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Il 16 giugno il ministro per la sanità francese, Bernard Kouchner, ha presentato al Senato transalpino un rapporto sulla pericolosità delle droghe lecite ed illecite commissionato ad un gruppo di scienziati del CNRS (Centro Nazionale di Ricerca Scientifica) guidati dal professor Bernard Roques. Questo rapporto doveva cercare di stilare un quadro della pericolosità delle “droghe” più diffuse, ivi inclusi alcool e tabacco, che tenesse conto di vari fattori e facesse il punto scientifico del modo di agire e di creare dipendenza delle varie sostanze stupefacenti. Soprattutto questo secondo aspetto abbisogna ancora di molta ricerca. Visti i progressi della neurologia negli ultimi anni si può infatti definire sempre di più quali siano le correlazioni tra droga e recettori del sistema nervoso centrale, ma appaiono anche nuovi interrogativi su cause e tossicità di comportamenti di abuso di droghe. Il rapporto, che raccoglie quanto al mondo già si è scritto a riguardo, evidenzia il grande ritardo della Francia, ma in generale dell’Europa, rispetto agli Stati Uniti, per quanto riguarda lo studio più sofisticato degli effetti delle varie “droghe”. Tra le sostanze analizzate si trovano gli oppiacei come l’eroina, psicostimolanti come la cocaina e le anfetamine, ma anche l’alcool, il tabacco, la cannabis, le benzodiazepine, ecc. Per quanto riguarda l’ecstasy, in Francia esiste uno studio, curato da un altro istituto, l’INSERM, che denuncia con vigore quanto questa droga sintetica sia sottovalutata negli effetti tossici. Il rapporto Roques si basa, tra le altre cose, sui recenti enormi progressi nella conoscenza del sistema nervoso centrale, includendo sia la neurochimica che la psichiatria e la psicologia sperimentale e vuole chiarire soprattutto gli aspetti legati all’uso ripetuto di quantità importanti di sostanze stupefacenti e alle ragioni che possono portare alla dipendenza. Si dà, infatti, ormai per certo che gli effetti prodotti da queste sostanze si spiegano con il loro collegamento con dei ricettori biologici specifici situati nel sistema nervoso centrale e che eventuali effetti tossici dipendono da stimolazioni eccessive di questi ricettori. Secondo lo studio diventa dunque fondamentale distinguere l’uso che implica un controllo del consumo e che provoca poche modificazioni psichiche e le pratiche d’abuso, dove le conseguenze patologiche rimangono gestibili ma che possono portare alla dipendenza. Ciò è caratterizzato dal bisogno compulsivo della sostanza, soprattutto se manca un’adeguata conoscenza da parte del consumatore degli effetti nocivi che può avere per la sua salute e per la sua vita sociale. Secondo il rapporto ci sono due fattori alla base di una predisposizione biochimica a un comportamento di abuso. Si tratta del patrimonio genetico e del contesto socioculturale ed emozionale. “Questo solo per dire che non tutte le persone presentano la stessa predisposizione alla dipendenza da stupefacenti”, come spiega Bernard Kouchner al Senato francese. Per approfondire questo argomento sarà comunque necessario intensificare la ricerca genetica anche in Europa, dato che attualmente questo versante viene coperto quasi esclusivamente dagli Stati Uniti. Come altro fattore importante viene individuato lo stress ripetuto durante lo sviluppo della rete neurologica e la costituzione della personalità. Il consumo di tutte le droghe conduce alla stimolazione delle vie “dopaminergiche mesocorticolimbiche”, pur se ciò non avviene solo attraverso il consumo di droghe e non si può neanche dire che esista un rapporto diretto tra la liberazione dopaminergica nel sistema limbico e la pericolosità delle droghe. È piuttosto la capacità di favorire uno stato di ipersensibilità del sistema dopaminergico che caratterizza le “droghe dure”. Ma, anche qui, per stabilire con certezza tale relazione sono necessarie ulteriori ricerche. Il rapporto arriva infine alla proposta di classificazione delle droghe in base alla loro pericolosità, che tenga conto del profilo farmacotossicologico e comportamentale dei diversi prodotti. Si cerca innanzitutto di sostenere che nessuna delle sostanze esaminate sia innocua. Tutte sono edoniche – anche se questo vale in misura nettamente inferiore per il tabacco -, tutte attivano il sistema dopaminergico, tutte sono suscettibili di provocare effetti più o meno accentuati di dipendenza psichica. Si possono in ogni caso distinguere tre gruppi in rapporto alla pericolosità. Nel primo gruppo troviamo l’eroina (e gli oppiacei), la cocaina e l’alcool; nel secondo gli psicostimolanti, gli allucinogeni, il tabacco e le benzodiazepine; nel terzo la cannabis. Tutto questo ha portato Bernard Kouchner a chiedere davanti al Senato francese:”Dobbiamo rassegnarci davanti a 60.000 morti per alcool all’anno e indignarci per quelli che avvengono per overdose o a causa l’AIDS trasmesso con lo scambio di siringhe infette? Cosa fa la differenza tra un’eroinomane e una persona alcolizzata? Nei due casi, gli stessi meccanismi si mettono in opera, agendo sul sistema dopaminergico. (…) le reazioni dipendono da percezioni culturalmente sbagliate. Infatti, rispetto a tutte le altre droghe, vi sono cento volte tanti morti per alcool e cento volte tanti morti per tabacco”. Anche perciò, secondo Kouchner, il semplice consumatore non deve finire in prigione. E Patrick Aeberhard, che ha partecipato come esperto a stilare il rapporto, ammonisce: “Questa analisi farmacologica e tossicologica, che fa vedere come l’alcool è almeno tanto pericoloso quanto l’eroina o la cocaina, mentre la cannabis è la droga di gran lunga meno nociva, è essenziale, perché ci riporta alla realtà delle urgenze sanitarie. Sarebbe aberrante se i politici non ne tirassero le conseguenze”.