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In Svizzera sono ormai presenti più di 200 negozietti, detti “canapai”, che vendono prodotti derivati dalla canapa (tessuti, pasta, birra, olio, ecc.) e prodotti contenenti canapa (ad esempio sacchetti odorosi), il cui contenuto può venir assunto ad uso stupefacente. Ciò equivale ad una liberalizzazione della vendita e del consumo di canapa quale stupefacente? Formalmente no. La legge federale in materia prevede il divieto generale del consumo e della vendita di stupefacenti senza ricetta medica. Inoltre, demanda alle autorità cantonali l’applicazione del principio d’opportunità, vale a dire la rinuncia ad un procedimento penale in caso di infrazioni ritenute non gravi. Sussiste però un’incertezza legale di fondo che rende comunque difficile ogni intervento nei confronti di chi gestisce la vendita di questi prodotti. Questo inghippo deriva direttamente dalla soluzione legislativa adottata nel 1951 dalla Confederazione. La canapa viene definita una sostanza stupefacente, ma n’è limitabile solo la produzione e la vendita quale stupefacente e non la vendita destinata ad altri scopi: sacchetti odorosi, piante ornamentali, ecc. L’onere della prova dell’abuso del prodotto è quindi addossato a polizia e magistratura e di fatto non risulta praticabile. Infine, non vige in Svizzera un divieto generale di coltivazione di canapa a moderato e alto tenore di THC (il suo principale principio attivo psicotropo). Lo stato attuale di una punibilità formale ma non applicata non è soddisfacente né per polizia e magistratura, né per i genitori, le istituzioni scolastiche e l’opinione pubblica. Come potrà evolvere una tale, confusa situazione? L’origine del problema consiste chiaramente nell’evoluzione dei costumi. L’ampiezza del consumo di canapa presso giovani e meno giovani è venuta alla luce da tempo ed è confermata da più inchieste internazionali. La diffusione dei canapai non ha fatto altro che mettere in evidenza questo fenomeno. I sondaggi mostrano inoltre come la popolazione svizzera sia in buona parte ormai favorevole ad una depenalizzazione perlomeno del consumo di canapa, ma ancora incerta nei confronti di proposte per una legalizzazione della sua vendita. Infine, permangono delle differenze regionali. Alcuni cantoni rivendicano misure più restrittive, mentre i parlamenti cantonali di Basilea-campagna e di Zurigo hanno proposto formalmente al governo federale la legalizzazione dell’uso della canapa anche a scopo stupefacente. Un recente rapporto della Commissione federale per le questioni di droga analizza la situazione e formula delle proposte operative. Lo studio ricorda il possibile e auspicabile uso medico della canapa, prende atto dell’ampia diffusione del consumo ad uso ricreativo, della sua bassa pericolosità medica e sociale e dell’aumentato grado di accettazione sociale. Sulla base di queste premesse avanza due scenari: il primo propone la depenalizzazione del consumo di canapa e un estensione del principio di opportunità anche al piccolo commercio. Tale proposta viene ritenuta essere compatibile con tutte le convenzioni internazionali in materia di sostanze psicotrope sinora sottoscritte. Il secondo scenario va oltre e comporterebbe una modifica degli impegni sinora assunti a livello internazionale. La Commissione federale ritiene infatti più promettente e chiaro abbinare la depenalizzazione del consumo ad un regime di produzione e vendita della canapa sotto licenza statale. Non si tratterebbe quindi di una vera e propria liberalizzazione, ma di una accessibilità a questo prodotto sottoposta ad un controllo statale. Questa variante viene ritenuta molto più consona agli obiettivi generali di un’eventuale politica svizzera in materia di canapa. Se si accetta l’evoluzione dei costumi verso un utilizzo diffuso di questo prodotto ad uso ricreativo, si tratta di scegliere le condizioni quadro che ne facilitino la gestione, in prima linea pensando alla protezione della gioventù. Come ricordato, l’attuale situazione è confusa e non permette una regolamentazione effettiva dell’accessibilità. Il tentativo di ritornare ad un intervento repressivo in materia di canapa maggiormente incisivo viene ritenuto illusorio e non prioritario, se non addirittura controproducente. In particolare, chi lavora sul terreno – polizia compresa – segnala come la diffusione dei canapai abbia nettamente allontanato i consumatori di canapa dal rischio di contatto con chi vende anche altri tipi di droghe. Dal punto di vista di un’esplicita politica in materia di canapa, i vantaggi di un regime di vendita sotto licenza sono molti. La possibilità di limitare il numero di questi negozi a quanto effettivamente necessario per evitare il risorgere del mercato nero, un obbligo di formazione per i venditori, la definizione nonché la verifica dei tipi di prodotto vendibili sotto licenza, un divieto di pubblicità, l’imposizione di tasse o addirittura di prezzi controllati, un limite minimo di età per l’acquirente e l’obbligo del controllo del suo domicilio. Come detto, la proposta della vendita sotto licenza statale obbligherebbe a rivedere delle convenzioni internazionali e già questo la rende poco probabile a medio termine e da parte di un solo paese. Più praticabile a breve termine, nell’ambito delle vigenti convenzioni e della revisione della legge federale sugli stupefacenti, è quindi la proposta di ammettere il consumo di canapa ad uso stupefacente per i maggiorenni e, in analogia all’alcool, vietarlo, ma senza punirlo, solo per i minorenni. Inoltre, vigerebbero espliciti criteri riguardanti l’applicazione del principio di opportunità: una possibilità consisterebbe nel considerare esplicitamente reati minori e non più perseguibili la produzione per uso personale ed il piccolo commercio. Nel corso dell’autunno il governo federale porrà in consultazione più varianti a questo riguardo e allora vedremo quale sarà il compromesso politico su proposte di regolamentazione dell’attuale confusione.

*Uffico federale di salute pubblica, Bellinzona.