Circa 30 mila morti in meno di 4 anni; 65 giornalisti uccisi negli ultimi 10 anni, 11 reporter attualmente scomparsi e 690 mila tra militari e poliziotti dispiegati in tutto il Messico. Questi i dati che descrivono la guerra scatenata dai narcos illustrati da alcuni giornalisti messicani nel corso di un incontro organizzato dall’ambasciata messicana a Roma.
Una ‘situazione gravissima che ci sta trasformando in un Paese di vittime’, ha dichiarato Cynthia Rodriguez, giornalista della rivista messicana ‘Proceso’, a Roma per promuovere il suo libro inchiesta ‘Contacto en Italia’. Un libro che vuole attirare l’attenzione del mondo sulla piaga della droga e dei traffici illeciti che stanno dilagando in Messico e che punta a far luce sugli intrecci tra i cartelli messicani e la mafia italiana.
All’incontro avvenuto alla sede dell’ambasciata, alla presenza del ministro Jose Luis Yunes e dell’ambasciatore Jorge Chen, sono intervenuti anche i reporter Jose Gil Olmos e Marcela Turati. Quest’ultima, giornalista dell’associazione Periodista de a Pie’, ha sottolineato l’importanza di rafforzare la collaborazione tra le diverse societa’ civili e la cooperazione tra Paesi per contrastare la lotta al narcotraffico che non e’ un problema esclusivamente messicano ma ‘internazionale’.
Turati, che lavora a Ciudad Juarez, una delle zone piu’ pericolose del Messico considerata il fulcro dell’attivita’ dei narcos, ha denunciato la condizione di insicurezza vissuta dai giornalisti spesso minacciati e sequestrati.
‘Siamo come dei corrispondenti di guerra, ma nel nostro Paese’, ha spiegato la Turati raccontando che nel nord del Paese ci sono delle aree definite ‘zone del silenzio’ in cui sono gli stessi narcos a decidere cosa deve essere pubblicato. In tutto questo l’assenza di una strategia forte, oltre all’intervento armato, da parte del governo inizia ad essere un peso insopportabile per la popolazione.
Finora la ”guerra al narcotraffico dichiarata da questo governo e’ stata un disastro’, ha aggiunto Olmos sottolineando come negli ultimi anni sono aumentati del 130% le violazioni dei diritti umani; del 50 % la produzione dell’ eroina e della marijuana e del 50% le dipendenze da droga.
Altro aspetto inquietante illustrato dalla Rodriguez e’ rappresentato dal senso di impotenza legato alla giustizia.
‘Il 77% dei delitti legati ai traffici di droga e armi non vengono denunciati’, ha detto la reporter-scrittrice. A Ciudad Juarez, per esempio, solo il 4% degli omicidi hanno un colpevole e i condannati in via definitiva in tutto il Paese sono meno del 10%.
I tre giornalisti hanno inoltre espresso grande interesse per l’impegno delle autorita’ italiane nell’attivita’ di confisca dei beni alla mafia, esempio di come la lotta ai traffici illeciti si possa combattere non solo con l’intervento armato.