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Pene più certe e cure coatte per i tossicodipendenti: questa è la “nuova”ricetta di Fini in tema di sicurezza, lanciata in precedenza da un editoriale e da una campagna stampa del Corsera. Molti, da esponenti dei servizi pubblici e privati alla ministra Turco, hanno detto che è inefficace, poiché tutte le terapie che si rispettino si fondano sul consenso dei pazienti. Ed è vero. Ma pochi hanno ricordato che la proposta è un ritorno al passato: alla legge antidroga del ’54 che puniva anche il consumo e, come corollario, obbligava alla “cura” i tossicodipendenti, equiparandoli ai malati di mente, in un’epoca in cui, non a caso, erano ben spalancate le porte dei manicomi. La lotta per la chiusura degli ospedali psichiatrici ha poi svelato come questi non fossero affatto luoghi di terapia, bensì di pura custodia. Una variante, assai più crudele, del carcere, perché senza garanzie di certezza di pena (stavolta è il caso di ricordarla). I manicomi non riapriranno perché finora nessuno ha il coraggio di nominarla, la parola indecente. Ma è parziale consolazione. Il paradigma del soggetto “irresponsabile e pericoloso a sé e agli altri” in quante tale (ieri il matto, oggi il tossico), alla base dell’istituzione manicomiale, è di nuovo un fantasma sociale che aleggia fra noi. La piega che ha preso il dibattito deve esser di monito specie a sinistra sui rischi di caduta anche culturale cui può portare il tema della sicurezza urbana, se agitato solo in termini di law and order. Nei giorni scorsi una lettera promossa da Forum droghe, sottoscritta fra gli altri da Ciotti e Rigoldi, e che anche Giancarlo Caselli ha dichiarato di condividere, è stata inviata a D’Alema: si chiede di affrontare il tema della droga in direzione affatto diversa, con misure di sicurezza sociale, riducendo (e non massimizzando) i danni della clandestinità, sperimentando a tutto campo, compresa la somministrazione controllata di eroina. I firmatari hanno chiesto al presidente del Consiglio un incontro, per discutere a fondo temi così vitali. A tutt’oggi si attende risposta.