Dagli anni ’60, quando i detenuti erano la meta’, a oggi il numero di suicidi in carcere e’ aumentato del 300 per cento. Lo dice l’ associazione Ristretti Orizzonti sulla base della elaborazione dei dati del ministero della Giustizia.
Negli ultimi dieci anni, dal 2000 al 2009, le persone dietro le sbarre si sono tolte la vita sono state 568; nel decennio 1960-1969 furono ‘soltanto’ cento. ‘I motivi di questo aumento – spiega Ristretti Orizzonti – sono diversi: 40 anni fa i detenuti erano prevalentemente criminali ‘professionisti’, che mettevano in conto di poter finire dentro ed erano preparati a sopportarne i disagi. Oggi buona parte della popolazione detenuta e’ costituita da persone provenienti dall’ emarginazione sociale (immigrati, tossicodipendenti, malati mentali) spesso fragili psichicamente e privi delle risorse caratteriali necessarie per sopravvivere al carcere’.
Un altro aspetto affrontato nello studio e’ l’ esame dei suicidi in carcere e nella popolazione libera mettendo a confronto la situazione di alcuni Stati europei. Secondo una ricerca dell’ Istituto nazionale di Studi demografici – che ha considerato i cittadini liberi tra i 15 e i 49 anni (con caratteristiche simili, quindi, alla gran parte della popolazione carceraria) – l’ Italia ha lo scarto maggiore: 1,2 ogni diecimila liberi contro 9,9 per i detenuti, quindi la frequenza dei suicidi e’ nove volte maggiore. In Gran Bretagna e’ cinque volte maggiore; in Francia tre; in Germania e Belgio due; in Finlandia e’ addirittura lo stesso.