Numero 72 – Aprile 2024
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A cura di Francesco Crestani
Associazione Cannabis Terapeutica
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Fibromialgia: sondaggio della Mayo Clinic
E’ stato condotto un sondaggio elettronico tra i pazienti con diagnosi di fibromialgia e trattati presso la Mayo Clinic, Rochester, Minnesota. Il sondaggio è stato inviato in forma anonima tramite software basato sul web a pazienti con diagnosi di fibromialgia. Dei 5.234 pazienti affetti da fibromialgia a cui è stato inviato il sondaggio, 1.336 (25,5%) hanno risposto e hanno soddisfatto i criteri di inclusione. Quasi la metà degli intervistati (49,5%, n=661) ha riferito di fare uso di cannabis sin dalla diagnosi di fibromialgia. I sintomi più comuni per i quali gli intervistati hanno riferito di usare cannabis sono stati il dolore (98,9%); affaticamento (96,2%); stress, ansia o depressione (93,9%); e insonnia (93,6%). Il miglioramento dei sintomi del dolore con l’uso di cannabis è stato riportato dall’82%. La maggior parte degli intervistati che utilizzano cannabis hanno riferito che la cannabis ha anche migliorato i sintomi di stress, ansia, depressione e insonnia. Circa il 35% dei pazienti consumava cannabis contenente principalmente THC e il 34% una miscela THC-CBD, e il dosaggio giornaliero non era costante nel 62% dei pazienti. Gli autori concludono che, considerando che la cannabis è una scelta popolare tra i pazienti per la gestione dei sintomi della fibromialgia, i medici dovrebbero avere una conoscenza adeguata della cannabis quando discutono le opzioni terapeutiche per la fibromialgia con i loro pazienti.
In un editoriale che accompagna l’articolo, il commento finale è che “Indipendentemente dalla visione formale dei Ministeri della Salute di tutto il mondo, la cannabis medica sembra penetrare in molte comunità di pazienti basandosi sulla “saggezza della folla” e sulla sua elevata disponibilità nonostante lo status legale formale. Ciò è degno di nota in quanto l’uso di farmaci “approvati” per la fibromialgia negli studi del “mondo reale” è estremamente deludente. In sintesi, sebbene l’uso della cannabis medica insieme ad altri trattamenti della fibromialgia sembri essere un’opzione promettente e disponibile nelle malattie difficili da trattare, almeno in alcuni paesi, è fondamentale fare attenzione. Sono necessarie prove più solide da studi più ampi per garantire l’uso sicuro della cannabis medica”.
https://www.mayoclinicproceedings.org/article/S0025-6196(24)00025-9/abstract
https://www.mayoclinicproceedings.org/article/S0025-6196(24)00102-2/fulltext
USA: l’introduzione della cannabis medica riduce i problemi di salute mentale
Studiosi dellè facoltà di Economia delle Università di Cambridge e di Basilea hanno valutato l’impatto dell’introduzione delle leggi sulla cannabis medica negli stati degli Stati Uniti sulla salute mentale autodichiarata, considerando le diverse motivazioni del consumo di cannabis. L’ analisi si basa sui dati di un sondaggio condotto su quasi otto milioni di intervistati tra il 1993 e il 2018. Si è trovato che un accesso facilitato alla pianta attraverso le leggi sulla cannabis medica riduce il numero di giorni segnalati con cattiva salute mentale per gli individui con un’alta propensione a consumarla per scopi medici e per quegli individui che probabilmente soffrono di dolori frequenti.
