Il rapporto dell’uomo con i composti psicoattivi – con le “droghe” – si perde nella notte dei tempi, quale costante continuamente fondante il divenire umano. Il campo di indagine scientifica che studia questo rapporto nacque il secolo scorso, con i lavori pionieri dei padri della psicofarmacologia: Ernst Von Bibra (1855), Mordecai Cooke (1860), Paolo Mantegazza (1871), ecc. Si tratta di un campo multidisciplinare che ancora non ha trovato un nome soddisfacente: psicofarmacologia, etnopsicofarmacologia, ierobotanica, enteobotanica, questi alcuni dei nomi attribuitigli, tutti inadatti in quanto limitati nel definirne determinati settori o tipi di approccio. Eppure è un vero e proprio campo di indagine scientifica dai confini ben delineati, sebbene ampi, in cui sono coinvolte diverse discipline: dall’antropologia e sociologia alla storia delle religioni, dalla botanica alla biochimica, dalla psicofarmacologia alla medicina. Da alcuni anni un gruppo di ricercatori che ruota attorno al Museo Civico di Rovereto intraprende ricerche approfondite sul rapporto umano, tradizionale e scientifico con i vegetali e i composti psicoattivi e pubblica una rivista internazionale bilingue (italiano e inglese), Eleusis. Il nome della rivista fa riferimento all’antico santuario vicino ad Atene dove gli antichi Greci professavano il culto dei Misteri Eleusini, durante i quali essi ottenevano una rivelazione o illuminazione di carattere mistico, attraverso il consumo collettivo della bevanda allucinogena del ciceone. Oltre le diffuse manifestazioni repressive da un lato e le profanazioni deculturalizzate dallo stesso lato dell’inconsapevolezza umana, la rivista Eleusis apporta contributi informativi e di studio per una seria e libera ricerca sulle sostanze psicoattive e sugli stati di coscienza da queste indotti. Diretta da me stesso e dallo statunitense Jonathan Ott, unica nel suo genere in Italia, a partire da quest’anno questa rivista vede una nuova serie, che continua a uscire sotto gli auspici del Museo Civico di Rovereto ed è pubblicata e diffusa dalla casa editrice Grafton 9 di Bologna. Il primo numero, fresco di stampa e ricco di 130 pagine, è aperto da un articolo del filosofo spagnolo Antonio Escohotado, per il quale “chi cerca il conosciuto, il già noto, non cerca la conoscenza”. Seguono studi antropologici e storici sull’uso delle polveri da fiuto allucinogene impiegate dai Taino delle Antille ai tempi della scoperta dell’America, come fu documentato dallo stesso Cristoforo Colombo; sulla problematica identificazione della “bevanda dell’immortalità” del Soma dell’antica religione indiana dei Veda; sull’utilizzo del peyote e dell’ayahuasca nei moderni movimenti religiosi sincretici della Chiesa Nativa degli Indiani del Nordamerica e del Santo Daime dell’Amazzonia; sull’enigmatica presenza di funghi – apparentemente di tipo allucinogeno – nell’arte delle chiese cristiane del dodicesimo secolo. È presente inoltre un articolo che documenta l’utilizzo delle foglie del khat presso le popolazioni attuali del Kenya e dell’Etiopia. A uscita trimestrale, in ogni numero è presente anche una scheda che di volta in volta focalizza l’attenzione su specie vegetali psicoattive nuove o poco note e una ricca sezione di novità bibliografiche riguardanti testi e articoli specialistici dei diversi campi di ricerca. L’abbonamento annuo è di £ 40.000, da versare sul c.c.p. n. 28123404 intestato a: Grafton 9, Piazza Aldrovandi 1/a, 40125 Bologna (tel. & fax: 051/271066).