Le forze speciali, inviate recentemente dal Governo nazionale a Rio de Janeiro per contrastare l’azione di gruppi criminali, non sono riuscite ad impedire i terribili fatti di sangue avvenuti negli ultimi giorni e che hanno provocato la morte di 13 persone. Cinque adolescenti dai 14 ai 18 anni che vivevano nella favela Mare’ -senza precedenti penali, rei soltanto di abitare in quella zona- e che la sera del 24 gennaio erano andati nella zona nord di Rio per giocare a pallone con gli amici, sono stati sequestrati, torturati, uccisi e squartati. Gli esecutori del crimine appartengono presumibilmente a una banda di narcotrafficanti che avrebbero confuso i ragazzi con membri di un’organizzazione rivale. I cadaveri, insieme a quelli di due adulti, anch’essi mutilati, sono stati trovati all’interno di una macchina abbandonata di fronte a un Pronto Soccorso. Alcune ore dopo, altri cinque corpi, questa volta uccisi dalla polizia, si aggiungevano al macabro bilancio della giornata. Fonti giornalistiche segnalavano ancora un’altra persona assassinata nell’area settentrionale della citta’, probabilmente un narcotrafficante. Stando alle dichiarazioni ufficiali, l’elenco dei morti include persone sospettate di aver partecipato all’ondata di attacchi che in dicembre hanno causato almeno 26 omicidi a Rio. E’ stata proprio quella mattanza a motivare la richiesta del governatore Sergio Cabral al presidente Luiz Inacio Lula da Silva di rafforzare la vigilanza armata, in vista del momento clou della stagione turistica in citta’. Secondo alcuni investigatori, queste ultime esecuzioni potrebbero essere una dimostrazione di forza dei narcos contro i 600 agenti di Fuerza Nacional de Seguridad inviati dal Governo. Da parte loro, gli abitanti della citta’ contano i caduti dell’uno e dell’altro versante quasi si trattasse dei risultati di una partita di calcio. “Delinquenti: 26; poliziotti: 5”.