https://www.cambridge.org/core/journals/health-economics-policy-and-law/article/medical-marijuana-laws-and-mental-health-in-the-united-states/D655A58049CC6194FC716EB78435F320
Australia: stigma sui pazienti con tumore che la usano
Questo studio ha indagato su come gli australiani malati di cancro razionalizzano il loro uso di cannabis medicinale. Dieci adulti (5 maschi e 5 femmine; età media 53,3) che hanno utilizzato cannabis a scopo terapeutico per il cancro sono stati intervistati nel 2021-2022 su come hanno utilizzato e avuto accesso alla sostanza, sugli atteggiamenti e le convinzioni alla base del loro uso e sulle conversazioni con altri su cannabis medicinale. I partecipanti avevano un cancro dell’intestino, della pelle, dell’esofago, dello stomaco, della tiroide, della mammella e un linfoma di Hodgkin per il quale erano in trattamento (n = 5) o sotto sorveglianza (n = 5), e la maggior parte (n = 6) aveva riscontrato malattia metastatica. La cannabis è stata utilizzata per trattare una varietà di sintomi correlati al cancro come dolore, scarso sonno e umore basso. La cannabis era percepita come naturale e quindi meno rischiosa dei prodotti farmaceutici. I partecipanti hanno legittimato il loro uso di cannabis terapeutica sottolineandone le qualità naturali e prendendo le distanze dai consumatori problematici o dalle sostanze più rischiose. Le barriere legate ai costi e la mancanza di comunicazione tra gli operatori sanitari hanno ostacolato l’accesso alle prescrizioni. Allo stesso modo, i partecipanti hanno affrontato l’uso della cannabis terapeutica in modo indipendente a causa della mancanza di indicazioni da parte degli operatori sanitari.
https://link.springer.com/article/10.1007/s00520-024-08439-w
Stato di Washington: due su cinque sopravvissuti al tumore l’hanno usata
Sono state identificate le persone con diagnosi di cancro invasivo nei 6-17 mesi precedenti, da aprile 2020 a dicembre 2020, utilizzando un apposito registro dei tumori. I partecipanti (n = 1.515) hanno completato un questionario, comprendente dati demografici, anamnesi medica, uso di cannabis e uso di altre sostanze. Le caratteristiche del cancro e la data della diagnosi sono state ottenute dai dati del registro SEER. Nel complesso, il 41,3% dei sopravvissuti ha riferito di aver fatto uso di cannabis in qualsiasi momento dopo la diagnosi, più comunemente tramite alimenti (60,5%) e fumo (43,8%). I motivi di utilizzo più frequentemente riportati sono stati il sonno (54,5%), l’umore, lo stress, l’ansia e la depressione (44,3%), il dolore (42,3%) e lo svago (42,3%). L’uso di cannabis era associato a età più giovane, etnia (bianchi vs asiatici), minore istruzione, fumo precedente o attuale, consumo di più di 2 bevande contenenti alcol al giorno, cancro in stadio avanzato e sede del cancro. Quindi in questa prima valutazione dell’uso di cannabis in un campione di popolazione, collegato a un registro, di sopravvissuti a tutti i tipi di cancro, residenti in uno stato in cui la cannabis ricreativa e terapeutica è legale da un decennio, circa 2 sopravvissuti su 5 hanno riportato uso.
https://link.springer.com/article/10.1007/s10552-024-01860-w
Canada: l’uso di cannabis non fa ridurre il consumo di benzodiazepine
C’è un crescente interesse clinico sui potenziali “effetti di risparmio” della cannabis terapeutica come strategia per ridurre l’uso di benzodiazepine. In questo studio su 9690 pazienti, nel periodo di follow-up successivo all’autorizzazione della cannabis terapeutica non è stato riscontrato alcun cambiamento complessivo nell’uso di benzodiazepine nei pazienti con cannabis medica autorizzata rispetto ai controlli abbinati.
https://bmcpublichealth.biomedcentral.com/articles/10.1186/s12889-024-18356-6
Canada: gli anziani ritengono sicura la cannabis medica
E’ stato completato un sondaggio online sulle percezioni, le conoscenze e le esperienze con la cannabis degli anziani. Un totale di 1615 canadesi ha completato il sondaggio. Gli intervistati si identificavano principalmente come uomini (49,7%) o donne (48,5%) di origine caucasica. La maggior parte dei partecipanti considerava la cannabis un’alternativa ragionevole (65,8%) e una modalità di trattamento efficace (70,5%) per la gestione dei sintomi negli anziani. Pochi intervistati (16,4%) ritengono che gli anziani rispetto ai più giovani corrano un rischio maggiore di effetti collaterali e il 34,5% ritiene che la cannabis sia sicura da usare con la maggior parte dei farmaci.
