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Tempo di lettura: 5 minutiIeri ha avuto ampia attenzione il rapporto della commissione contro il razzismo e l’intolleranza (Ecri) del Consiglio d’Europa, oggi la società civile italiana pone all’attenzione dell’opinione pubblica il rapporto sull’Italia dell’International Independent Expert Mechanism to Advance Racial Justice and Equality in the context of Law Enforcement promosso dal Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite.
Il gruppo di esperti dell’ONU aveva già chiaramente identificato in passato nelle politiche repressive sulle droghe uno strumento chiave di perpetuazione del razzismo istituzionale, unendosi a molte agenzie ed esperti ONU e alla societa civile. Questa preoccupante dinamica è stata confermata in relazione all’Italia, dove le politiche criminalizzanti sulle droghe, unite alla profilazione etnica da parte delle forze di polizia, sollevano – nelle parole degli esperti – “notevoli preoccupazioni in materia di diritti umani, e colpiscono in modo sproporzionato minoranze e altri gruppi vulnerabili“. Il meccanismo offre un quadro chiaro e drammatico delle violenze e delle opacità, dell’inefficienza di queste politiche – che di fatto favoriscono il narcotraffico, invece di contrastarlo – e delle conseguenze di quest’approccio punitivo non solo sulle minoranze, ma anche sulla società e sulle istituzioni, a partire dalle carceri.
“Avevamo appena letto la relazione assai critica verso l’Italia del meccanismo ONU per il superamento del razzismo nei controlli di polizia e nel sistema giudiziario, che lo stesso allarme è stato lanciato ieri anche dall’ECRI, l’organismo antirazzista del Consiglio d’Europa” commenta Susanna Ronconi, responsabile internazionale di Forum Droghe. “E i temi sono gli stessi: profilazione etnica, discriminazione, sovra-rappresentazione degli stranieri tra fermati, denunciati e incarcerati. Preoccupante anche la sottolineatura, comune a entrambi i rapporti, circa la difficoltà a monitorare e far emergere gli atti di razzismo e la mancanza di reale autonomia ed efficacia degli organismi nazionali che dovrebbero garantire i diritti. Il problema non pare riguardare singoli casi di razzismo, il problema è di sistema, strutturale e politico”
Grazia Zuffa, presidente de la Società della Ragione, sottolinea come “il rapporto descrive prigioni allo stremo, sovraffollate a causa di politiche cieche all’evidenza, in cui un altissimo numero di persone – un terzo dei quali stranieri – usa sostanze in carcere ma si vede negato l’accesso ai servizi essenziali di riduzione del danno”.
Per Giada Girelli, Harm Reduction International “il Meccanismo offre raccomandazioni precise al governo italiano su come iniziare a smantellare questo sistema – tra cui quella di adottare politiche di droga in linea coi diritti umani, decriminalizzando anche il piccolo spaccio e creando servizi di riduzione del danno e trattamento veramente accessibili. Cosi facendo si unisce al Comitato per i Diritti Economici e Sociali dell’ONU, che poco tempo fa aveva chiesto all’Italia di rivedere le sue politiche di droga, e dell‘Alto Commissario per I Diritti Umani. Il governo dovrebbe accogliere queste raccomandazioni, che delineano un percorso possibile e urgente verso politiche sulle droghe più efficaci e rispettose dei diritti umani. Purtroppo, l’unica risposta sembra essere l’ennesimo inasprimento delle pene per reati di droga.”
Leonardo Fiorentini, segretario di Forum Droghe, conclude: “nei giorni in cui il Governo Meloni cerca di piegare il diritto nazionale ed internazionale alla propria propaganda tossica sui migranti, è importante invece riaffermare una verità. Ovvero che ciò che le convenzioni sui diritti umani proclamano non sono astratti principi, ma devono essere tradotti in leggi e politiche conformi. Per questo è fondamentale costruire una prospettiva sociale e politica che impegni il prossimo Parlamento a intervenire, non solo cancellando le leggi del panpenalismo meloniano, ma anche smontando quegli obbrobri giuridici, politici e umani che sono strumenti ideali del razzismo istituzionale, ovvero le leggi Jervolino-Vassalli e Bossi-Fini.”
Scheda
INTERNATIONAL INDEPENDENT EXPERT MECHANISM TO ADVANCE RACIAL JUSTICE AND EQUALITY IN THE CONTEXT OF LAW ENFORCEMENT: COS’È?
