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Le politiche di riduzione del danno, inizialmente viste come un cedimento nell’ambito della scelta repressiva, si sono progressivamente configurate come una opzione di razionalizzazione intermedia e limitata della attuale politica delle droghe, che non deve essere sottovalutata. Da un lato, evitano la contrapposizione frontale con la scelta proibizionista, dato che non mettono in questione l’attuale modello che prevede in ogni caso la punizione del traffico di droghe. Dall’altro, prendono atto del fallimento del proibizionismo nel raggiungere l’obiettivo principale, che è quello di ridurre o eliminare il consumo, e riconoscono gli enormi danni che la scelta repressiva indirettamente causa alla salute. Sostanzialmente, dato che si propongono come obiettivo primario la riduzione dei danni alla salute dei consumatori, consentono di elaborare vere e proprie politiche alternative parziali, non sempre prive di contraddizioni, alla politica repressiva. Tra queste politiche di riduzione del danno, accanto a quelle già affermate, come i programmi di distribuzione di metadone per via orale o di distribuzione di siringhe sterili a consumatori di oppiacei, sono venute ad aggiungersi recentemente in Gran Bretagna, Paesi Bassi e Svizzera esperimenti di distribuzione controllata di eroina a tossicodipendenti.

LA LEGGE SPAGNOLA CONSENTE LA SOMMINISTRAZIONE
Nonostante la Spagna abbia adottato molto presto politiche di riduzione del danno, solamente nel 1997 si è discusso seriamente in Andalusia, dopo un analogo tentativo in Catalogna tre anni fa, un progetto di distribuzione controllata di eroina nel quadro di un programma di disintossicazione. L’iniziativa, che si trova attualmente in attesa delle ultime autorizzazioni per essere avviata, è stata elaborata in due fasi distinte. In una prima fase, è stato redatto uno studio giuridico per valutare se e in quale misura lo sviluppo di un programma che rispondesse a tali fini potesse violare norme legali, in particolar modo penali, vigenti nell’attuale ordinamento giuridico spagnolo. Ritengo interessante il ragionamento seguito per giungere alla conclusione che tale programma, a condizione che possieda determinate caratteristiche, è da considerarsi perfettamente lecito. A tal fine si sono analizzati due criteri interpretativi della giurisprudenza spagnola, oggi largamente accettati, e che riflettono senza dubbio lo sforzo compiuto da chi applica la norme di diritto per evitare alcune delle conseguenze inammissibili che derivano dall’amplissima gamma di pene che puniscono il traffico di droghe; è bene precisare che il consumo e il possesso a fini di consumo personale non sono sanzionati dal codice penale spagnolo, tuttavia, il consumo in pubblico e il possesso “illecito” sono colpiti da pene amministrative. Il primo criterio contempla l’impunità del cosiddetto “procacciamento per consumo condiviso”, ossia il caso di chi compra una quantità di droga che viene poi consumata da un gruppo di persone, tra le quali si trovi l’acquirente stesso. Il secondo criterio permette di non punire “la donazione di droghe a tossicodipendenti se effettuata da persone a questi vicine per vincoli affettivi, di parentela o di amicizia”, sempre che tale donazione tenda a disassuefare o miri a evitare i danni e i rischi derivanti da una crisi di astinenza. In entrambi i casi si stabiliscono una serie di requisiti che hanno come fine comune di garantire che non si metta a repentaglio la salute pubblica dato, che non esiste la possibilità di promuovere, favorire o facilitare indiscriminatamente il consumo di terzi. Partendo da questi presupposti, lo studio giunge alla conclusione che la somministrazione