisi complesse, proprio come le possibili conseguenze di una scoperta di positivita’. Le ripercussioni per la famiglia possono essere pesanti, dunque occorre garantire un supporto e un counselling”.
La gestione di questi test deve essere corretta. “Scoprire presto che il proprio figlio si droga e’ utile per mettere fine al problema in tempi rapidi. Ma questi test vanno fatti in ambulatorio, filtrati e gestiti da esperti. E soprattutto su base volontaria”. Insomma, non funziona affatto il ‘furto’ del campione da esaminare. “Il ragazzo deve essere d’accordo, anche perche’ – conclude Serpelloni – in questi casi un rifiuto e’ gia’ una risposta”.