Il meccanismo, che è costituito da un gruppo di esperti, è stato istituito dal Consiglio dei Diritti umani delle Nazioni Unite, con la risoluzione 47/21, a seguito dello sconcerto dell’opinione pubblica mondiale seguito alla morte di George Floyd, ucciso a Minneapolis il 25 maggio 2020 durante un fermo di polizia. Ha il compito di assicurare che gli stati membri affrontino e risolvano i problemi di razzismo, discriminazione e intolleranza, in particolare nel contesto delle operazioni di polizia e con attenzione alle comunità africane o da loro discendenti. L’obiettivo è prevenire e rispondere agli abusi, migliorare l’accesso alla giustizia per le vittime e garantire che i responsabili siano perseguiti. Lo scorso maggio tre esperti hanno fatto tappa in Italia per conoscere meglio la situazione nel nostro paese, visitando Roma, Milano, Catania e Napoli ed incontrando Istituzioni e Società Civile.
COSA DICONO GLI ESPERTI SU CRIMINALITÀ ORGANIZZATA E WAR ON DRUGS
Gli esperti, che hanno ricevuto informazioni sulla presenza di gruppi criminali organizzati in diverse parti del Paese, segnalano come senza un approccio incentrato sui diritti umani, gli sforzi per combattere la criminalità organizzata rischiano di creare un clima di paura e di contribuire alla stigmatizzazione delle comunità coinvolte. L’approccio punitivo dell’Italia all’applicazione della legge sulla droga solleva notevoli preoccupazioni in materia di diritti umani e colpisce in modo sproporzionato gli africani e le persone di origine africana. Gli esperti rimarcano anche, come evidenziato da diversi casi individuali, che il profiling etnico è utilizzato nell’applicazione della legge sulle droghe e come le leggi restrittive sull’immigrazione abbiano aumentato la vulnerabilità dei migranti alle politiche di contrasto alla droga, costringendoli spesso alla clandestinità e a rivolgersi ai mercati illegali per sopravvivere, compreso il traffico di droga.
LE RACCOMANDAZIONI ALL’ITALIA
Fra le varie raccomandazioni degli esperti all’Italia segnaliamo:
- Adottare un approccio alle politiche sulle droghe basato sui diritti umani. Porre fine all’attenzione per i pesci piccoli della war on drugs e depenalizzare il possesso per uso personale e il piccolo spaccio.
- Garantire servizi sulle dipendenze universalmente accessibili per i detenuti e garantire la continuità delle cure sia all’interno che tra le strutture detentive e il mondo esterno.
- Adottare un approccio alle migrazioni basato sui diritti umani e affrontare il razzismo all’interno delle autorità dell’immigrazione, compresi i fattori strutturali e istituzionali.
- Combattere il razzismo sistemico e la discriminazione razziale contro gli africani e le persone di origine africana con un approccio sistemico basato sui diritti umani, includendo nel proprio quadro giuridico una chiara definizione di discriminazione razziale, che proibisca forme dirette, indirette e intersecanti di discriminazione sia nella sfera pubblica che in quella privata.
- Affrontare la povertà e la mancanza di istruzione di qualità, di opportunità di lavoro, di assistenza sanitaria, di alloggi adeguati e di altre violazioni dei diritti umani come modo per combattere il razzismo sistemico contro gli africani e le persone di origine africana.
- Adottare un approccio nei controlli di polizia basato sui diritti umani, eliminando la profilazione etnica, assicurandosi che il profiling sia chiaramente definito e proibito dalla legge. Stabilire linee guida chiare per prevenire e combattere il profiling durante i controlli di polizia. Introdurre il numero identificativo sulle divise, regolamentare l’uso dell’intelligenza artificiale nelle attività di polizia. I dati relativi a tutti gli incidenti, le denunce e le indagini sul profiling etnico devono essere raccolti, analizzati e resi pubblici.
- Adottare una strategia nazionale per ridurre la sovra rappresentazione degli africani e delle persone di origine africana nella detenzione penale, migliorare le condizioni di detenzione e alleviare il sovraffollamento nelle carceri privilegiando l’applicazione di alternative alla detenzione.
- Rivedere e rafforzare le strategie e i programmi di prevenzione del suicidio e dell’autolesionismo nelle strutture penitenziarie e garantire che siano dotati di risorse adeguate. Garantire la disponibilità di servizi sanitari, compresi i servizi di salute mentale, in tutte le strutture penitenziarie.
- Creare un’istituzione nazionale per i diritti umani per ottimizzare l’attuazione delle raccomandazioni esistenti, comprese quelle contenute nel presente rapporto e adottare le misure necessarie per garantire l’indipendenza dell’UNAR, nella legge e nella pratica.
- Mantenere la tortura come reato distinto e grave nel Codice penale italiano e garantire che le accuse siano indagate in modo indipendente, imparziale, rapido, approfondito, efficace, credibile e trasparente e che i presunti responsabili siano debitamente perseguiti, processati e, se riconosciuti colpevoli, puniti in modo commisurato alla gravità dei loro atti.