[24/06/2009] Quattro deputati americani – Barney Frank, Ron Paul, Maurice Hinchey e Dana Rohrabacher – hanno presentato in questi giorni al Congresso una proposta di legge per ridurre l’impatto della legge federale sul consumo personale di marijuana nella popolazione adulta. Si tratta di una iniziativa “trasversale”: Frank e Hinchey sono democratici, Paul e Rohrabacher repubblicani. Il disegno di legge, denominato Act to Remove Federal Penalties for Personal Use of Marijuana by Responsible Adults, impedirebbe di perseguire penalmente in base alla legge federale il possesso di cannabis fino a 100 gr per consumo personale, e la cessione a titolo gratuito fino a un’oncia (28,3 gr). Sarebbe tuttavia prevista una multa di cento dollari per chi consuma in pubblico.
Se la proposta fosse approvata, si applicherebbero di fatto le leggi vigenti nei singoli stati. Tredici di essi hanno già adottato norme che depenalizzano il possesso di marijuana per uso personale da parte di adulti, limitandosi a prevedere una sanzione amministrativa. L’approvazione del disegno di legge presentato in questi giorni consentirebbe agli stati di compiere un ulteriore passo avanti, dalla depenalizzazione a forme di vera e propria regolazione – e tassazione – del consumo personale.
Il promotore e primo firmatario dell’iniziativa, Barney Frank, ha specificato che il suo disegno di legge non riguarderebbe la coltivazione o la vendita di marijuana a scopo di lucro; non costituirebbe una forma di legalizzazione del narcotraffico né creerebbe ostacoli per perseguire tali attività a livello federale; non avrebbe alcun effetto sulle leggi statali sulla marijuana; non comporterebbe uno spostamento della collocazione della marijuana nella prima tabella della legge federale (Controlled Substances Act).
Quest’ultima annotazione merita una particolare attenzione perché interessa il dibattito sulla marijuana medica. Infatti nella prima tabella sono annoverate le sostanze ritenute prive di qualità terapeutiche e quindi non prescrivibili. Al contrario, nella seconda tabella si trovano sostanze come l’oppio, la cocaina, le anfetamine che, pur essendo vietate, possono essere prescritte in taluni casi. La collocazione della marijuana nella prima tabella espone quindi quei medici che prescrivono la canapa ai malati in base alle leggi statali – come avviene ad esempio in California con i famosi cannabis clubs – al rischio di una denuncia penale in base alla legge federale.
Attualmente il presidente Obama ha concesso una sorta di tregua sulla canapa medica, mettendo fine ai raid degli agenti federali contro i pazienti. Tuttavia il movimento pro-medical marijuana teme che essi possano riprendere in futuro, e solo una modifica legislativa darebbe garanzie a lungo termine. Per questo motivo, Frank ha presentato una proposta di legge specifica sulla marijuana medica, il “Marijuana Patient Protection Act”, che ha raccolto 16 adesioni di altrettanti deputati firmatari (due i repubblicani: Paul e Rohrabacher). «Su questa questione – ha dichiarato – la popolazione nel paese è più avanti dei politici. Molti rappresentanti eletti esitano a sostenere qualunque proposta che possa essere vista come un indebolimento delle nostre leggi sulle droghe, ma io credo che questa sia una idea di buon senso, che darà a persone sofferenti un po’ di sollievo».
Per Frank, quella sulla marijuana medica è una vecchia battaglia: da quando è stato eletto per la prima volta al Congresso, nel 1995, ha depositato un suo disegno di legge in tutte le legislature.
Quanto alla possibilità che le due proposte di legge vengano approvate, lo stesso Frank appare piuttosto cauto secondo quanto riferisce uno dei blog più seguiti negli Stati Uniti, l’Huffington Post (22/06/09). E anche l’ufficio stampa del presidente Obama non avrebbe fornito alcun commento.
