“Nella maggior parte dei Paesi della regione, le leggi sulle droghe prevedono regimi speciali, e questo ci induce a valutare se siano di carattere eccezionale e se questo compromette i diritti fondamentali di chi compare davanti alla giustizia, perche’ le pene sono sproporzionate e le prigioni sono piene di “muli” incastrati nel sistema carcerario e non di grandi trafficanti”. Cosi’ Freddy Pavon Rivera, viceministro della Giustizia in Equador chiudendo la “II Conferenza latinoamericana e la I Conferenza brasiliana sulle politiche in materia di droghe”, organizzata a livello locale dai brasiliani di “Psicotropicus” e a livello regionale dagli argentini di “Intercambios”, che si e’ conclusa lo scorso 27 agosto a Rio de Janeiro.
“E’ una sfida progettare una politica sulle droghe perche’ si tratta di un tema sensibile dove gli Stati non hanno totale liberta’ d’azione. Non si puo’ ignorare il fatto che qualunque organismo che promuove i diritti umani promuove anche la guerra contro le droghe”, continua il viceministro dell’Equador facendo una velata critica ad alcune agenzie Onu. E’ nel corso del panel su “Riforme legislative in America Latina” che e’ stato evidenziato come “l’attuale legislazione ha creato nuove delinquenze, ha fatto a pezzi il tessuto sociale ed ha distrutto l’ambiente”.
Per invertire questa situazione, la procuratrice argentina Monica Cunnaro, segretaria esecutiva della “Commissione coordinatrice delle Politiche Pubbliche di prevenzione e controllo del traffico illegale di stupefacenti, la delinquenza organizzata transnazionale e la corruzione della Direzione di Gabinetto” in Argentina, ha proposto di “usare l’Unione delle Nazioni Sudamericane (Unasur) per raccogliere consensi su come fare progressi nelle politiche sulle droghe a partire dalla difesa dei diritti umani”. Nel medesimo panel, il ministro della Suprema Corte di Giustizia in Uruguay, Jorge Ruibal Pino, ha evidenziato che “una buona legislazione sulle droghe non e’ garanzia di giustizia ne’ di rispetto dei diritti umani”.
Secondo dati Onu, l’attuale traffico illegale di droghe muove 320 milioni di Usd. “Il problema delle droghe e’ economico e, anche se le cause hanno diversi aspetti, la discussione si deve concentrare sulla soluzione a questo problema economico”, ha detto Juan Carlos Hidalgo, coordinatore dei Progetti per l’America latina del Cato Institute di Washington. Per comprendere il grosso problema della guerra contro le droghe, Hidalgo ha fatto un esempio relativo al prezzo della cocaina: “In Colombia un chilo vale 1600 Usd, quando transita da Panama diventa 2500 Usd, 13 milioni Usd quando transita dalla frontiera messicana, 20 milioni quando arriva in Usa, milioni che diventano 97 nel mercato al dettaglio”. Il boliviano Reynaldo Molina Salvatierra, coordinatore generale del “programma di appoggio al controllo sociale della produzione della foglia di coca”, dice: “Se non fosse un commercio conveniente non avrebbe assunto le dimensioni che ha raggiunto”. Ed ha segnalato come la Bolivia stimola, come alternativa economica, “una politica di incentivi agli usi leciti della coca, come in ambito alimentare e medico, perche’ il 18% della sua composizione sono proteine equiparabili alla carne, con anche il vantaggio che e’ senza pericolo di colesterolo e acido urico”.
“Le novita’ sulle politiche in materia di droghe vengono dall’America Latina”, ha detto Ethan Nadelman, docente all’Universita’ di Harvard e direttore esecutivo della “Drug Policy Alliance” (Dpa), portando come esempio la “Commissione Latinoamericana su Droghe e Democrazia” perche’ “per la prima volta alcuni ex-presidenti si sono resi disponibili ad un confronto sul proibizionismo, proponendo chiaramente la decriminalizzazione della marijuana e promuovendo politiche di riduzione del danno”.
Nadelman ha evidenziato i risultati dell’iniziativa delle “Unita’ della Polizia Pacificadora” a Rio de Janeiro (programma per riappropriarsi del controllo del territorio nelle favelas dominate da trafficanti armati), e le politiche di inclusione sociale messe in atto a Medellin (Colombia), ma ha messo sul chi va la’ in quanto’ “ci vuole costanza e non si puo’ ignorare il tema dell’illegalita’ delle droghe, perche’ fintanto che esiste il mercato nero che finanzia il crimine organizzato sara’ difficile sradicare la violenza”.
Sulla differenza tra le politiche Usa e quelle del resto delle Americhe, durante l’inaugurazione della Conferenza, il segretario nazionale della Giustizia in Brasile, Pedro Abramovay, ha incentrato il suo intervento su narcotraffico e frontiere: “Il Brasile ha un frontiera di 15 milioni di chilometri ed e’ impossibile concepire una politica sulle droghe che ignori i rapporti con i Paesi vicini. Non erigeremo muri sulle nostre frontiere perche’ significano solo assassinii di massa”.
A questa conferenza hanno partecipato piu’ di quattrocento persone, tra rappresentanti di governo ed esperti di vari Paesi della regione e funzionari Onu.