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Oggi si discute della possibilità di sperimentare la somministrazione controllata di eroina anche in Italia, come già avviene in Svizzera e Olanda, e come si sta progettando in altri paesi d’Europa. Qualche mese fa, insieme ad alcuni esponenti di forze impegnate sulla politica delle droghe, ho sottoscritto, a nome del CNCA della Lombardia, un appello al presidente D’Alema, perché il governo valuti consapevolmente e pragmaticamente l’ipotesi. Abbiamo aderito all’appello senza pensare che la somministrazione controllata di eroina sia la soluzione alla tossicodipendenza e neppure sia, come a volte si sente dire, una sconfitta: è semplicemente un nuovo tipo di cura, altrove già sperimentata con buoni risultati, uno strumento in più per quei tossicodipendenti spesso abbandonati a se stessi, e che prima o poi incappano nei reati e nel carcere. Dunque anche questo strumento va utilizzato molto laicamente, senza falsi moralismi. Al contrario il dibattito attuale sui media è impregnato di ideologie e vede protagonisti personaggi con responsabilità politiche o con ruoli che li abilitano a parlare in pubblico, che senza nessuna competenza, e a volte nessuna vergogna, fanno affermazioni clamorose e indicano strumenti di intervento assolutamente fasulli e inadeguati. Lo si è visto ultimamente con la cosiddetta emergenza ecstasy: pareva che lo strumento principale per combattere il fenomeno fossero i carabinieri oppure l’intervento degli operatori di comunità, dimenticando che il vero problema è l’assoluta latitanza di politiche giovanili. Discutendo seriamente di somministrazione terapeutica di eroina, ci sono alcune questioni da chiarire. La prima riguarda il target dei soggetti destinatari dell’intervento. Si tratta di scegliere con attenzione le persone che hanno una vera necessità di questa ulteriore risorsa, poiché attualmente molti tossicodipendenti traggono reali vantaggi dal metadone, che consente loro di mantenere un buon equilibrio e un lavoro regolare: per questi l’eroina terapeutica non è necessaria. La seconda questione riguarda l’attuale inadeguatezza di una parte significativa dei servizi pubblici, oggi già in crisi per carenza di personale, per mancanza a volte di entusiasmo, di motivazioni, di mezzi. Pensare di appoggiarsi per la sperimentazione ai servizi, così come sono, sarebbe un’operazione assolutamente fallimentare, non solo per le persone in trattamento, ma anche per il successo delle battaglie politiche che ci stanno a cuore. E’ allora necessario costruire un setting dell’intervento per quei servizi pubblici che vorranno partecipare alla sperimentazione, assicurando condizioni di solidità, di risorse, di competenze, che attualmente non esistono in molti servizi della Lombardia e del resto d’Italia. Per ultimo, è utile trarre insegnamento dall’esperienza che abbiamo dei trattamenti con metadone. Molte persone prendono il metadone, ma poi non hanno nient’altro al mondo che li interessi, e rimane un vuoto nella loro vita, prima riempito dall’avventura del procurarsi l’eroina. Fondamentale è allora che il trattamento con eroina (ma anche quello con metadone) sia accompagnato da un supporto psicologico e un sostegno alla socializzazione: perché le persone possano riscoprire il proprio corpo, il mondo intorno, nuove possibilità lavorative, nuove relazioni umane. Del resto è proprio questa la caratteristica dei programmi con eroina in Svizzera, fortemente integrati con interventi psicosociali, aldilà della distribuzione della sostanza. La sperimentazione della somministrazione controllata di eroina è assolutamente necessaria, ma ancor più necessario è che questa avvenga con tutte le risorse e le garanzie utili perché sia efficace. Per costruire davvero un’offerta di vita migliore per tanti tossicodipendenti che adesso sono buttati in galera o sulle nostre piazze, a consumare alcol o altre sostanze in aggiunta al metadone che magari già assumono.