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In America latina è urgente un “cambiamento di paradigma” nella politica delle droghe: è questa la posizione di recente assunta dalla Commissione latino-americana sulle droghe e la democrazia, un comitato ad alto livello, composto da 14 personalità politiche di spicco e presieduto dagli ex presidenti del Brasile, della Colombia e del Messico ( Cardoso, Gaviria e Zedillo). Nel rapporto finale, la Commissione chiede di valutare attentamente le alternative all’approccio proibizionista, dalla riduzione del danno alla decriminalizzazione della canapa e del consumo di tutte le droghe.
Non è esagerato affermare che l’America latina è uno dei continenti più duramente colpiti dalle politiche globali sulle droghe. Il fallimento della war on drugs è evidente: la coltivazione, la produzione e il traffico sono in aumento, e le conseguenze negative si fanno sentire in termini di violenza, urbana e rurale, e di instabilità politica.
Tra la fine degli anni ’70 e gli anni ’80, in quasi tutti i paesi latino-americani è stato introdotto e applicato un modello normativo teso a criminalizzare le condotte connesse alle droghe, al punto che circa la metà della popolazione carceraria attualmente è detenuta per reati di droga. Quasi tutti i paesi sono alle prese con un grave sovraffollamento delle carceri, il sistema giudiziario è sovraccaricato dai procedimenti per droga, e solo di recente alcuni governi hanno deciso di tenere presente il principio di proporzionalità delle pene. La maggior parte dei detenuti proviene dagli strati più poveri della popolazione, mentre i grandi trafficanti sfuggono quasi sempre alla giustizia.
Ci sono tuttavia molti segni di cambiamento. In Argentina alcuni magistrati hanno cominciato a chiedere che si modifichino le leggi e di recente si sono espressi per la depenalizzazione del possesso di droga per uso personale. In Brasile la giurisprudenza si sta orientando verso un approccio mite in caso di semplice possesso, e il governo ha già riformato la legge depenalizzando il possesso di “quantità ragionevoli” di sostanza per uso personale (sebbene non sia chiaro cosa debba intendersi per “quantità ragionevole”).
In Messico la questione della depenalizzazione della cannabis si è affacciata ripetutamente in parlamento, nonostante Calderon freni per non urtare gli Stati Uniti. Infine, il nuovo governo dell’Ecuador ha amnistiato i condannati per spaccio. La nuova legge depenalizzerà il possesso per uso personale, e la nuova Costituzione prevede la tutela della salute e dei diritti umani.
In America latina gli oppiacei sono assenti dalla scena ma esiste, sia pure in misura limitata, l’uso di cocaina per via iniettiva. Alcuni governi, come il Brasile e l’Uruguay, stanno lottando per fare della riduzione del danno una politica nazionale. Altri paesi la applicano, ma senza nominarla esplicitamente.
Lentamente si sta sviluppando un modello latino americano di riduzione del danno, alla luce dei contesti e dei modelli di consumo locali. La Colombia ha vari programmi finanziati con fondi federali che si ispirano alla filosofia della riduzione del danno, ma al meeting Onu di Vienna per la revisione decennale delle politiche sulle droghe questo paese si è opposto tenacemente all’inserimento del termine «riduzione del danno» nella dichiarazione politica. L’Unodc, l’agenzia Onu sulle droghe, ricorre formalmente alla riduzione del danno nel Cono Sur (Brasile, Uruguay e Argentina) chiamandola col suo nome, anche se, a Vienna, ha rimosso questo termine da tutti i suoi documenti. Sia in Brasile che in Uruguay la riduzione del danno è una politica ufficiale del governo. Sono in corso inoltre sperimentazioni per trattamenti sostitutivi con cannabis e foglia di coca, in quanto sostanze meno pericolose della cocaina e della pasta di cocaina o crack. Tuttavia il dibattito politico pubblico è ancora condizionato dall’emotività e dalla retorica “morale”, molto dipenderà dall’atteggiamento che assumeranno i media. Uno degli obiettivi principali della Commissione latino-americana sulle droghe e la democrazia è rompere il silenzio e favorire il dibattito, per avviare una valutazione non ideologica dello stato delle cose: in alcuni casi – in Brasile, in Messico e in parecchi paesi del centro-America – il tasso di violenza legato alla droga è tale da richiedere una risposta politica prima che repressiva.

Il rapporto della Commissione sulle droghe e la democrazia su www.fuoriluogo.it: Scarica il Rapporto (in inglese, formato pdf)

*TransNational Institute, Amsterdam

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    Statement by the Latin American Commission on Drugs and Democracy February 2009
    Aggiunto in data: 28 Novembre 2018 14:50 Dimensione del file: 979 KB Download: 195