di eroina a tossicodipendenti, nel quadro di un trattamento di disintossicazione, non si configura come traffico di droghe secondo l’art. 368 del codice penale, posto che non rappresenta una minaccia alla salute pubblica: e ciò perché la droga non viene messa a disposizione a un numero indeterminato e fungibile di persone, ma solamente a cittadini ben determinati dei quali si desidera facilitare la riabilitazione. Per raggiungere tale presupposto, tuttavia, si dovrà verificare che i destinatari del programma siano tossicodipendenti che aderiscono volontariamente al programma, che la droga sia somministrata direttamente e per un consumo immediato nei centri di somministrazione e, infine, che ciò avvenga nel quadro di un trattamento di disintossicazione messo in opera da operatori aventi adeguate qualificazioni professionali. In ogni caso, il fatto che esista anche della giurisprudenza minoritaria che non si conforma all’indirizzo su indicato, nonché il fatto che il programma non corrisponda perfettamente a tali situazioni, ha spinto gli estensori dello studio a cercare anche altre argomentazioni giuridiche. Infatti, anche se si volesse considerare che il programma rientra fra le condotte illecite in base al già citato art. 368, resta pur sempre la considerazione che lo stesso deve essere considerato lecito in virtù del legittimo esercizio di una professione medico-sanitaria consacrato nell’art. 20, comma 7 del codice penale. A favore di tale interpretazione gioca il fatto che l’uso di stupefacenti per il trattamento di disintossicazione di tossicomani non solo non è proibito in maniera generalizzata dalla legge spagnola, ma è stato riconosciuto espressamente sin dal 1983 in relazione all’uso del metadone; d’altro canto la legge spagnola non ostacola l’uso di eroina a fini di ricerca medica e scientifica, ivi inclusi gli esperimenti clinici (si vedano gli articoli 2.2 della legge 17/1967; 59 della legge 25/1990; 1, 3, 6.5 e 10.6 della legge 14/86 general de Sanidad). Infine, esistono interessi sanitari e sociali, riferiti a eroinomani in stato avanzato di decadimento psicofisico, che sono di importanza tale da prevalere sull’obiettivo di evitare la nocività inerente al consumo di eroina. MIGLIORARE LA SALUTE E INTEGRARE SOCIALMENTE La seconda fase è consistita nell’elaborazione di un programma di ricerca clinica su di un prodotto in fase di sperimentazione, la diacetilmorfina o eroina, e finalizzato ad analizzare l’efficacia terapeutica dell’eroina somministrata per iniezione comparata con il metadone somministrato per via orale. Più concretamente, il quesito cui intende rispondere la ricerca è il seguente: un programma di mantenimento basato sull’eroina somministrata per via intravenosa è più efficace del metadone nel miglioramento della salute fisica e mentale, nonché nell’integrazione sociale dei consumatori di eroina che hanno già seguito con insuccesso almeno due tentativi di disintossicazione? La ricerca è giustificata, da un lato, dalla constatazione che i programmi di somministrazione di metadone non hanno alcun successo con una buona parte dei tossicomani, circa un 30%, e che questi non ricevono successivamente alcun trattamento efficace; dall’altro, dal fatto che l’esperienza sviluppata in altri Paesi ha mostrato che l’uso terapeutico di eroina par stabilizzare tossicodipendenti che non rispondono ad altri trattamenti migliora la loro salute fisica e mentale, riduce l’uso di altre droghe illegali e diminuisce la criminalità associata all’uso illegale di droghe. A ciò si aggiungono alcuni risultati scientifici che provano che l’eroina ha minori effetti nocivi per la salute degli eroinomani rispetto ad altri sostitutivi, come morfina e metadone.

