In versione integrale l’articolo di Leonardo Fiorentini, segretario di Forum Droghe, pubblicato su l’Unità del 25 gennaio 2024.
È arrivata finalmente sul tavolo del governo di centrodestra della Repubblica Ceca la bozza della nuova legge sulle droghe, che include come annunciato anche forme di regolamentazione legale della cannabis. Parte del piano governativo sulle dipendenze verso il 2025, la legge vuole regolamentare le sostanze illegali secondo il loro livello di nocività, mirando a politiche basate sulle evidenze scientifiche, sulla prevenzione del rischio e la riduzione del danno.
Dopo alcuni mesi di lavoro, il coordinatore nazionale antidroga Jindřich Vobořil ha presentato una versione “edulcorata” rispetto agli annunci dello scorso anno, almeno per quello che riguarda la cannabis. Come in Germania, la proposta di riforma si è in qualche modo allineata alle indicazioni dell’Unione Europea, limitandosi così all’autorizzazione della coltivazione ad uso personale, anche nella forma associata dei Cannabis Social Club. Escluso per il momento un vero e proprio mercato regolato della cannabis. Vobořil non esclude però la possibilità che questa opzione possa ritornare in gioco. E con lui il Partito Pirata, che sostiene il governo della Repubblica Ceca e che ha già annunciato di voler aprire un confronto per allargare il perimetro di intervento, almeno fino ad un test pilota di mercato legale della cannabis
D’altro canto fa parte della maggioranza anche il Partito Popolare, che non pare particolarmente convinto. Secondo Marek Výborný, Ministro dell’Agricoltura, la riforma rischierebbe di aumentare il consumo, le dipendenze e quindi la spesa sanitaria. Allarmi che l’esperienza degli Stati che hanno già legalizzato smentisce, o che possono essere affrontati con una regolamentazione ben fatta. Lo stesso Vobořil ha sempre sostenuto che una regolamentazione rigorosa avrebbe reso la prevenzione più efficace, oltre che ottenere risorse dalla tassazione per sostenere le attività di trattamento.
Pur rimanendo illegale, il possesso e la coltivazione per uso personale di limitate quantità (5 piante e 15grammi di cannabis) sono già state decriminalizzate nel 2010, mentre la cannabis terapeutica è legale dal 2013. Si tratterebbe quindi, paradossalmente, di una stretta, almeno per i coltivatori cechi. La proposta, per quanto trapelato, prevederebbe infatti un obbligo di registrazione, non solo per i Cannabis Social Club e i loro soci, ma anche per i coltivatori casalinghi.
Le associazioni antiproibizioniste hanno comunque accolto con favore l’iniziativa legislativa, al di là dei limiti evidenziati. Certo, per gli attivisti l’assenza di un canale distributivo di mercato, risulta essere una soluzione parziale. Se consentire l’autoproduzione e i cannabis club rimangono due passi importanti nella giusta direzione, come scrivono in un comunicato Legalizace.cz, CzecHemp e Asociace bezpečného konopí (Associazione Canapa Sicura) è probabile che non si riesca a scalfire in modo decisivo “gli enormi e sempre crescenti profitti dei produttori e spacciatori illegali, che rappresentano il rischio maggiore per i giovani e, per estensione, per la società nel suo complesso”.
“Non capisco perché il governo abbia deciso di eliminare dalla proposta la parte più importante e più facilmente applicabile della prossima riforma” ha dichiarato Tomas Vymazal, presidente dell’Associazione Canapa Sicura che ha fatto parte del gruppo di lavoro coordinato da Vobořil.
La ragione è evidentemente politica, e risiede nell’approccio che pare avere assunto la Commissione Europea di difesa di una interpretazione restrittiva della decisione quadro del Consiglio d’Europa del 2004, volta ad armonizzare le normative europee sulle droghe. Questa prevede esplicitamente la non punibilità delle condotte per mero uso personale, coltivazione compresa, mentre richiede la definizione di pene detentive per le condotte “non autorizzate”. Sull’interpretazione del concetto di autorizzazione, e la sua estensione anche a regimi di regolamentazione legale sinora Malta, Germania, Repubblica Ceca non sembrano averla avuta vinta. L’Olanda invece pare semplicemente non preoccuparsene, in virtù del formale divieto legislativo sulla cannabis, continuando nella politica della tolleranza per i coffeshop ed ora anche iniziando la sperimentazione del loro approvvigionamento legale. La Germania ha chiesto una revisione di quella decisione quadro, che dovrebbe essere in agenda per quest’anno, proprio a cavallo delle elezioni per il Parlamento Europeo. Mai come questa volta il voto europeo potrebbe avere implicazioni anche sulle politiche sulla cannabis.