Secondo il direttore esecutivo di Drug Policy Alliance Ethan Nadelmann, recentemente intervistato da un quotidiano italiano (City, 10/06/09), «su questo tema Casa Bianca e Congresso seguiranno l’iniziativa popolare, non la guideranno», un po’ come avvenne per la fine del proibizionismo negli anni ’30: «a ritirare le proprie leggi contro gli alcolici furono prima i singoli stati; solo poi il Congresso cambiò la legge federale». Oggi l’apertura più significativa sulla legalizzazione è senz’altro quella del governatore Schwarzenegger: come osserva Nadelmann, la California è in una situazione economica molto difficile e la legalizzazione della marijuana porterebbe nelle casse dello stato un miliardo di dollari l’anno. (marina impallomeni)
Se la proposta fosse approvata, si applicherebbero di fatto le leggi vigenti nei singoli stati. Tredici di essi hanno già adottato norme che depenalizzano il possesso di marijuana per uso personale da parte di adulti, limitandosi a prevedere una sanzione amministrativa. L’approvazione del disegno di legge presentato in questi giorni consentirebbe agli stati di compiere un ulteriore passo avanti, dalla depenalizzazione a forme di vera e propria regolazione – e tassazione – del consumo personale.
Il promotore e primo firmatario dell’iniziativa, Barney Frank, ha specificato che il suo disegno di legge non riguarderebbe la coltivazione o la vendita di marijuana a scopo di lucro; non costituirebbe una forma di legalizzazione del narcotraffico né creerebbe ostacoli per perseguire tali attività a livello federale; non avrebbe alcun effetto sulle leggi statali sulla marijuana; non comporterebbe uno spostamento della collocazione della marijuana nella prima tabella della legge federale (Controlled Substances Act).
Quest’ultima annotazione merita una particolare attenzione perché interessa il dibattito sulla marijuana medica. Infatti nella prima tabella sono annoverate le sostanze ritenute prive di qualità terapeutiche e quindi non prescrivibili. Al contrario, nella seconda tabella si trovano sostanze come l’oppio, la cocaina, le anfetamine che, pur essendo vietate, possono essere prescritte in taluni casi. La collocazione della marijuana nella prima tabella espone quindi quei medici che prescrivono la canapa ai malati in base alle leggi statali – come avviene ad esempio in California con i famosi cannabis clubs – al rischio di una denuncia penale in base alla legge federale.
Attualmente il presidente Obama ha concesso una sorta di tregua sulla canapa medica, mettendo fine ai raid degli agenti federali contro i pazienti. Tuttavia il movimento pro-medical marijuana teme che essi possano riprendere in futuro, e solo una modifica legislativa darebbe garanzie a lungo termine. Per questo motivo, Frank ha presentato una proposta di legge specifica sulla marijuana medica, il “Marijuana Patient Protection Act”, che ha raccolto 16 adesioni di altrettanti deputati firmatari (due i repubblicani: Paul e Rohrabacher). «Su questa questione – ha dichiarato – la popolazione nel paese è più avanti dei politici. Molti rappresentanti eletti esitano a sostenere qualunque proposta che possa essere vista come un indebolimento delle nostre leggi sulle droghe, ma io credo che questa sia una idea di buon senso, che darà a persone sofferenti un po’ di sollievo».
Per Frank, quella sulla marijuana medica è una vecchia battaglia: da quando è stato eletto per la prima volta al Congresso, nel 1995, ha depositato un suo disegno di legge in tutte le legislature.
Quanto alla possibilità che le due proposte di legge vengano approvate, lo stesso Frank appare piuttosto cauto secondo quanto riferisce uno dei blog più seguiti negli Stati Uniti, l’Huffington Post (22/06/09). E anche l’ufficio stampa del presidente Obama non avrebbe fornito alcun commento.
Secondo il direttore esecutivo di Drug Policy Alliance Ethan Nadelmann, recentemente intervistato da un quotidiano italiano (City, 10/06/09), «su questo tema Casa Bianca e Congresso seguiranno l’iniziativa popolare, non la guideranno», un po’ come avvenne per la fine del proibizionismo negli anni ’30: «a ritirare le proprie leggi contro gli alcolici furono prima i singoli stati; solo poi il Congresso cambiò la legge federale». Oggi l’apertura più significativa sulla legalizzazione è senz’altro quella del governatore Schwarzenegger: come osserva Nadelmann, la California è in una situazione economica molto difficile e la legalizzazione della marijuana porterebbe nelle casse dello stato un miliardo di dollari l’anno. (marina impallomeni)