https://link.springer.com/article/10.1007/s40266-024-01109-w
Germania: cannabis come riduzione del danno da oppioidi
Vari studi hanno dimostrato che le persone con disturbo da uso di sostanze usano la cannabis per ridurre l’astinenza o la dose della droga principale. Utilizzando un questionario sul consumo di cannabis, 118 partecipanti a un trattamento di mantenimento con oppioidi (OMT) in Germania sono stati esaminati riguardo a questa strategia. Il 60% ha riferito di usare cannabis. Di questi, il 72% utilizzava la cannabis nel modo suggerito. La cannabis è stata utilizzata in sostituzione, ad esempio, dell’eroina (44,8%) e delle benzodiazepine (16,4%).
https://link.springer.com/article/10.1007/s00406-023-01718-3
Sativex nella sclerosi multipla
Le persone con spasticità da sclerosi multipla (SM) sperimentano una varietà di sintomi e hanno aspettative individuali riguardo a un nuovo trattamento. Questo studio ha indagato le percezioni dei pazienti circa l’efficacia e la tollerabilità di nabiximols spray oromucosale (Sativex ® ) quando aggiunto agli attuali farmaci per la spasticità. Gli obiettivi comuni del trattamento per i pazienti (n = 51) erano meno dolore, camminata migliore e miglioramento del sonno. Dopo 12 settimane di trattamento, il 62% degli obiettivi terapeutici selezionati sono stati raggiunti “come previsto” o “meglio del previsto” e il 65% dei pazienti ha considerato la propria spasticità “molto migliorata”. Sono stati registrati miglioramenti significativi nei sintomi legati alla spasticità come dolore, qualità del sonno e problemi alla vescica. Sono stati segnalati pochi effetti collaterali.
https://www.futuremedicine.com/doi/10.2217/nmt-2023-0040
Malattie neurodegenerative
Scienziati australiani hanno condotto uno studio di 12 mesi, in aperto, per la determinazione della dose, la sicurezza e l’efficacia della cannabis medica, includendo 48 soggetti affetti da una varietà di disturbi neurodegenerativi. Nei partecipanti sono stati osservati riduzione del dolore, miglioramento del sonno, miglioramento del benessere e una minore agitazione. “I nostri risultati, scrivono gli autori, suggeriscono che la cannabis medicinale potrebbe essere utile nei pazienti con disturbi neurodegenerativi nel controllare il dolore, migliorare il sonno, ridurre i comportamenti difficili, controllare sintomi insoliti e complessi quando altri trattamenti hanno fallito: questo offre alla cannabis medicinale un ruolo palliativo.”
https://www.futuremedicine.com/doi/10.2217/nmt-2023-0011
Israele: aumentato l’uso nei maschi di cannabis come anti stress dopo gli attacchi del 7 ottobre
Autori israeliani hanno studiato l’uso di sostanze per ls sindrome pst-traumatica da stress un mese dopo gli attacchi di Hamas. Scrivono: “Gli attacchi terroristici del 7 ottobre 2023 in Israele sono stati caratterizzati da una portata precedentemente sconosciuta ai cittadini israeliani. Lo scopo di questo studio era di esaminare la prevalenza e i correlati del disturbo da stress post-traumatico (PTSD), del disagio emotivo e dell’uso di sostanze che creano dipendenza tra gli adulti israeliani, circa un mese dopo gli attacchi…L’essere maschio era significativamente associato a un maggiore uso di cannabis e il livello di esposizione a eventi traumatici era significativamente associato a un maggiore uso di cannabis.”
