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L’Europa che verrà saprà essere pragmatica e tollerante? La domanda, in questi giorni di guerra, evoca l’auspicio che l’Europa sia qualcosa di più di una somma di stati nazionali, capaci di dare vita a un grande mercato comune, ma sappia esprimere una propria autonoma soggettività politica e una proposta comune di convivenza e di pace. Il prossimo parlamento avrà più poteri e dovrà osare di più, pena la sua credibilità e l’arresto del processo di unificazione politica, che deve riguardare anche la qualità del vivere sociale. Le politiche sulle droghe sono una spia importante della capacità di accoglienza della nostra comunità. Lì dove le politiche autoritarie stigmatizzano e separano la società “sana” da quella “malata”, le strategie di riduzione del danno intervengono offrendo ai cittadini gli strumenti di tutela della salute e di integrazione sociale. L’Europa delle municipalità, su questo terreno, è stata capace di grandi innovazioni e alcuni governi hanno avviato interessanti sperimentazioni, smentendo efficacemente l’ideologia della “guerra alla droga”. Poco di tutto questo è stato recepito dalle istituzioni comunitarie. Neppure in occasione dell’assemblea generale dell’Onu sulla droga, il Parlamento Europeo è riuscito a presentarsi con una propria proposta. L’appello che Forum droghe rivolge ai candidati alle prossime elezioni del Parlamento europeo, è frutto della riflessione avviata in febbraio nel nostro convegno di Venezia su'”L’Europa della riduzione del danno”. Abbiamo chiesto ad alcune personalità impegnate in vari campi di promuoverlo con noi. Vogliamo lanciare una sfida affinché l’Europa sia soggetto attivo nella battaglia di riforma delle politiche sulla droga e di rinnovamento della stato sociale, a partire dai tre obiettivi indicati nell’appello: depenalizzazione del consumo di tutte le droghe e legalizzazione delle droghe leggere, potenziamento delle strategie di riduzione del danno, compresa l’eroina terapeutica, riforma delle convenzioni internazionali. Chiediamo ai candidati di impegnarsi su questo, per contribuire a costruire un Europa sociale.