In occasione della Sessione speciale dell’Assemblea generale dell’Onu sulle droghe (Ungass) del 1998, personalita’ politiche ed esperti di tutto il mondo indirizzarono al Segretario generale Kofi Annan una lettera aperta, invitando l’Onu a non rincorrere obiettivi impossibili ma a restare con i piedi per terra: visto che, in nome dell’obiettivo di una società libera dalla droga, gli stati membri spesso violano i diritti umani, distruggono l’ambiente e riempiono le carceri di persone che non hanno commesso reati violenti. «Proposte realistiche per ridurre i reati, le malattie e le morti per droga – scrivevano – vengono lasciate cadere per abbracciare il progetto demagogico di creare società libere dalla droga. Insistere con le nostre politiche attuali ci porterà solo a un maggiore abuso di sostanze, a un aumento del narcotraffico e della criminalità, a maggiori malattie e sofferenze». Purtroppo nel 1998 quelle voci rimasero inascoltate. «Un mondo libero dalla droga – possiamo farcela!» – questo slogan dominò l’Ungass, e gli stati membri si impegnarono a raggiungere l’eliminazione (o almeno una riduzione significativa e misurabile) delle droghe illecite entro dieci anni.
Kofi Annan dichiarò che un giorno il mondo avrebbe considerato l’Ungass 1998 come l’inizio di una nuova era. Quando nel 1919 gli Usa introdussero la proibizione federale sull’alcol, Billy Sunday, un evangelico, predicava l’inizio di un nuovo paradiso sulla terra. La storia ha dimostrato l’infondatezza di entrambe le previsioni.
Oggi nel mondo la produzione e il consumo di droghe illecite sono più elevati che mai. Negli ultimi dieci anni la produzione di eroina è raddoppiata, la produzione di cocaina è aumentata del 20 per cento. Purtroppo, lo slogan di un mondo libero dalla droga, a dieci anni di distanza, ci viene ancora riproposto: la presidente della Commissione sulle droghe narcotiche (Cnd) lo ha ripetuto il 7 agosto 2008 nel suo discorso inaugurale al forum globale delle Ong a Vienna.
Ancora più terribile e’ il costo che paghiamo nel tentativo fallito di imporre il divieto: milioni di consumatori sono dietro le sbarre e centinaia di migliaia di persone che si iniettano le droghe hanno contratto l’Hiv e l’Epatite C: ai governi interessano più le misure punitive che cercare di ridurre i danni. Le nostre città registrano una escalation dei crimini violenti a causa del narcotraffico, che frutta alle organizzazioni criminali 400 miliardi di dollari all’anno. La corruzione inquina le agenzie per la lotta alla droga e le istituzioni politiche. In molti paesi i diritti umani dei consumatori vengono violati anche in nome delle cure: troppo spesso vengono messi in campi di lavoro, in strutture per la disintossicazione forzata e in altre strutture punitive e inumane. L’accesso a forme efficaci di trattamento della tossicodipendenza, e di prevenzione dell’Epatite C e dell’Hiv è molto limitato in quasi tutto il mondo. I potenziali utenti di questi servizi soffrono non solo per la criminalizzazione ma anche per la stigmatizzazione, la discriminazione e l’esclusione sociale in cui incorrono.
In questi giorni i governi di tutto il mondo sono chiamati a valutare le politiche antidroga degli ultimi dieci anni. I loro rappresentanti si incontreranno a Vienna l’11 e il 12 marzo per fare un bilancio e adottare una nuova Dichiarazione politica. Anche se un cambiamento radicale è improbabile, la nuova Dichiarazione potrebbe far si’che le future politiche sulle droghe diventino più consone alle esigenze delle nostre comunità. Il documento deve prevedere il rispetto dei diritti umani dei consumatori e dei coltivatori, un più ampio accesso ai servizi di riduzione del danno e un maggiore coinvolgimento della società civile. Alcuni governi sono contrari a qualunque cambiamento, e purtroppo il governo italiano sembra essere tra questi. Secondo quanto riferito dai media, attualmente la delegazione italiana si oppone alla posizione comune dell’Ue che sostiene la riduzione del danno. Se vogliamo risvegliare il mondo dall’incubo della guerra globale alla droga, l’Europa deve essere unita e difendere una politica sulle droghe più umana ed efficace.
(La campagna “Vienna 2009” su www.fuoriluogo.it)
*Hungarian Civil Liberties Union