Susanna Ronconi e Leonardo Fiorentini su l’Unità del 31 agosto 2024.
Il 31 agosto di ogni anno viene rilanciata in tutto il mondo la campagna di sensibilizzazione contro le overdose (https://www.overdoseday.com/). Centinaia di eventi veicolano lo stesso messaggio: l’overdose non è il destino delle persone che usano droghe, l’overdose si può prevenire!
Proprio in quest’occasione Forum Droghe rilancia la campagna social “Sono vivo perché” per promuovere la distribuzione e l’utilizzo del naloxone, il farmaco salvavita per le overdose da oppiacei: maisenzanaloxone.fuoriluogo.it. Una campagna che invita a proseguire sulla strada, pragmatica ed efficace, della riduzione di un danno evitabile.
La prevenzione degli eventi mortali legati all’uso di droghe, in larga parte causati dagli oppiacei, dipende infatti direttamente dalle politiche delle droghe che si adottano: dove si investe sugli interventi e le politiche di Riduzione del danno (RdD) la battaglia contro le morti da overdose può essere vinta. Le politiche di RdD sostengono e promuovono comportamenti di uso più sicuri e a minor rischio, investono su capacità e competenze delle persone che usano droghe, forniscono gli strumenti di prevenzione e di pronto intervento (come il farmaco salvavita naloxone, in caso di overdose da oppiacei), attivano servizi per la tutela e la promozione della salute di chi usa, come il drug checking, ovvero l’analisi delle dosi che consente di individuare composizioni pericolose, o le stanze del consumo che offrono un ambiente protetto dove usarle.
Lo hanno ben capito gli USA, per decenni strenui oppositori della Riduzione del Danno e fautori di politiche di ‘tolleranza zero’, e oggi – dopo centinaia di migliaia di morti l’anno per overdose, causate in particolare da oppioidi sintetici come il fentanyl – promotori anche in sede internazionale della RdD. Nel marzo 2024, alla Commissione Droghe ONU di Vienna, è stata approvata una loro risoluzione che mette al centro la lotta all’overdose e indica la RdD come strategia vincente (come raccontato su queste pagine nell’edizione del 6 aprile).
La situazione nel mondo è tuttora preoccupante: a fronte di 500mila morti per overdose stimate nel solo 2022, su 193 paesi solo 105 citano la RdD nelle loro strategie, 92 hanno programmi scambia siringhe, 87 terapie metadoniche, 16 stanze del consumo, e solo 35 paesi distribuiscono naloxone; in media, l’investimento per la RdD è il 5% del necessario, come stimato da Harm Reduction International.
Nel nostro paese l’andamento delle morti per overdose è in costante calo: nel corso del 2023, sono stati rilevati 227 decessi per intossicazione acuta da sostanze stupefacenti, di cui il 46% è stato attribuito agli oppiacei, principalmente eroina. Nel 2022 erano state 298, dieci anni prima, nel 2014, 313, vent’anni prima, 2004, 653. Prima che in Italia si cominciasse ad agire la RdD, nel 1996, erano stati 1.556 i deceduti.
Dati positivi, quindi, ma 227 morti sono, sempre e comunque, troppe. Soprattutto se sono morti evitabili. Tra i molti fattori alla base di questo calo, è importante il cambiamento nei comportamenti da parte di chi usa oppiacei, improntato alla conoscenza, alla consapevolezza, alla limitazione del rischio e all’accesso agli strumenti necessari per prevenire e per soccorrere.
L’Italia è tra i primi paesi al mondo ad aver reso, già negli anni ’90, il naloxone un farmaco da banco, da metà agosto – con inspiegabile ritardo – anche nella sua formulazione spray: chiunque oggi può acquistarlo in farmacia e somministrarlo in caso di crisi. Da 30 anni i servizi di RdD possono distribuirlo ai loro utenti e alle famiglie. È una straordinaria opportunità che va sostenuta, finanziata e diffusa, perché è ancora “privilegio” di troppo poche regioni e città, come ha sottolineato anche il Comitato per i Diritti Economici e Sociali dell’ONU nelle proprie raccomandazioni all’Italia.
Il governo italiano, mentre lancia allarmi sulla comparsa del fentanyl sul mercato nero nazionale, continua invece ad osteggiare e bloccare le politiche di RdD. Prova ne è che con un esercizio degno dei migliori prestigiatori, la dizione “Riduzione del Danno” è stata espunta dalle relazioni annuali sulle dipendenze del Governo Meloni. Una scelta puramente politica e ideologica che occulta pratiche che oggi salvano ogni giorno vite sulle strade, nelle piazze e nei parchi del nostro paese, e che arriva addirittura a stigmatizzarle, come goffamente ha fatto il sottosegretario Mantovano nell’introduzione all’ultima relazione. Si rischia così, negando le evidenze scientifiche, di accrescere le morti – evitabili – da overdose solo per tenere alto il vessillo proibizionista.