MONTEBELLUNA. Sequestrata dai Nas la birra alla cannabis commercializzata dal montebellunese Michele D’Andrea, 43 anni, che per tutta la giornata di ieri ha tenuto aperto il suo stand a Tecnobar&Food, rassegna che ha chiuso i battenti ieri sera alla fiera di Padova.
Dopo la diffusione della notizia, martedì sera i carabinieri del Nas si sono recati al deposito Hemporio, in via Spallanzani 1, per mettere i sigilli alle casse di birra Mary Jo The Hamp Beer.
In deposito c’erano 6.264 bottiglie e 40 fusti di birra.
I carabinieri hanno provveduto a prelevare dei campioni della «bionda» che saranno inviati, per le relative analisi, anche all’I stituto superiore della Sanità, a Roma.
In pratica gli inquirenti sospettano che all’interno della birra sia contenuto anche il principio attivo della marijuana, che in gergo scientifico si chiama Thc (delta 9 tetraidrocannabinolo), una sostanza stupefacente, vietata dalle leggi vigenti.
A questo punto la normativa prevede che la competenza giuridica spetti al sindaco di Montebelluna e che anche l’eventuale ricorso da parte del titolare della birra Mary- Jo dovrà esse indirizzata al primo cittadino del paese della Pedemontana. Immediata la risposta di Michele d’Andrea. «La mia bevanda, che riproduce la birra ceca, è prodotta a Trebon (vicino Ceske Budejovice, capitale della Budweiser) dal Bohemia Regent, il più antico birrificio d’E uropa (1379); ho innestato il solo profumo della cannabis, senza il proibito Thc, è stata sequestrata già una volta nel 2006 sempre dai Nas di Treviso. La birra fu sottoposta ad ogni tipo di analisi possibile sempre all’Istituto superiore di Sanità, a Roma e, poche settimane dopo, fu dissequestrata perché nella bevanda, che registra quattro gradi d’alcool, non fu trovata nessuna traccia di sostanza stupefacente».
E il commento dell’ideatore di Mary-Jo è molto amaro anche per un preciso motivo economico. «Proprio grazie alla mia presenza all’i nterno del Tecnobar&Fod e della recente partecipazione alla fiera alberghiera di Riva del Garda, mi ero fatto un bel portafoglio ordini – dice -. Sia per i bar ed i pub del Veneto e del Friuli, che per tanti altri locali della Liguria, Lazio, Campania e Sicilia. Adesso gli affari sono sospesi nel limbo. Quasi certamente i risultati delle analisi risulteranno a mio favore. Nel frattempo chi mi risarcirà dei danni subìti? Ma quale marijuana? Prima di fare il mercante di birra, ho coltivato anche la canapa naturale. Quella che commercializzavo anche alla Fedrigoni di Verona per fare la carta e per Armani Jeans. La marijuana che inebria non c’entra per niente».