https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S0022395624002176?via%3Dihub
Le aspettative sulla cannabis influenzano le risposte
Scienziati del Colorado riportano: “La cannabis è stata pubblicizzata per una serie di effetti farmacologici e terapeutici e i consumatori segnalano comunemente una riduzione dei sintomi di condizioni di salute fisica e mentale, tra cui ansia, depressione e dolore cronico. Sebbene esistano prove empiriche a sostegno di questi effetti del consumo di cannabis, si sa poco sulla misura in cui questi effetti derivano da fattori farmacologici rispetto a fattori di aspettativa.” A questo riguardo sono stati studiati cinquantacinque consumatori di fiori e 101 consumatori di cannabis commestibile. Le aspettative dei consumatori di cannabis hanno avuto un impatto significativo su alcuni degli effetti soggettivi acuti (dolore, depressione) dei prodotti a base di cannabis sul mercato legale. Sia tra i consumatori di fiori che di quelli commestibili, sono stati riscontrati effetti di aspettativa consistenti e significativi.
https://www.liebertpub.com/doi/10.1089/can.2023.0264
Buoni effetti palliativi in uno studio preliminare
Secondo uno studio preliminare svolto in Australia, dolore, sonno e umore sono stati i sintomi citati più frequentemente che sono migliorati. Affaticamento, nausea e deterioramento cognitivo sono stati gli effetti avversi menzionati più frequentemente.
https://www.liebertpub.com/doi/10.1089/jpm.2023.0358
Cannabis e pneumotorace: risultati inattesi
Lo pneumotorace è la presenza di aria nello spazio pleurico (lo spazio virtuale che circonda i polmoni) che provoca un collasso parziale o completo del polmone. I dati esistenti suggeriscono un’associazione tra pneumotorace spontaneo primario (PSP) e consumo di cannabis, sebbene le prove rimangano controverse. Questo studio ha utilizzato il database americano dei pazienti ricoverati negli anni 2016-2019 per esaminare i pazienti ricoverati con PSP, classificandoli come consumatori di cannabis e non consumatori. Durante il periodo di studio sono stati ammessi in totale 399.495 pazienti affetti da PSP (13.415 consumatori di cannabis e 386.080 non consumatori di cannabis). I consumatori di cannabis avevano maggiori probabilità di essere più giovani e di sesso maschile con un rischio inferiore di comorbilità al basale rispetto ai non consumatori. I consumatori di cannabis avevano un rischio minore di arresto cardiaco improvviso, uso di vasopressori, sviluppo di danno renale acuto, tromboembolia venosa, necessità di ventilazione meccanica invasiva e non invasiva, emodialisi, polmonite associata al ventilatore e necessità di tracheotomia. L’uso di cannabis è stato associato a una degenza ospedaliera più breve di 3,4 giorni. Inoltre, i consumatori di cannabis hanno mostrato un rischio inferiore di mortalità intraospedaliera. Le conclusioni sono che lo studio ha rivelato correlazioni che suggeriscono che i consumatori di cannabis con PSP potrebbero sperimentare una mortalità intraospedaliera inferiore e meno complicazioni rispetto ai non consumatori di cannabis.
https://www.cureus.com/articles/226735-investigating-the-impact-of-cannabis-consumption-on-hospital-outcomes-in-patients-with-primary-spontaneous-pneumothorax-a-nationwide-analysis#!/
L’uso di cannabis è associato a una riduzione della mortalità nel COVID
Un’analisi epidemiologica eseguita su data base americani di pazienti ricoverati per COVID nel 2020 (più di 1.600.000 persone) ha dimostrato che l’uso di cannabis era associato a una minore probabilità di morte, minori esiti secondari, minore ventilazione meccanica e minore embolie polmonari. (per gli addetti ai lavori, era stato precedentemente dimostrato il ruolo immunomodulatore dell’attivazione dei recettori dei cannabinoidi, in quanto associato all’induzione dell’apoptosi e alla soppressione della proliferazione cellulare; uno spostamento dalla risposta immunitaria Th1 a Th2 e l’induzione di cellule T regolatorie; e induzione della produzione di citochine antiinfiammatorie e inibizione della produzione di citochine proinfiammatorie).
https://jcannabisresearch.biomedcentral.com/articles/10.1186/s42238-024-00228-w