Justin Hartfield di WeedMaps è un imprenditore molto coraggioso. Ha costruito in poco tempo un business ed ottenuto profitti da un mercato, diciamo così, molto “particolare”. Quello della vendita on line della marijuana. Negli States, come in Italia del resto, la vendita della cannabis è illegale. Ma in diversi Stati i negozi per la vendita della sostanza stupefacente è permessa, sotto limiti molto rigorosi, per fini terapeutici. Per lo più si tratta di piccole attività commerciali, quasi artigianali. Di questo genere di negozi ne abbiamo parlato più volte, anche in passato. Hartifiled, però, ha deciso di fare le cose in grande. Una serie di pot-shop sparsi per tutto il Paese, sfruttando per di più l’enorme potenziale che offre la Rete.
JAMMIN’ ON LINE – WeedMaps ha chiuso in questi giorni un importante accordo per la distribuzione della sua “merce” che le permetterà di raggiungere – sostiene – anche il consumatore di cannabis più sperduto; inoltre l’imminente voto in California di una proposta di legge per la legalizzazione della “maria” potrebbe ulteriormente schiudere alla società di Hartfield un mercato potenziale vastissimo. Nel frattempo, i ricavi sono in crescita esponenziale. WeedMaps è passata dai 20.000 dollari al mese di un anno fa, a 300.000 dollari in agosto e 400 mila in settembre, esaurendo il suo “magazzino scorte” per i “soli” 50.000 utenti già registrati. Ovviamente, il potenziale per fare soldi in questo business è enorme, ma c’è una questione morale oltre, è ed scontato, il rispetto della legge che gli affari dovrebbero comunque rispettare? Hartfield non crede. Ospite alla trasmissione Press della NBC, parlando della sua società ha dichiarato: “Vogliamo rendere l’acquisto di una quota di questa società come l’acquisto di una quota della causa per legalizzazione della marijuana”. Hartfield pensa che il mercato sia il modo migliore per valutare l’opinione pubblica, persino meglio dei sondaggi politici. In fondo, quello che sostengono tutti i neoliberisti. Per Hartfield, il vincolo dell’uso “medico” della cannabis è forviante ed andrebbe abbattuto. “La marijuana è ricreativa”, dice. Del resto in questo modo, senza alcuna restrizione, il mercato potenziale diverrebbe smisurato.
THE DOPE-VOTE – Le dichiarazioni Hartfield oltre a non piacere – ed era scontato – a tutti quelli che si oppongono all’uso (sia pure controllato) della cannabis, non sono piaciute nemmeno ai sostenitori della legalizzazione a solo fine medico. medical marijuana states1 Sta per arrivare il McDonalds della marijuana?Anzi, qualcuno teme che l’intemerata televisiva alla NBC possa ringalluzzire in termini di consenso proprio il fronte “proibizionista”, in vista del prossimo referendum californiano. Ma, come dicono in America, “business are business”, gli affari sono affari, e rilanciare in Tv la sua “idea” di una distribuzione massiccia sul territorio, con tanti “marijuana point” disseminati per il paese, potrebbe anche aver stuzzicato l’idea ad altri, magari per avviare una parnership con WeedMaps. Nell’idea di Hartfield, il web, il suo potenziale e la sua “libertà”, rappresentano il punto focale del suo business. Non solo, ovviamente, per la distribuzione ma anche per l’informazione. Per esempio, Il suo sito principale contiene un database di oltre 25.000 ceppi di piante, dove si possono trovare recensioni ed informazioni su come procurarsi la sostanza. Proprio in questi giorni, WeedMaps ha lanciato altri due siti. Uno chiamato WeedVote.com per il sostegno alla campagna per la legalizzazione della marijuana e l’altro WeedMart.com dove una dettagliatissima mappa presto segnalerà dove e come poter reperire la merce. Hartfield sostiene: “Non mi piace essere ipocrita, non credo ci dovrebbero essere differenze arbitrarie tra uso ricreativo e medicinali”. Gli affari sono affari, anche quando in mezzo c’è Maria…
LIVING IN AMERICA – Nella clip qui, Hartfield sembra quasi un politico, parla della “paura cronica di libertà che c’è in America” e delle sfide che sta affrontato personalmente nella costruzione di questo business. In fondo, contrariamente che da noi, in America imprenditore è spesso sinonimo di innovatore. A suo modo, bisogna riconoscerlo, Hartfield lo è.