La prescrizione controllata di eroina a soggetti in stato di dipendenza cronica è un importante passo avanti nella politica delle droghe nel contesto della “medicalizzazione” della tossicodipendenza. E’ una misura di riduzione del danno, all’inizio oggetto di controversia, ma che in seguito si è dimostrata efficace ed ha convinto molti che in precedenza erano contrari ad ogni forma di liberalizzazione. In Olanda la politica svizzera ha suscitato ammirazione e al tempo stesso invidia. Tuttavia non dobbiamo nasconderci i punti deboli della medicalizzazione e della prescrizione di eroina solo perché siamo soddisfatti che la politica delle droghe si stia muovendo nella giusta direzione.
Certamente il progetto svizzero sull’eroina ha avuto un enorme successo (oserei dire un successo “totale”) ed assolve un’importante funzione nel contesto europeo e mondiale di ricerca di nuove strategie politiche sulla droga. Tuttavia non dobbiamo dimenticare che la prescrizione di eroina è un prodotto del proibizionismo. Se esistesse un sistema più ragionevole per regolare il mercato della droga, non ci sarebbe necessità di una distribuzione sotto controllo medico. La prescrizione medica non potrà mai coprire completamente la domanda di droghe. Solo i consumatori più problematici sono accettati nei programmi. La domanda dei consumatori più controllati, che usano la droga a fine ricreativo, non potrà mai essere soddisfatta né dai medici né dai servizi pubblici. Quest’aspetto del problema può avere risposta solo nell’ambito di una politica coerente e complessiva, non circoscritta solo agli aspetti di interesse medico del consumo. Oggi si discute ampiamente dei risultati della sperimentazione svizzera e di altri progetti di ricerca simili. Considero però inaccettabile la discrepanza fra politiche repressive e liberali rispetto alla valutazione scientifica E’ ovvio che le nuove strategie di riduzione del danno debbano essere giudicate dalla comunità scientifica per essere accettate dall’opinione pubblica, dai politici e dalle agenzie internazionali: ciò significa che la ricerca deve essere condotta secondo gli standard scientifici più rigorosi. Ma nel frattempo le strategie repressive sfuggono del tutto a qualsiasi verifica scientifica. Anche quando si hanno a disposizione i dati, questi sono usati spesso in modo assai discutibile. Abitualmente i rapporti ufficiali considerano il numero degli arresti e delle incarcerazioni per droga come un sintomo della serietà del problema droga e non come una conseguenza della proibizione. Per l’assemblea generale dell’ONU sulle droghe del Giugno ’98 era stata all’inizio prevista una valutazione delle politiche internazionali negli ultimi dieci anni, ma è poi scomparsa dall’agenda dei lavori. Nuove misure repressive sono regolarmente introdotte senza nessuna seria valutazione, mentre , quando si parla della distribuzione di eroina, tutti sono d’accordo che l’unico disegno di ricerca utile sia quello clinico – farmaceutico. Ma questo tipo di ricerca, appropriato quando si tratta di testare nuove sostanze terapeutiche, ha un valore limitato per l’eroina, perché questa non è una nuova sostanza. I soggetti che hanno partecipato alla ricerca si sono iniettati o hanno fumato l’eroina per anni, e in un contesto di gran lunga peggiore. Uno degli svantaggi del modello della sperimentazione clinica nella ricerca sull’eroina è la creazione di un nuovo modello artificiale di consumo: ciò che viene studiato è di conseguenza questo modello artificiale. Il risultato più importante sarà probabilmente che l’opinione pubblica e i politici si abitueranno all’idea di fornire l’eroina ai tossicodipendenti che versano nelle condizioni fisiche e mentali più precarie, visto che questi, invece di morire, ne traggono giovamento. Il limite, come ho accennato, è che si discute di distribuzione di eroina unicamente all’interno del paradigma del trattamento medico, in risposta all’uso compulsivo di eroina come manifestazione di un disturbo cronico o ricorrente.
Perché invece non prendere in considerazione il punto di vista di tutti i consumatori, quelli occasionali e quelli che la usano frequentemente, più o meno problematici, con maggiore o minore auto controllo? Dal punto di vista dei consumatori la questione centrale è quella del controllo. Ciò che veramente interessa sapere è come si possono eliminare le restrizioni legali sul commercio e il consumo di droga in modo da far sì che il controllo interno personale e le norme informali di gruppo e sociali sostituiscano il controllo esterno legale. Occorre stimolare questo processo, per stabilire il minimo controllo esterno necessario ai fini di un nuovo sistema di regolamentazione. E’ ovvio che gli attuali progetti di ricerca sull’eroina, basati sull’approccio clinico farmaceutico, non possono fornire queste informazioni. A tal fine non sono utili ricerche di tipo medico bensì sociale, e c’è da augurarsi che, in un futuro prossimo, queste ultime prendano finalmente piede. Un ultima osservazione. La ricerca svizzera sulla prescrizione medica di eroina è stata sicuramente importante, ma dobbiamo ringraziare anche gli uomini e le donne che in tutto il mondo hanno condotto studi descrittivi su piccola scala, essenziali per aprire la strada ai progetti attuali di riduzione del danno. Il simbolo di questi ricercatori è lo psichiatra inglese John Marks, che insieme ad altri ha svolto un lavoro importante sui trattamenti a mantenimento con oppiacei. Le pubblicazioni di John Marks sono state accusate di non soddisfare pienamente gli standard scientifici. Ma il progresso non è solo il risultato di studi su larga scala.
Quando i risultati di studi più limitati sono incoraggianti, dovrebbero essere le istituzioni più importanti e, se necessario, i governi a sviluppare quelle linee di ricerca. Ma la gran parte dei governi non seguono questa politica , oppure nel migliore dei casi procedono con grande lentezza. Tornando alla sperimentazione con eroina. Si può ragionevolmente pensare che anche altri governi , ispirandosi al modello di public health , avrebbero potuto lanciare questo tipo di ricerca già anni addietro, ma. il grande merito degli svizzeri è di averla attuata, tirando dritto per la loro strada. Dovremmo ringraziarli e incoraggiarli ad andare avanti, a dispetto degli attacchi irresponsabili, sferrati all’inizio da alcuni paesi e agenzie internazionali.
*Netherlands Drug Policy Foundation