CARATTERISTICHE DEL PROGETTO
Per lo sviluppo della ricerca si conterà con un campione costituito da volontari, con età superiore ai 20 anni, con un passato di dipendenza dall’eroina per via intravenosa superiore ai due anni, adusi a una o più somministrazioni giornaliere per via intravenosa, e che hanno seguito senza successo almeno due trattamenti di disintossicazione in centri riconosciuti. In casi eccezionali, verranno ammessi pazienti le cui condizioni fisiche, psichiche o sociali impediscano il loro inserimento in altri programmi di recupero. Verranno comunque esclusi coloro che si trovino già inseriti in un qualche altro programma, siano ammalati in fase terminale (6 mesi di vita), siano impossibilitati a muoversi liberamente per il centro o siano donne incinte. Il reclutamento, che sarà progressivo e dovrà concludersi in un termine di due mesi, si realizzerà per le strade, con l’aiuto di associazioni che operino nel mondo della tossicomania o attraverso i centri provinciali di tossicodipendenza. Saranno realizzati due centri di somministrazione, uno a Granada e l’altro ad Algeciras. In entrambi si costituiranno due gruppi di 75 persone; uno riceverà eroina iniettata e l’altro metadone per via orale, portando quindi il totale a 150 persone in cura. L’assegnazione a un gruppo o l’altro sarà casuale, ma non cieca, il che significa che sia il gruppo di ricercatori che il paziente conosceranno questa distribuzione. La durata del trattamento sarà di un anno, con valutazioni dopo tre, sei e dodici mesi e possibilità di proroga per un altro anno se si saranno verificati risultati positivi. A un primo periodo di inserimento di due settimane, seguirà una fase di determinazione delle dosi, la cui durata si valuta da sette a dieci giorni, infine, inizierà il trattamento vero e proprio per un anno, durante il quale verranno somministrate le sostanze. Si prevede che la dose media di eroina sarà di circa 400 mg giornalieri, iniettata in due o quattro riprese. Nel caso del metadone in compresse si useranno le dosi abituali di circa 80 mg (con variazione possibile di 20 mg in più o in meno). Il trattamento verrà interrotto in via provvisoria o definitiva in caso di violenze fisiche o verbali, se si verificheranno episodi di traffico nel centro o nelle sue vicinanze, o se si verificheranno intossicazioni ripetute attribuibili a consumi esterni.

VALUTAZIONE DEI RISULTATI
La verifica dei progressi della salute si farà secondo i seguenti parametri: miglioramento nel peso della persona, miglioramento della salute in generale, miglioramento dei sintomi depressivi e dell’ansietà, riduzione dei casi di contagio da HIV, epatite B, epatite C, sifilide e di focolai di tubercolosi. I progressi nella riduzione del danno si valuteranno secondo queste misure: riduzione del consumo di eroina e di altre droghe illegali, minor consumo di ansiolitici-ipnotici, riduzione dell’abitudine di condividere l’uso di siringhe e maggior uso di preservativi nei contatti sessuali, accettazione di programmi di cura della tubercolosi e di vaccinazione contro l’epatite B, percentuale di pazienti che seguono con costanza il programma di eroina iniettata/metadone, riduzione del numero di ricoveri in pronto soccorso o in ospedali, riduzione dell’indice di gravità della dipendenza. I progressi nell’integrazione sociale si determineranno a partire dai seguenti riscontri: riduzione degli arresti giudiziari, riduzione delle residenze saltuarie, aumento dei contatti con le famiglie di origine e con persone estranee al mondo della droga, conseguimento di documenti personali regolari, aumento del numero di persone che svolgono attività ricreative nel tempo libero. I centri disporranno ciascuno di due équipes di intervento suddivise su due turni, ognuna formata da un medico, due infermieri, un assistente sociale e una guardia giurata; inoltre vi sarà una équipe di valutazione. Le équipes di intervento saranno quindi disponibili dalle 10 alle 19, per sette giorni alla settimana. Al momento attuale, questo programma ha già ottenuto il parere favorevole del Comitato Etico di ricerca clinica degli ospedali di Granada e Algeciras; manca soltanto l’autorizzazione definitiva che, dato il carattere di ricerca clinica, deve essere concessa dalla Direzione generale di farmacia e prodotti sanitari, che dipende dal Ministero della Sanità. Il Comitato Andaluso per la droga dispone già dei fondi necessari alla realizzazione del programma, che si vorrebbe iniziasse a operare verso agosto-settembre del 1998. Su questo programma pende però la minaccia, ancora non confermata, che l’imminente valutazione positiva da parte della Organizzazione Mondiale della Sanità del programma sperimentale sviluppato dalla Svizzera, non venga accolta pienamente dall’organismo per gli stupefacenti delle Nazioni Unite; il che potrebbe dar luogo, si teme, a pressioni sul ministero della Sanità spagnolo, affinché rifiuti la necessaria autorizzazione. Confidiamo che tali pressioni non vengano esercitate o, qualora avvenissero, che non vengano tenute in considerazione dalla Direzione generale di farmacia e prodotti sanitari, cui va dato atto di avere, negli ultimi tempi, mantenuto un atteggiamento disponibile nei confronti di ricerche cliniche innovative nell’ambito della dipendenza da droga.

Josè Luis Dìez Ripollés Direttore Istituto di Criminologia, Università di Malaga, Spagna