Mentre in Italia si attende con trepidazione l’udienza del prossimo 16 gennaio del TAR del Lazio sull’inclusione arbitraria del cannabidiolo CBD nella tabella delle sostanze stupefacenti, l’uso terapeutico delle molecole sotto controllo internazionale va avanti. È il caso della psicoterapia assistita da psichedelici, un approccio terapeutico che combina l’uso di piante o sostanze e la psicoterapia per il trattamento, in particolare, del disturbo da stress post-traumatico, PTSD, e della depressione resistente al trattamento. Nel mondo anglosassone si stanno consolidando ricerche e trial clinici che, molto probabilmente, l’anno prossimo porteranno la Food and Drug Administration a riconoscere l’MDMA come medicina per la cura del PTSD. Si tratta di successi frutto dall’alleanza di associazioni di malati, psiconauti e ricercatori che si sono assunti la responsabilità di ricercare “nuove” possibilità terapeutiche.
Gli psichedelici non creano dipendenza e, come hanno recentemente dimostrato le ultime pubblicazioni di MAPS (Multidisciplinary Association for Psychedelic Studies), anche con una sola somministrazione nel 63% la psicoterapia risulta efficace nei casi di cura dello stress post-traumatico.
A settembre l’editoriale di The Lancet ricordava che rispetto agli attuali trattamenti per la depressione, la psicoterapia assistita da psichedelici ha un impatto più diretto sull’attività cerebrale e può portare a intuizioni profonde, promuovere l’introspezione, il rilascio emotivo e i cambiamenti cognitivi. Un altro studio, in fase di revisione, sostiene che i benefici terapeutici hanno dimostrato di portare a una remissione prolungata della depressione a 18 mesi dopo un singolo trattamento.
Di queste “avanguardie psichedeliche” si è parlato in un incontro organizzato dall’Associazione Luca Coscioni e Science for Democracy il 17 ottobre con esperti dell’azienda canadese Numinus, del vice-direttore di MAPS, del fondatore della coalizione europea PAREA, che si interessa dell’incrocio tra psichedelici e salute mentale e del promotore dell’iniziativa civica PsychedeliCare.
Dal 2020 in Canada sono stati fatti passi avanti per l’uso terapeutico della psilocibina nelle fasi finali della vita di persone con malattie incurabili. Dal caso di Thomas Hartle (il manifesto 23 marzo 2022), malato terminale di cancro e primo canadese ad aver avuto accesso legale alla psilocibina per fini medici, la situazione normativa e scientifica è andata evolvendosi positivamente ponendo il Canada all’avanguardia dell’offerta terapeutica psichedelica. La psilocibina è una triptamina psichedelica presente in alcuni funghi allucinogeni e in Canada se ne usa una versione sintetica.
Grazie a PAREA esiste anche un intergruppo al Parlamento europeo che ha avviato un lavoro di condivisione scientifica, sensibilizzazione pubblica e interazioni con l’agenzia del farmaco europea, EMA, per far sì che una volta ottenuto l’ok dall’FDA su MDMA anche in Europa si possa far tesoro dell’esperienza USA. L’Associazione Luca Coscioni, che da tre anni produce il podcast “illuminismo psichedelico” ha fatto proprie le proposte emerse dall’incontro per condividere o rafforzare, anche in Italia, conoscenze, consapevolezze e coraggio per vivere in pieno questo rinascimento psichedelico. In particolare la mobilitazione psychedelicare.eu per cui sarà necessario raccogliere un milione di firme in almeno sette stati europei per chiedere formalmente alla Commissione europea impegni chiari per queste piante e molecole sotto controllo internazionale.
In attesa del TAR, delle iniziative europee e delle decisioni dell’FDA bisognerebbe che l’accademia o la professione medica in Italia trovassero altrettante convinzioni e consapevolezze per portare anche da noi il rinascimento psichedelico. Anche perché il loro uso medico non è proibito.